La storia del Palazzo baronale di Sturno è strettamente legata alla storia dei Grella che ne è stata proprietaria da sempre. Un esponente di questa famiglia arrivò nel Casale di Sturno presumibilmente a metà del XVII secolo da Sessa Aurunca, come amministratore dei feudatari del momento, i principi Caracciolo di Torella. I Caracciolo erano molto potenti all’epoca ed avevano proprietà molto estese nella zona che necessitavano di amministratori capaci e fidati, requisiti posseduti dal notaio Giuseppe Grella che fu il primo ad arrivare e fu il capostipite di questa famiglia che, si può dire, scrisse la storia del paese.
In quell’epoca non vi era paese vero e proprio, in quanto Sturno era un Casale di Frigento, ovvero un agglomerato di case rientrante nel territorio del vicino paese ben più sviluppato e sede accertata di una diocesi già dall’XI secolo. I Casali erano otto ma i principali, per la verità, erano quattro: Casale dei Greci o Casale dello Sturno, Casale dell’Angelo o della Vecchia, Casale Barone o degli Stanchi, Casale delli Grella o della Grella. Questo, infatti, era inizialmente il cognome della famiglia, poi passato a Grelle ed infine a Grella, ed il Casale era situato nella zona attigua alla attuale chiesa di San Domenico. I Grella iniziarono ad occupare un edificio non molto grande, ma che sarà il primo nucleo del palazzo. Infatti, con l’aumentare del prestigio sociale e della ricchezza materiale, acquisivano edifici confinanti e li collegavano al precedente o acquistavano terreni adiacenti e vi costruivano altri vani, configurando la zona come un vero e proprio quartiere di lignaggio.
Molti esponenti della famiglia furono noti professionisti, come notai, avvocati, medici, o anche prelati, e fecero parte della vita amministrativa della comunità, svolgendo il ruolo di decurioni o sindaci. Nel 1714 ottennero la cosiddetta indipendenza religiosa, con l’erezione, di fronte a casa loro, della prima parrocchia autonoma da Frigento, dedicata ai santi Domenico (poi divenuto patrono) e Francesco. Ma fu ai primi anni dell’Ottocento, durante il decennio francese, che risale il massimo splendore della famiglia Grella. Furono così influenti da riuscire ad ottenere nel 1806 una seconda parrocchia, con la Chiesa Badiale di San Michele (poi proclamato protettore), godendo anche del diritto di giuspatronato, ovvero di nomina del parroco. Furono anche autorizzati alla costruzione di un altare dedicato a San Pantaleone, con annessa sepoltura gentilizia. Infine, pur possedendo in Frigento un importante palazzo – attuale Palazzo Calò in via San Giovanni – con tanto di stemma sul portale, (un grillo su un trimonte), si adoperarono affinché il Casale di Sturno si staccasse da Frigento e divenisse comune autonomo, cosa che avvenne nel 1809.
E con l’evoluzione della famiglia Grella continuarono così le evoluzioni anche del Palazzo, modificato ripetutamente secondo le possibilità ed i nuovi gusti del tempo. Fu unificata la facciata di quelle che erano ormai più costruzioni adiacenti l’una all’altra, dando un’importanza notevole all’edificio, pur non sfuggendo all’occhio attento la caratteristica dei collegamenti, anche a livelli differenti sul piano stradale, tra i vari fabbricati. Restaurato di recente, attualmente si presenta con una facciata in stile neoclassico di colore rosso, con un balcone artistico dalla balaustra in pietra che si appoggia su due colonne. Le pregevoli parti in pietra sono, nella fattispecie, in breccia irpina, prestigioso materiale che adesso, opportunamente ripulito con la tecnica della sabbiatura, si mostra in tutto il suo splendore.
I suoi saloni, un tempo utilizzati solo dai proprietari, per decisione della famiglia, ora sono anche adibiti ad eventi pubblici e a ricevimenti, e si possono affittare per matrimoni o altri eventi. Sono in stile neoclassico, illuminati da grandi lampadari, ed abbelliti con affreschi e specchiere dorate. Molto bello e suggestivo è anche il cortile interno, con un bel pozzo al centro, e utilizzato per eventi musicali ma soprattutto d’estate. Presenta due deliziose loggette al primo piano che si affacciano su di esso. Di grande effetto sono anche le antiche cucine in muratura, seppure in una zona non visitabile e non accessibile al pubblico.
Di fronte, a completare la scenografia, un bellissimo giardino all’inglese, in forma di esedra, separato dal palazzo da una strada. Si presenta leggermente ridotto rispetto al passato, a causa degli espropri effettuati dalle amministrazioni, al fine di consentire lo sviluppo del paese, ma ha tenuto intatto il suo fascino e la sua bellezza. Esso contiene, oltre ad una bellissima vasca, un tempo popolata di pesci rossi, altre meraviglie di natura botanica, come una grande ed imponente sequoia situata proprio vicino all’ingresso – piantata probabilmente intorno al 1850 e proveniente dalla Sicilia – ed altre piante secolari, (tassi, palme, ippocastani) oltre a fiori rari ed esotici di tutti i tipi. Non manca la fauna, in particolare i volatili, con cornacchie, gazze, picchi, merli e civette. Addirittura nei decenni scorsi vi venivano avvistate anche delle volpi.
Ottima l’idea della famiglia Grella che, pur vivendo a Napoli, ha deciso di intraprendere questa attività ed aprire al pubblico la sua storica dimora, così da renderla nota e fruibile, avvalendosi di collaboratori locali. Gli esponenti, infatti, sono noti e stimati professionisti nel campo medico e non avrebbero potuto occuparsene direttamente.
Plaudiamo, pertanto, a questa bella iniziativa che consente ancora una volta di poter apprezzare i tesori dell’Irpinia, siano essi naturalistici, paesaggistici, architettonici, artistici o enogastronomici, che tengono alto il prestigio dei nostri territori e che li rendono sempre più famosi in Italia e nel mondo.
Un doveroso ringraziamento va fatto, da chi scrive, all’amico prof. Michele Sisto, studioso e storico locale con molti testi al suo attivo, per le innumerevoli e preziose notizie fornite per la redazione dell’articolo.