domenica,13 Ottobre 2024

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ARIANO, UNA CITTA’ MUSEO

In questo campo, Ariano Irpino vanta un bel primato con la presenza di ben sei musei. Si tratta del Museo Civico e della ceramica, di quello Archeologico, del Museo Diocesano, del Museo degli Argenti, di quello dedicato a “suor Giuseppina Arcucci”, e del più recente Museo della civiltà normanna. Del primo e dell’ultimo ce ne siamo già occupati dettagliatamente sulle pagine di questa rivista, anche se in questo numero vogliamo ripercorrerli tutti, augurandoci di fare cosa gradita, proprio per evidenziare la grande potenzialità culturale di questa cittadina irpina. Il Museo Civico e della ceramica nasce nel 1991 come Museo civico per ricordare e tramandare le tradizioni e la cultura locale. Affidato alla consulenza del Prof. Elio Galasso, direttore del Museo del Sannio, esponeva solo alcuni pezzi della famosa ceramica locale, provenienti perlopiù da donazioni private. L’anno seguente la struttura fu dotata di un regolamento e furono istituite diverse sezioni, mentre la direzione fu affidata al Prof. Ottaviano D’Antuono che vi sarebbe restato fino al 2013.
Ma data l’antichissima tradizione locale, numerose furono le donazioni di privati cittadini che, col tempo, hanno consentito al Museo di arricchirsi sempre più di manufatti in ceramica e di caratterizzarsi come vero e proprio “Museo della Ceramica”. Anche la nascita delle Associazioni “Amici del Museo” e “Circoli Culturali” è stata determinante per lo sviluppo del museo stesso, consentendo l’acquisto di importanti pezzi da privati o sul mercato antiquario, e sottraendoli così a sicura dispersione. Attualmente nella struttura sono esposti oltre 250 pezzi e una notevole quantità di frammenti che provengono anche da ritrovamenti casuali lungo le antiche mura della città. I pezzi custoditi al suo interno coprono un arco temporale di ben sette secoli, partendo dal XII-XIII secolo fino al XIX. Il museo conserva anche libri provenienti da conventi locali soppressi nell’800, grazie all’interessamento di Pasquale Stanislao Mancini, giureconsulto e uomo politico, deputato eletto nel 1861 nel Collegio di Ariano. Conserva anche il Fondo “Pasquale Ciccone”, meritevole cittadino arianese purtroppo scomparso, che tanto si adoperò per il museo e che volle lasciare ad esso anche la sua biblioteca.
Il Museo archeologico, invece, raccoglie tutta una serie di reperti e di testimonianze a partire dall’Età del bronzo (XIII – X secolo a. C.), venuti alla luce in maniera occasionale ma anche durante gli scavi sistematici effettuati nell’insediamento preistorico della Starza e del periodo sannitico, romano e medievale del sito di Aequum Tuticum. Quest’ultimo è il nome antico della località su cui sorse il primo insediamento sannitico della zona, ora situato nell’attuale contrada Sant’Eleuterio, mentre la Starza è una località situata all’incontro dei fiumi Miscano, Starza e Cupido, sede addirittura di un antichissimo insediamento neolitico. Vi sono ceramiche ed arnesi di selce, oggetti in bronzo, coppe, brocche, fibule d’argento importate dall’Etruria, una collana di ambra. Molto interessanti sono dei corredi ritrovati nelle tombe a tumulo di un insediamento sannitico di Casalbore (AV). Ritroviamo anche dei cippi relativi alla viabilità. Messi tutti insieme, hanno trovato degna collocazione nel bel palazzo dei baroni Anzani, in via Donato Anzani, da cui si gode anche una superba vista sulla vallata sottostante.
Il Museo Diocesano raccoglie, invece, una quantità notevole di opere d’arte situate un tempo in chiese o cappelle danneggiate dal sisma del 1962 e da quello del 1980, ora inagibili o abbattute. L’idea di costituire un museo di questo genere venne a monsignor Minelli, nel 1981, anche perché si rendeva necessario trovare degna collocazione alle tante opere d’arte senza più dimora. Magistralmente sono state raccolte ed esposte tutte insieme in questo suggestivo museo, ricavato nella ex chiesa dell’Annunziata – detta anche di santa Lucia – in cui vi sono tele del ‘600 e del ‘700 di produzione meridionale, statue sacre in legno o gesso, altari in marmo e pietre dure, preziosi paramenti sacri, targhe, bassorilievi, sculture, stemmi e quant’altro ancora poteva esservi in quelle magnifiche chiese di cui, ora, si conserva purtroppo solo il ricordo. L’apertura al pubblico è garantita dalla Cooperativa sociale “Artour” che gestisce la struttura.
Il Museo degli argenti, invece, è situato in un lato del Seminario in cui è raccolto il “Tesoro della Cattedrale”. Vi sono riuniti oggetti d’arte sacra in argento, come reliquiari, pissidi, calici, come il busto seicentesco di Sant’Ottone, patrono della città, il calice di Sant’Elziario, un ostensorio della metà del XV secolo. Insieme alla biblioteca e all’archivio costituiscono il Centro Culturale Diocesano, ideato e progettato dai Vescovi Nicola Agnozzi e Antonio Forte, con il loro vicario generale, il compianto mons. Donato Minelli. Tuttavia, di una tesoreria della cattedrale vi è notizia già da alcuni secoli e si sa che subì danni con il terremoto del 1732, venendo ricostruita pochi anni dopo e subendo ancora nei decenni successivi, altri restauri e migliorie anche in relazione alla qualità e quantità degli oggetti esposti.
Il Museo “Giuseppina Arcucci”, invece, ha sede nell’Istituto delle Suore dello Spirito Santo. Conserva documenti di archivio delle monache benedettine cassinesi di Ariano (1565-1877), volumi della biblioteca, arredi ed oggetti sacri ereditati dalle suore, oggetti e manoscritti di mons. Andrea D’Agostino, Vescovo di Ariano dal 1891 al 1913, nonché tempere ed acquerelli del pittore contemporaneo Ottaviano D’Antuono. Inoltre è visitabile la stanza di Madre Giuseppina Arcucci, da cui prende il nome il museo, che fu la fondatrice di quest’ordine. Nata a Palermo nel 1860 da padre napoletano, e presi i voti nel 1881, giunse ad Ariano nel 1883 dove fondò tre anni dopo l’Istituto delle Suore dello Spirito Santo, per l’educazione e l’istruzione della gioventù femminile e l’assistenza ai poveri. Morì nel 1940 con una fama di santità che dura ancora oggi, e il suo sepolcro è tuttora oggetto di visita da parte dei fedeli che chiedono la sua intercessione per una grazia.
In ultimo, ma non per importanza, ovviamente, citiamo il notevole Museo della Civiltà normanna. Inaugurato il 24 ottobre 2009 all’interno del castello parzialmente restaurato, è allestito e curato dal CESN (Centro Europeo di Studi Normanni), una più che ventennale associazione divenuta un vero e proprio caposaldo della cultura normanna arianese e non solo. I reperti esposti sono stati raccolti tutti da questa associazione – che ne è anche proprietaria – e la parte principale è costituita dalla sezione numismatica. Una notevole raccolta di monete del regno normanno-svevo (una delle più complete in Europa) e un fondo di monete medievali di grande prestigio, che comprende anche il “fondo Zecchino”. Tra i reperti di maggior valore ed interesse storico, il Ducale d’argento e l’Augustale d’oro. Molto bella anche la riproduzione del mantello di Ruggero II d’Altavilla, detto “il Normanno”. Usato per la sua incoronazione a Palermo nella notte di Natale del 1130 e confezionato dalle manifatture reali dell’antica capitale, fu usato anche per l’incoronazione del nipote Federico II. L’originale, ricamato con fili d’oro, smalti e perle, si trova nel museo Kunsthistorisches di Vienna, ma Ariano, sede delle famose Assise tenutesi proprio per volere di quel monarca, ha voluto avere per sé una riproduzione in seta stampata a mano di questo splendido mantello. Il museo presenta anche pergamene, cinquecentine, sigilli, reperti archeologici e materiale didattico molto valido per le scuole. Utilissimi pannelli didattici guidano il visitatore lungo il percorso, illustrando l’intero iter del periodo normanno con una sezione dedicata in particolar modo alla storia di Ariano nel periodo normanno-svevo. Molto interessante risulta anche il plastico della battaglia di Hastings che ripropone lo schieramento iniziale della famosa battaglia che si combatté il 14 ottobre del 1066 tra l’esercito inglese di Aroldo e quello normanno di Guglielmo, duca di Normandia, detto “il Conquistatore”, conclusasi in favore di quest’ultimo che ebbe così aperta la strada per Londra e per il trono d’Inghilterra. Proveniente dalla mostra realizzata a Palazzo Venezia a Roma nel 1994, è stato restaurato con passione e competenza dagli arianesi Raffaele Guardabascio ed Ottaviano D’Antuono. Inoltre, dal luglio del 2012, il Museo della civiltà normanna si è arricchito ancor di più grazie all’acquisizione di una magnifica collezione di armi in asta. Realizzata nel corso di molti anni dal Prof. Mario Troso, noto studioso di armi e strategie militari, nonché autore di molte pubblicazioni in proposito, la collezione si trova ora esposta presso questo museo arianese, in una sala intitolata allo stesso studioso. Consta di circa duecento pezzi ed abbraccia un periodo che va dal VI al XVIII secolo, annoverando al suo interno alabarde, picche, lance, roncole, mezze lune, scuri da guerra e martelli, solo per citarne alcuni. Aperto da martedì a domenica, dopo uno spiacevole iniziale periodo di chiusura, è affidato alla gestione della cooperativa “AdArte” che si occupa anche di tenere aperto il Museo civico e della ceramica durante i fine settimana, quando è a riposo il personale addetto del museo.
Tanti i motivi, quindi, per recarsi ad Ariano Irpino e fare una bella scorpacciata di cultura, visitando tutti i musei cittadini e spaziando tra l’arte, la storia, l’archeologia, il costume e la religiosità. I nostri complimenti vanno ai cittadini arianesi che hanno contribuito alla realizzazione di tutti questi centri di cultura e alle amministrazioni che hanno avuto la sensibilità di promuoverli.

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