Visitare l’antica Capua significa affacciarsi su un’importante pagina di storia dell’Impero Romano. Le sue testimonianze storico-culturali ne fanno uno dei siti campani più apprezzati e visitati. Non a caso, Cicerone la definiva “altera Roma”, l’altra Roma poiché, come quest’ultima, deteneva notevoli poteri economici, politici, culturali e religiosi.
Per secoli capitale della Campania, oggi, fa parte di un circuito archeologico nazionale situato nella città di Santa Maria Capua Vetere. Secondo la tradizione, il nome deriverebbe dal nome del nipote di Enea, Kapys, eroe leggendario che secondo la leggenda sarebbe stato allattato da una cerva dal manto bianco, vissuta per più di mille anni nel santuario di Diana Tifatina, luogo non lontano dall’antico abitato.
Le testimonianze di un primo sviluppo urbano della cittadina risalgono al periodo etrusco, fra il V e il IV secolo a.C. Furono i Romani, tuttavia, a conferire a Capua glorie e splendori, sapendone sviluppare il valore territoriale. Non solo, trassero grandi lezioni di tattica militare dall’imponente cavalleria capuana. Nei manuali di storia, Capua viene ricordata principalmente per due avvenimenti. Il primo è noto come “gli ozi di Annibale” e avvenne durante la seconda guerra punica, fra il 216 e il 211 a.C. Qui, il condottiero cartaginese trovò non solo rifugio militare ma anche una calorosa accoglienza da parte degli abitanti con attrattive, divertimenti e sontuosi banchetti. Il secondo risale al 73 a.C. ed è conosciuto come la rivolta dei gladiatori.
Quest’ultimi, guidati da Spartaco diedero inizio alla terza guerra servile che terminò con la vittoria dell’esercito romano guidato da Crasso e la crocefissione dei ribelli superstiti lungo la strada che collega Capua a Roma.
Del periodo Romano, oltre ai resti della vecchia Capua e al museo archeologico, è possibile visitare l’Anfiteatro Campano e il Mitreo.
L’Anfiteatro, costruito tra il I e il II secolo d.C. è uno fra i più grandi in Italia, secondo solo al Colosseo. La struttura originaria era composta da quattro ordini di spalti composti da ottanta arcate di uguali dimensioni. Di queste, oggi, ne restano ben visibili solo alcune. All’interno, I perimetri concentrici mostrano come fosse organizzata la platea. Vicino all’anfiteatro, si trova il museo dei Gladiatori in cui sono disposte diverse ricostruzioni dei combattimenti gladiatorii e della struttura originaria dell’Anfiteatro, oltre ai resti delle sue decorazioni, iscrizioni e sculture.
Riguardo al Mitreo, si tratta di un luogo di culto dedicato al dio persiano Mitra. Fu costruito tra il II e il III secolo d.C. ed è costituito da una sala principale sotterranea, con pavimentazione in cocciopesto e inserti di marmo, coperta da una volta a botte. Di grande interesse sono gli affreschi decorativi. Il più evidente sulla parete di fondo raffigura Mitra che uccide il toro. Sono rappresentate anche scene religiose, una processione con le fiaccole e i diversi passaggi dell’iniziazione di un adepto. Tutte raffigurazioni fortemente legate alla simbologia del culto di Mitra.
Il declino di Capua avvenne dopo la disfatta di Canne nel 216 a.C. La città, alleatasi con Annibale, in seguito alla sconfitta, perse tutti i privilegi e fu ridotta da Roma al rango di provincia. Successivamente, l’incursione dei Vandali nell’840 d.C., portò la popolazione a trasferirsi nei pressi del Volturno, dove verrà fondata la “nuova Capua”.