martedì,24 Giugno 2025

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L’AVVOCATO TECNOLOGICO

La professione legale ha subito negli ultimi anni profondi cambiamenti dal punto di vista della gestione dello studio legale, del sistema giustizia e della realtà quotidiana sia delle persone fisiche che delle aziende nonché della PA; soggetti con cui gli avvocati si relazionano quotidianamente. Oggi la velocità con cui la tecnologia informatica entra nella realtà di ogni giorno rende sempre più faticoso l’aggiornamento professionale influenzandone aspetti sia in senso positivo che negativo. Nella gestione dello Studio legale le modalità di ricerca e di consultazione hanno completamene modificato le modalità di lavoro dell’avvocato associato alla sua conoscenza giuridica. Con le riviste cartacee ogni avvocato effettuava la ricerca in maniera più sistematica con la lettura di diversi libri cercando materiale necessario per la ricerca della soluzione della pratica in corso memorizzando anche novità giurisprudenziali e dottrinari di casi non trattati in quel momento ma utile nella sua vita professionale. Oggi con le banche dati la ricerca diventa più veloce e soprattutto mirata al caso concreto; ricerca effettuata mediante l’utilizzo di poche parole chiavi che rimandano ai soli contenuti in cui le parole ricercate sono presenti. Tale tipo di ricerca riduce molto i tempi ma dematerializza quello che è la conoscenza nonché la qualità della comprensione del sapere giuridico che caratterizzava l’avvocato ‘analogico’. Ci si trova di fronte ad una conoscenza più mirata e veloce concentrata a specifiche conoscenze a discapito di un “sapere” più generale. In questo si ritrova il primo profondo cambiamento dell’avvocato moderno che ha letteralmente scalzato quello del passato. Il cambiamento così descritto è stato favorito anche dall’uso sempre più frenetico di cellulari, tablet e computer di ogni tipo. Questi strumenti permettono l’archiviazione e la consultazione di una quantità di dati prima impensabile, e per i quali occorrevano archivi immensi, con persone che sapessero muoversi e “ricercare”, tra tonnellate di carta ed acari, oggi non più necessari. Alla tecnologia si sono affiancati altri aspetti da non sottovalutare come le modalità del trattamento dei dati personali e la loro archiviazione che, comporta, la necessità di rispettare nuove leggi specifiche sulla sicurezza e sulla tutela dei dati personali che vengono trattati. Al passo con la nuova tecnologia e quindi nel passaggio dall’analogico al digitale i nuovi avvocati spendono ed investono gran parte del loro tempo per aggiornarsi e adeguarsi alle nuove discipline che l’introduzione delle nuove tecnologie digitali impone. Nelle comunicazioni e con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia risulta oramai irrinunciabile la PEC e la Firma Digitale oramai baluardi di comunicazioni sempre più veloci che, se permettono di risparmiare tempo e costi per le notifiche andando di persona in cancelleria o dall’Ufficiale giudiziario o alla posta dall’altra aumentano e cambiano il modo di lavorare all’interno dello Studio. Se si perde la possibilità con la smaterializzazione e l’introduzione da tempo dell’udienza figurata che ha costruito in poco anni il “Tribunale” del domani, l’occasione di socializzare nelle lunghe file nei corridoi dei Tribunali, dall’altra si velocizza il lavoro. Difatti se in studio la preparazione dei documenti informatici e degli allegati per il deposito, comporta molto tempo e la necessaria presenza dell’avvocato, ai fini non solo della scrittura degli atti ma anche del deposito con l’uso dei certificati di firma e delle pec non si può non apprezzare la possibilità di lavorare ovunque ci si trovi, stando in studio, soprattutto quando le cause sono incardinate davanti a Tribunali lontani. Per chi si aggiorna e conosce tutti gli strumenti non nuovi ad una professione sempre più in crescita i miglioramenti sono maggiori dei nuovi problemi che questa pone con la sua informatizzazione. Purtroppo i cambiamenti della tecnologia informatica molto spesso non vanno di pari passo con le novità tecnologiche e l’avvocato medio soffre ancora di questa discrasia, che nel futuro è destinata però a scomparire, creando una sorta di selezione naturale tra professionisti che si adeguano e si trasformano, riuscendo a salvare i principi fondanti della professione, diritto alla difesa, riservatezza; chi non ce la farà o non vorrà farlo, inevitabilmente non potrà continuare ad esercitare utilmente la professione forense. Nelle ultime novità legislative merita un accenno quella che prevede che il compenso dell’avvocato sia aumentato del 30% quando gli atti depositati telematicamente siano redatti con tecniche informatiche idonee ad agevolarne la consultazione o la fruizione e, in particolare, quando esse consentano la ricerca testuale all’interno dell’atto e dei documenti allegati, nonché la navigazione all’interno dell’atto (collegamenti iper-testuali). L’intento con la norma è stato quello non solo di incentivare il lavoro dell’avvocato ma anche di rendere fruibile la consultazione dei magistrati rendendola più snella e veloce. L’utilizzo della tecnologia ha graduatamente con l’introduzione del processo telematico sotto le molteplici forme civile, tributario, amministrativo, contabile e infine penale, portato all’abbandono della carta oramai ultimo baluardo di un tempo passato.
Chi deve depositare un atto telematicamente, deve conoscere le modalità tecniche per farlo, e con queste anche le nuove regole procedurali che sempre più contengono indicazioni tecniche ed informatiche da seguire per la validità dell’attività svolta dal difensore. Forme degli atti e contenuti degli stessi in continua evoluzione. Tutto ciò presuppone anche minime conoscenze di terminologia tecnica che facilitino lo svolgimento della professione. Si lascia il passo alla scelta di tecnologie sempre più veloci a sistemi di archiviazione e software gestionali che aiutano sempre di più l’attività dell’avvocato e la presenza di documenti cartacei diviene sempre meno una necessità. “Il luogo dove vengono conservati i documenti informatici ed i fascicoli relativi, non è più la stanza archivio, ma il supporto informatico digitale, o la cosiddetta “nuvola”, ponendo nuovi e complessi problemi di sicurezza e conservazione, ma al contempo permettendo un grande risparmio di spazio e di tempo per la loro successiva ed eventuale ricerca”. Il programma gestionale dello Studio diventa ogni giorno una necessità irrinunciabile correlata alla necessità di memorizzare password e profili di autorizzazione e di accesso ai vari settori e agli archivi; attività che per i nostalgici della “carta” per mettono consultazioni e gestioni sicure dei dati e dei documenti. Gli avvocati hanno modificato anche le modalità di gestione delle udienze in presenza; gestite oramai con un tablet o un cellulare di ultima generazione che permette collegamenti internet e quindi accesso all’archivio di studio e ai fascicoli d’ufficio, in qualunque momento, e permette anche di creare seduta stante documenti firmandoli con nuove tecnologie, come la firma remota. Con le nuove tecnologie anche il rapporto con le persone fisiche, le aziende e le Pubbliche Amministrazioni è profondamente cambiato. L’avvocato ogni giorno è chiamato a confrontarsi su nuove tematiche e ad esprime pareri e soluzioni; attività che comporta inevitabilmente la conoscenza dell’ambiente che lo circonda. Se la gestione di un’azienda o una Pubblica Amministrazione è incentrata sulla tecnologia informatica è logica conseguenza che anche i rapporti giuridici tra le parti sono incentrati su questa. Alle norme giuridiche sostanziali con cui si disciplina la realtà analogica, si stanno affiancando se non sostituendo quelle che regolamentano rapporti giuridici telematici. Si sente quindi l’esigenza soprattutto per i giovani Avvocati l’esigenza di conoscere non solo il diritto processuale sostanziale ma anche e soprattutto le novità tecnologiche che disciplinano rapporti e negozi giuridici per esempio i contratti on-line, i reati consumati sul web, ma anche le nuove norme per partecipare agli appalti pubblici mediante l’invio di documenti informatici e così via. Dalla semplice dicitura di “ negozio giuridico” si è passati all’abbonamento del quotidiano telematico, o al più complesso contratto di compravendita di un bene anche di valore sulla rete o al pagamento di cartelle, tasse, bollette, o anche all’invio di pagamenti fatti sistematicamente e soltanto via web. Cambiano i rapporti tra le parti cambia il vecchio concetto di Tribunale oramai inteso come “ Tribunale Telematico”. Cambiano gli strumenti che condizionano i rapporti tra le parti ciò che non cambia è il concetto di tutela. Se è vero che l’avvocato deve stare al passo con i tempi ciò che non deve essere perso di vista è la consapevolezza del valore della professione collegata alla realtà. La lenta o veloce metamorfosi dell’avvocato riguarderà il concetto di lavoro collegato all’ambiente in cui l’avvocato lavorerà; la professione verrà esercitata da professionisti sempre più tecnologizzati che forniranno un servizio di altissima qualità, personalizzato e su misura. Dal punto di vista culturale la conoscenza sarà più settoriale e specializzata; dal punto di vista della qualità della vita coloro che sapranno ottimizzare e padroneggiare gli strumenti informatici amplieranno la propria professione sia dal punto di vista del prestigio che della sua autorevolezza. Di sicuro la moderna tecnologia comporterà lo sfoltimento del numero dei professionisti legali, con il ritorno ad una tranquillità oggi persa1. Se gli aspetti sino ad ora analizzare possono rappresentare la fine di un complesso cambiamento della professione negli ultimi anni si parla in maniera sempre più significativa di Intelligenza Artificiale (da ora AI). Diversi sono stati gli interventi che hanno definito l’AI ricorrendo anche alla definizione riportata nella Carta etica europea che ha definito l’AI come l’“Insieme di metodi scientifici, teorie e tecniche finalizzate a riprodurre mediante le macchine le capacità cognitive degli esseri umani”. Come riporta l’Ordine degli Avvocati di Milano in una propria pubblicazione del Luglio 2021, l’Intelligenza Artificiale (di seguito IA) rappresenta “un settore della scienza informatica che ha lo scopo di emulare l’intelligenza umana in modo che le apparecchiature, hardware o software, in modo congiunto o disgiunto, possano risolvere problemi o svolgere attività tipiche dell’essere umano.”. L’IA può essere dunque definita come lo “sviluppo di sistemi software (spesso anche utilizzati in combinazione con hardware) che, dato un obiettivo complesso, sono in grado di agire nella dimensione fisica o virtuale in modo da percepire l’ambiente che li circonda, acquisire e interpretare dati e formulare decisioni basate sull’evidenza raccolta al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato”. Tale definizione, come riporta la già citata pubblicazione dell’Ordine di Milano, è stata fornita dal gruppo di esperti nominati dal Ministero dello Sviluppo Economico per elaborare le Proposte per una Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale, che è stata adottata nel novembre 2021 con il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024, che ha delineato le politiche da implementare nel triennio di riferimento per potenziare il sistema IA in Italia, attraverso creazione e potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni dell’IA.2
Il concetto di AI è sicuramente un concetto ampio e complicato capace di interessare tanti ambiti in virtù della sua funzione: sostituire l’attività umana. In prima analisi l’utilizzo di tale di tale tecnologia riguarderebbe la redazione e l’analisi di documenti; la ricerca sistematica di norme e pronunce all’interno di ampi database; l’amministrazione dello studio declinabile come gestione del personale, gestione conservativa e/o trasmissione di atti e documenti; l’amministrazione/gestione dei rapporti con i clienti; l’utilizzo di ChatBot (cioè di sistemi diretti a simulare conversazioni umane (scritte o parlate); l’automazione della traduzione di documenti legali che offre l’ulteriore vantaggio di contribuire ad abbattere le barriere linguistiche. Le prime sperimentazioni si sono avute negli Stati Uniti ove l’assistenza difensiva viene garantita tramite dei portali di giustizia telematica, nei quali l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale si sta avviando ad essere la modalità principale di gestione della giustizia arbitrale e delle procedure di mediazione e di gestione alternativa delle controversie. Da tempo l’utilizzo dell’AI ha innescato una serie di problematiche ancora non risolte inerenti il trattamento dei dati e i possibili errori da parte dell’avvocato; errori sempre più frequenti e legati proprio all’avvento delle nuove tecnologie. Attualmente diversi sono stati gli Osservatori di analisi per comprendere l’effettivo impatto dell’AI sull’attività legale. Di sicuro l’intelligenza Artificiale può essere utilizzata ed utile per sbrigare le mansioni più ripetitive della professione forense, come la ricerca delle leggi, lo studio della giurisprudenza e l’estrazione delle prove pertinenti. Attività che possono essere automatizzate. La presenza sempre maggiore delle nuove tecnologie e il loro sviluppo ha costretto infatti il mondo del diritto a confrontarsi con tale fenomeno, e far fronte alle questioni che progressivamente emergono con il diffondersi sempre maggiore delle nuove tecnologie. L’Intelligenza artificiale, tuttavia, rappresenta anche uno strumento per i professionisti nel settore legale per lo svolgimento delle proprie attività. In quest’ottica, l’IA rappresenta ormai uno dei temi centrali nell’attuale dibattito sul futuro delle professioni legali, a partire dal suo effetto sulle modalità di svolgimento dell’attività, anche in seguito all’accelerazione che il suo utilizzo ha avuto con la pandemia. Le applicazioni dell’IA nell’ambito delle professioni legali sono molteplici. Emblematica, in tal senso, è la ricostruzione fatta dalla European Lawyers Foundation (ELF) nel suo documento “Guide on the use of Artificial Intelligence-based tools by lawyers and law firms in the EU”. La Guida, pubblicata nel marzo 2022, è stata peraltro co-finanziata nell’ambito del Programma Giustizia della Commissione europea.2 L’elemento da capire è se l’ intelligenza Artificiale possa sostituire integralmente la figura dell’avvocato; punto dolente se si pensa che tale utilizzo si scontra con alcune disposizioni costituzionali: art. 102 Cost. (l’esercizio della funzione giurisdizionale è affidato a magistrati istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario), art. 101, comma 1 Cost. (i giudici sono soggetti soltanto alla legge, e, dunque, il giudice non può essere vincolato dall’esito di procedure algoritmiche che si sostanziano in automatismi applicativi), art. 25 Cost (diritto al giudice naturale precostituito per legge- si intende il giudice-persona). Pensare di poter sostituire un giudice o un difensore con un robot è ancora impensabile nel nostro ordinamento, soprattutto quello costituzionale non pronto a questo tipo di evoluzione (3). Si potrebbe pensare ad un “avvocato robot” in materie tecniche e settoriali (pensiamo al diritto contabile, successorio, tributario, finanziario, etc.), ma il discorso si complica se andiamo a toccare delle materie molto delicate: prima fra tutte, il diritto penale. A questo si aggiunge il rapporto fiduciario che si instaura tra il cliente e l’avvocato anche nella trattazione di molte altre materie delicate come il Diritto di Famiglia3. Dall’analisi e dall’andamento della professione emerge un quadro comunque di preoccupazione da parte degli Avvocati e da parte del Legislatore verso il possibile sfruttamento delle nuove possibilità offerte dall’IA soprattutto quando ci si rapporto all’Europa2. Gli avvocati sono i professionisti che temono di più l’esistenza di piattaforme che erogano servizi standardizzati (40%) e che hanno paure di non avere le risorse necessarie per investire in tecnologie evolute (20%).
Ritorna però sempre la inadeguatezza a gestire il capitale umano, visto che il 23% teme di non reperire competenze e personale per supportare il percorso di crescita, sia la gestione del passaggio generazionale. Nel complesso, le professioni giuridico economiche sono fiduciose circa il futuro nel 42% dei casi. soprattutto per le nuove opportunità di sviluppo (22%); mentre il 39% teme un aumento dei carichi di lavoro e una visione non adatta ai tempi. Interessanti le risposte alla domanda su quali siano stati i cambiamenti più impattanti negli ultimi dieci anni: sicuramente la dematerializzazione dei documenti, poi lo smart working, poi la introduzione di tecnologie evolute, per promuovere efficienza e relazione con i clienti, alleanze e collaborazioni, empowerment del personale. Ma, drammaticamente, per ben il 32% dei professionisti nessun progetto significativo ha segnato questa epoca. È interessante soffermarsi a questo punto sulle ragioni per cui il 42% si dichiara fiducioso sul futuro e individuare le keywords: sviluppo, solidità tramite la collaborazione, nuove tecnologie di supporto, crescita cultura e consapevolezza, competenze ibride. Per abbracciare l’innovazione, è già un programma concreto4.

 

Bibliogafia
1. Fonte: https://www.agendadigitale.eu/documenti/la-metamorfosi-digitale-dellavvocato/
2. Fonte: https://www.altalex.com/documents/news/2022/09/07/intelligenza-artificiale-nuova-frontiera-professioni-legali#p4
3. Fonte: https://www.iusinitinere.it/intelligenza-artificiale-e-professione-forense-potenziamento-o-lesione-del-diritto-di-difesa-ex-art-24-cost-44814
4. Fonte: https://www.altalex.com/documents/news/2023/07/17/innovazione-non-seduce-avvocati

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