sabato,27 Luglio 2024

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ROBERTO D’AGNESE “VI RACCONTO LA MIA IDEA DI IRPINIA”

Potrebbe essere considerato il ‘re’ degli eventi irpini, che per la maggior parte portano la sua firma. Roberto D’Agnese è l’anima delle tradizioni popolari irpine e a capo della Scuola di Tarantella di Montemarano, impegnato nella diffusione della cultura popolare.

Di recente nominato referente per la Campania del Centro Coordinamento Maschere Italiane, è da tempo impegnato nella mappatura mondiale dei Carnevali. Mille idee e mille progetti per Roberto D’Agnese, che a XD Magazine racconta la sua idea di Irpinia.

Partiamo da Omast e dall’esperienza nell’organizzazione di eventi e nella consulenza alle Pro loco.

«Vivo l’organizzazione di eventi come una missione. Un evento non è una festa fine a se stessa ma diventa un momento di aggregazione sociale, di orgoglio per il paese che ospita l’evento. L’obiettivo è riattivare quella comunità; vedere prodotti sconosciuti diventare presidio Slow Food, con la relativa produzione che aumenta, comunità locali che ritrovano nuovo slancio, non ha prezzo, è una soddisfazione enorme».

Come viene accolta la riscoperta delle tradizioni dalle varie comunità?

«Normalmente quando preparo un evento cerco di pianificare sempre uno o più incontri con le associazioni locali, mi piace capire cosa accade e cosa accadeva in quella comunità. Mi piace individuare il format giusto per quella specifica realtà e quando vedi i giovani che cominciano a partecipare, capisci di essere sulla strada giusta per riaccendere gioia, entusiasmo, orgoglio in quella comunità. Quando si crea tutto questo, si stimolano l’orgoglio e l’appartenenza, si dà vita a qualcosa di bello, inevitabilmente, poi, c’è una ricaduta in termini di successo, partecipazione, visitatori, attrattività. Dunque, c’è sempre una risposta positiva».

Cosa hanno raccontato le tradizioni popolari in questi anni ai visitatori e in generale agli irpini?

«Quello che ho visto è realmente una riscoperta dell’orgoglio dell’appartenenza. La tradizione popolare un tempo era vista come espressione contadina, nell’accezione negativa del termine. Grazie alla sapiente regia di Eugenio Bennato, di Antonio Infantino e tanti altri, c’è stata una sorta di riscoperta della musica popolare e di conseguenza delle tradizioni popolari. Le iniziative realizzate sul territorio hanno fatto comprendere, finalmente, che la tradizione popolare non è qualcosa di banale ma un prezioso scrigno contenente cultura e sviluppo. Posso dire che c’è stata, quindi, una riscoperta della cultura popolare».

Qual è la tua idea di Irpinia?

«Credo in un’Irpinia unita e solidale, che sappia puntare sulle tradizioni popolari per renderle un volano di sviluppo, come è accaduto con la Notte della Taranta o il Calcio Storico Fiorentino e ancora, il Palio di Siena. Un’Irpinia che sappia parlare di cultura popolare ai giovani, adeguandosi al loro linguaggio, senza paura dell’aggiornamento necessario delle tradizioni. Dunque, un’Irpinia che sappia coniugare tradizione e modernità, che sappia puntare sulle nuove generazioni, che abbia finalmente amministrazioni lungimiranti, che non conoscano come unico orizzonte temporale della loro azione amministrativa le prossime elezioni»

Manca soltanto una visione strategica in Irpinia da parte di molti amministratori o ci sono anche altre carenze che impediscono lo sviluppo?

«La mancanza di visione pesa molto. La visione è la prima cosa perché se non hai un obiettivo, non capisci nemmeno come arrivare a realizzare un progetto. Se si vuole fare turismo, i primi punti all’ordine del giorno sono aggiustare le strade e attivare una buona comunicazione. Se si ha chiaro l’obiettivo da raggiungere, si riescono a programmare anche le azioni da intraprendere».

Quali sono le strategie di marketing più efficaci, secondo la tua esperienza, per promuovere il turismo in Irpinia?

«Sicuramente andrebbe prima di tutto calendarizzata tutta l’attività legata agli eventi e poi andrebbe individuato il target di riferimento per ogni evento. Non dovrebbe esserci improvvisazione né nell’organizzazione né nella comunicazione».

La tua Irpinia del futuro, come la immagini?

«La immagino sicuramente molto legata al turismo e all’industria della lavorazione dei nostri prodotti tipici, perché questi ultimi possono creare indotto e sviluppo per le comunità».

Pregi e difetti dell’Irpinia e degli irpini.

«Il pregio più grande è sicuramente la forza di volontà, che riscontro in molti giovani irpini. Il difetto, ancora una volta, la mancanza di visione della politica locale».  

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