Eletto dagli ebrei a simbolo di perfezione, e non a caso definito come “il frutto dell’albero più bello”, il cedro è noto per il suo uso in cucina ma anche nella cosmesi, per le sue proprietà antiossidanti e per il suo profumo intenso.
Agrume particolarissimo per conformazione e varietà, ha una storia tutta sua da raccontare. Le sue origini affondano nell’Asia sudorientale ma tracce remote sono riscontrabili anche in Europa. Coltivato nell’area mediterranea, in Medio Oriente, India e Indonesia, ma anche in Australia, Brasile e negli Usa, il cedro trova la sua affermazione, in Italia, in diverse regioni del Sud Italia. È in Calabria, tuttavia, lungo la famosa Riviera dei Cedri e in particolare a Santa Maria del Cedro, in provincia di Cosenza, che si riscontra la più interessante produzione europea. Il cedro varietà “liscia diamante” di Santa Maria del Cedro è quella più pregiata. Frutto di una tradizione secolare, e perno dell’economia locale, questo agrume assume, nel cosentino, una particolarissima connotazione culturale. Il cedro, in questa terra, è, difatti, punto di unione di civiltà e culture diverse, è il prezioso collante con la tradizione israelita. A inizio agosto diversi rabbini arrivano nel paese calabrese per selezionare e raccogliere di persona i frutti indispensabili per la festa di “Sukkòth” (Festa delle capanne) che si celebra a ottobre e che, per gli ebrei di tutto il mondo, rappresenta l’avvenimento religioso più importante. La festa vuole ricordare la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. La tradizione vuole che sia stato Dio, durante l’esodo del popolo ebraico verso la Terra Promessa, a indicare a Mosè il cedro come una delle quattro piante da usare per la festa durante la quale vengono costruite, all’aperto, capanne con dimensioni specifiche e con particolari materiali che diano la sensazione dell’unione con il cielo e con le stelle. La presenza del cedro in questi rituali ha una forte connotazione simbolica. Nel lulàv, per esempio, ossia nel fascio composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro, rappresenterebbe l’élite del popolo ebraico, l’uomo ben operante in coerenza con la Toràh.
Se massiccio e costante è, da sempre, l’utilizzo fatto dalla popolazione ebraica per motivi religiosi, ugualmente importante è la trasformazione del cedro nelle aziende locali della costa tirrenica per la produzione di frutta candita, per quella di liquori, estratti, crema, confetture, yogurt, dolci, gelati e sorbetti. Ingrediente principe della pastiera, è utilizzato anche per riempire panettoni o altri dolci. Con l’estratto si produce una bibita rinfrescante e la granita, mentre la confettura che si ottiene dalla polpa si può gustare con arrosti di maiale e vitello, formaggi freschi, crostate, gelati.
Noto da tempo immemore per le sue proprietà organolettiche, il cedro si sta ritagliando, attualmente, spazi sempre più rilevanti nella medicina anti-aging e nella ricerca farmacologica. La scorza, particolarmente spessa, carnosa e molto aromatica, è infatti ricca di olio essenziale. Un toccasana per la salute e per la pelle, insomma, oltre che un elemento simbolo della spiritualità.
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