“Dum spiro spero” (Finché c’è vita c’è speranza). L’antica massima di Marco Tullio Cicerone è sempre attuale. Anche se un altro autore ignoto dell’antichità asseriva a sua volta che chi si nutre di speranza muore di fame (Spes quae differtur, aggravat animum).
Non si può dare torto nemmeno a chi più prosaicamente, e pragmaticamente, ha stigmatizzato la realtà in una frase lapidaria consegnata ai posteri, e all’eternità.
Ancor più incisiva e netta è la massima cristiana “Spes contra spem” (La speranza contro la speranza) attribuita a Paolo di Tarso. È in sostanza il comportamento di colui che continua a sperare nonostante tutto, e nonostante tutto porti a pensare che non ci sia più speranza. È l’atteggiamento tipico dell’uomo di fede, del cristiano, di chi è chiamato a portare, e ad accettare, la propria croce. Di contro c’è chi come Publio Virgilio Marone sosteneva che “con le preghiere non sperare di cambiare il mondo”.
Di parere diametralmente opposto è invece il Pontefice di Santa Romana Chiesa, Francesco, che da un letto d’ospedale sta dando una straordinaria e concreta lezione di fede e speranza al mondo intero, in modo particolare a quella parte di umanità sfiduciata, quella che ha smesso di sperare. Il papa, al contrario, segue alla lettera la citazione di San Paolo che ha ispirato in larga parte l’editoriale di questo numero pasquale. E la Pasqua, festa ebraica cristiana e ortodossa, che rievoca e celebra il passaggio da una vita vecchia a una nuova altro non è che la consacrazione apicale della speranza in chi è venuto al mondo per sconfiggere la morte e restituire all’uomo fiducia in una società e un mondo migliori.
Sperare appunto, e non disperare. Sperare a dispetto dei profeti di sventura, delle sirene del disfattismo globale. La speranza è da sempre una grande forza che viene in sostegno quando le cose non vanno come vorremmo, e che ci spinge ad andare avanti nonostante le difficoltà contingenti. Sperare allora fa rima con cambiare, perché chi spera non aspetta ma agisce affinché i suoi desideri, le sue legittime aspirazioni diventino realtà.