Piccole sfere di un bel rosso brillante, più o meno acceso, spiccano copiose dagli alberi da frutto di tutta la provincia. È il tempo delle ciliegie, vere e proprie prelibatezze donate da Madre Natura. C’è chi ne va letteralmente matto, chi ci prepara marmellate, chi le porta in dono a parenti e amici dopo averle colte dai ciliegi disseminati nel proprio frutteto o giardino. C’è chi le vende ai mercati, dando un vivace tocco di colore alla propria bancarella, chi le gusta in ogni momento della giornata, chi ricorda come quando da bambina, prima di mandarle giù, le appendeva agli orecchi a mo’ di preziosi e sgargianti monili.
Frutta saporita e vezzo giocoso che sia, la ciliegia resta la regina dell’estate. È da sempre così, per tutte le varietà irpine. C’è la “Maiatica di Taurasi”, la “Melella” e la “San Pasquale” dell’Arianese, tutte e tre riconosciute come PAT, ossia Prodotto Alimentare Tradizionale della Regione Campania. Altre ancora sono però le varietà di queste primizie rosse irpine: la “palermitana”, tipica del territorio di Montoro, la varietà “del monte”, tipica del Vallo di Lauro e del Baianese, la varietà “tenta”, invece diffusa nel Serinese; ci sono poi l’ “imperiale” e la “gambacorta”, diffuse nella Valle Caudina, e le tipologie “pagliaccio” e “signora”.
Tipica della valle dell’Agro Taurasino, la “Maiatica di Taurasi” presenta «frutti di grandezza media, dalla buccia di colore rosso più intenso alla base e dal lato esposto al sole, caratterizzato da una polpa, morbida e molto succosa». È quanto riporta il sito dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania che descrive anche le altre due varietà principali dell’Avellinese: «La “Melella” diffusa nell’Arianese è molto particolare poiché è bianca, ha una polpa soda e molto compatta e viene utilizzata principalmente per la solforazione. Nella zona di Ariano è diffusa anche la ciliegia “San Pasquale” che prende il nome dalla festività di San Pasquale, che cade il 17 maggio, perché matura intorno a quella data: è di media grandezza e di colore rosso e solitamente viene consumata fresca». I taurasini, soprattutto, ricorderanno che la produzione della “Maiatica” è sempre stata di tipo familiare, non industriale. Caratteristico il colore della buccia, di un rosso intenso e carico nella parte esterna esposta al sole, chiaro e quasi bianco nella parte meno esposta ai raggi solari. La polpa è succosa, biancastra. La sua è una produzione che dura ormai da oltre 25 anni, come dimostrano le mappature dei prodotti tipici e tradizionali della Campania.
In generale, questo frutto dell’estate, bello e saporito, che contiene buone quantità di fibre, potassio, calcio, fosforo e vitamine A e C, si presta bene per la preparazione di torte, confetture, sciroppi, succhi, canditi, sorbetti e liquori. Non solo frutta da pasto, dunque, ma anche ingrediente regina del mondo della pasticceria. Non è esagerato così dire che questa primizia rossa, caratterizzata da una grande varietà in Irpinia, è il trionfo dei palati che amano il gusto dolce ma mai stucchevole, come i cioccolatini cosiddetti “nudi” e i “boeri”, ossia le prelibatezze al cacao ripiene di una ciliegia intera e di liquore, solitamente, di visciola, o maraschino, kirsch o cherry brandy.