Di Barbara Ciarcia Luoghi, Territorio 13 novembre 2020 Tufo, capitale del ‘Grecoshire’, è l’epicentro di una inversione di tendenza. Ha poco meno di novecento abitanti e non ha più la scuola primaria. C’è quella dell’infanzia però e da qualche tempo sono venuti al mondo altri quattro bambini. In dono hanno ricevuto dal sindaco, Nunzio Donnarumma, al secondo mandato consiliare, una pergamena di benvenuto. La popolazione è in netto calo, in linea purtroppo col trend irpino, ed è composta in prevalenza da anziani. Altra peculiarità territoriale. Molti sono ultranovantenni: segno che qui si vive bene e a lungo. “Sicuramente si vive molto bene a Tufo – sostiene Donnarumma, il primo cittadino con la passione per l’aviazione. Due famiglie napoletane di recente hanno scelto di trasferirsi da noi. Insomma, Tufo è stata eletta a ‘buen retiro’ da chi rifugge il caos cittadino ed è alla ricerca di tranquillità. I collegamenti viari favorevoli con Benevento e Avellino sono ottimi motivi per risiedere qui. Venite da noi”. Un invito che suona come uno spot promozionale per la patria del Greco docg. E poi c’è la stazione e il treno, quello storico, che ha ripreso a funzionare con due corse giornaliere agevolando così i movimenti e spezzando l’isolamento valligiano. ph. Fabrizio De Marco Eppure i giovani se ne vanno da Tufo. Prendono il volo. Qui resistono soli gli anziani e chi ha avuto la fortuna di trovare un’occupazione solida anche al di fuori delle cantine del Consorzio del Greco di Tufo. Cos’ha di diverso dalle Langhe piemontesi o dal Chianti senese quest’angolo florido e lussureggiante di vigneti della Valle del Sabato, incastonato tra Sannio e Irpinia, dove si coltiva il più antico vitigno autoctono d’Europa? Nulla appunto, se non il gap, e non è poco, della comunicazione delle infrastrutture e di un turismo, eno bio esperienziale sostenibile, che arranca e non decolla mai. “Il Greco è famoso in tutto il mondo ed è poi associato a Tufo – aggiunge sempre Nunzio Donnarumma, ex segretario comunale -, ma nessuno si spinge fin qui a scoprire le rinomate cantine scavate nelle grotte e i filari di vigneti baciati dal sole e curati come giardini. L’enoturismo al momento è solo predicato, ma non praticato”. Le vie del buongusto sono sentieri di guerra. I percorsi enogastronomici si sono rivelati una mera invenzione pubblicitaria, un’operazione di marketing senza riscontro perché a Tufo non ha portato né turisti, né visitatori, né operatori del settore. Nonostante tutto, i produttori della filiera vitivinicola locale non si sono mai persi d’animo e nemmeno hanno perso la speranza di invertire questa anomala tendenza. “Grazie anche al treno storico – incalza Donnarumma – confidiamo in una ripresa dell’economia locale che si basa essenzialmente sul comparto vitivinicolo. E’ la principale fonte di reddito delle famiglie tufesi. Il futuro sta nell’enoturismo e nella capacità di fare rete attorno al frutto che è l’eccellenza del nostro territorio. Per portare qui buyers e turisti bisogna però creare un indotto, formare figure professionali competenti. Ad oggi è mancata proprio la volontà di mettersi in gioco seriamente”. ph. Fabrizio De Marco Bacco ha benedetto queste terre dove poi si è abbattuta la maledizione dello spopolamento. La depressione demografica non ha scalfito il rigoglio economico delle cantine che producono ed esportano nel mondo il nettare degli dei, prodotto di punta del terroir. Il festival del Greco di Tufo, kermesse estiva dedicata alla degustazione del vino locale, è da tempo una vetrina per le aziende della filiera e per un borgo caratteristico come un presepio. Peccato che duri appena qualche giorno. Poi, come spesso avviene da queste parti, calato il sipario si ritorna alla routine del silenzio e della fuga dalla monotonia di una vita lontana dal trambusto dei grandi centri urbani. Tufo si è sviluppata attorno al castello, in parte recuperato, ma non ha sviluppato attrattive alternative al comparto vitivinicolo e all’antico lavoro nelle miniere di zolfo che davano da mangiare alle famiglie della valle. Il parco minerario è un altro progetto ambizioso: l’ennesimo naufragato prima ancora che prendesse il largo. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Vincenza Luciano, Av... Articolo Successivo Montefusco, alla sco...