Di Raffaella Ferri Cultura, Scuola cultura, scuola, vocazione territoriale, xd magazine 9 giugno 2018 “La tecnologia non va sempre di pari passo con il valore etico”, spiega una ragazza del Liceo Amaldi di Novi Ligure dove la Fondazione Rachelina Ambrosini è stata ospite nell’ambito della 17^ Edizione delle Giornate della Solidarietà e della Mondialità. I ragazzi, che in modo originale sono andati ad accogliere il presidente della Fondazione alla Stazione, hanno espresso in un piacevole dibattito tutto il loro entusiasmo e una forte gratitudine per i temi che ogni anno vengono proposti dalla Fondazione di Venticano in un progetto scolastico che coinvolge le scuole di tutta Italia. Se pensiamo ai social e ai tanti followers che vorremmo avere ma che non fanno altro che farci chiudere in noi stessi, in un mondo fatto di rapporti immaginari che non sempre sono positivi, forse ci concentreremmo di più sulla vita vera, fatta di emozioni e di battiti di cuore. La tecnologia non va esclusa dalla nostra vita, bensì tenuta sotto controllo, per far sì che non si sostituisca all’essere umano. È questo il messaggio lanciato da ragazzi e ragazze che vivono un’epoca troppo veloce, ma che grazie anche ad un esempio come quello di Rachelina Ambrosini, la giovane studentessa irpina per la quale è in corso il processo di beatificazione, possono sedersi sul sellino e pedalare, con i tempi giusti. Gli studenti hanno affrontato tematiche attuali proponendo risposte semplici, immediate, per aiutare a risolvere situazioni di fragilità che il mondo dei giovani è costretto, a volte, anche a subire: il bullismo, con una salutare passeggiata in bicicletta, dotando le scuole di un mezzo pratico ed utile per scaricare, ripianare, fare conoscenza, e sentirsi tutti parte di un gruppo; l’inclusione dei disabili, con la meravigliosa storia di Alessandro, ragazzo che vigila sulla tranquillità del suo borgo molisano e che cerca di far ricordare l’importanza della persona; il razzismo, con gli studenti delle province di Avellino e Salerno, che con una lettera fatta scrivere dai profughi alle loro mamme, aprono con una chiave di lettura semplice, un’idea di accoglienza e tolleranza verso chi arriva da lontano e non deve far paura; l’ambiente con gli alunni di Roma, che sognano l’invenzione di una nuvola acchiappa smog e chissà un domani realmente fattibile. Si tinge quindi dei colori dell’arcobaleno la voce dei tanti giovani che chiedono solo di essere ascoltati, per dimostrare “che nulla è impossibile a chi crede in un sogno da realizzare”. Ricordiamo per questo la tenacia di Cinzia, che, con grande perseveranza ed impegno, è riuscita a far arrivare, attraverso la Fondazione, un’incubatrice in Sudan, nell’Ospedale St.Mary’s Mathernity di Khartoum, e Milena giovane ostetrica prossima alla partenza verso quell’ultimo miglio nel sud Sahara, laddove opera la Fondazione e dove ogni giorno si celebra e si salva la vita facendo squadra, perché non conta avere, ma donare con gli sguardi, con un sorriso, con una stretta di mano, perché basta poco per far assumere alla vita un altro sapore. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Raffaella Ferri Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente AD MAIORA: un pass-p... Articolo Successivo “Io mi libro...