Di Zaira Perri Lifestyle, Moda 17 giugno 2021 Dietro le OEM automobilistiche si racchiude un mondo industriale vastissimo di progettazione, ingegneria e design. Blocchi industriali, grandi come città o piccoli studi di progettazione raffinatissimi per car e supercar a tiratura limitata. L’Automotive e il transportation design sono realtà mondiali in continua evoluzione. Quando osserviamo un’auto viviamo un’esperienza emozionale dettata dalla nostra percezione sensoriale. Emozioni visive, tattili, uditive e olfattive, determinate da curve colori e materiali; carrozzerie, pannelli porta, sedili, plance e vernici che narrano lo stile e il fascino intramontabile dell’automotive design. Ma chi c’è dietro la progettazione degli interni di questi veicoli? Chi è che sceglie i colori, i materiali, le finiture offrendo combinazioni materiche e cromatiche? Sono i designer che con la loro spiccata sensibilità e competenza tecnica che propongono suggestioni materiche, ambienti e spazi capaci di raccontare lo stile del veicolo, offrendo nuove identità e consentendo l’intrinseco processo evolutivo dell’automotive design. Ebbene sì cari uomini, dietro il vostro amore smodato per le auto spesso ci sono team di donne che lavorano per realizzare tali meraviglie di interior design. L’INTERVISTA ZP Ben trovata Serena, raccontaci di cosa ti occupi. SC Sono una designer di color e material, mi occupo di innovazione dei materiali e nuove tecnologie applicate al settore automobilistico, la mia professione è CMF Designer. ZP Da dove è nata questa tua attvità e cosa hai studiato per fare quello che stai facendo? SC Ho iniziato il mio percorso di designer dalle scuole superiori come artigiana orafa, successivamente ho conseguito una laurea presso la facoltà di Architettura al Politecnico di Torino in Disegno Industriale. La passione per il color and material è avvenuta casualmente dopo gli studi universitari, grazie al mio docente di marketing l’Ing. Roberto Piatti che mi ha scelta come sua assistente e mi ha proposto uno stage formativo presso il Centro Stile Bertone ed ecco scoperta la meravigliosa dimensione del mondo Color & Material. Ad oggi sono circa vent’anni che svolgo questa professione. ZP Pensando ai progetti svolti quali ricordi con più orgoglio, fatica o successo? C’è qualche figura professionale che ha ispirato particolarmente la tua carriera? SC Sono stati anni fervidi per il brand Lancia, ho lavorato su progetti di grande successo come “Y”, la “Musa”, il prototipo marciante della “Fulvia”, la concept car “Delta HPE “ e la “Lancia Granturismo”.Che dire, progetti bellissimi! Tutti questi passi costruiti con costanza dedizione e passione mi hanno consentito nel 2006 di far parte del team dell’Advanced Design di Fiat sotto la guida del grande designer Roberto Giolito. Per due anni mi sono dedicata esclusivamente alla ricerca e all’innovazione per progetti trasversali del gruppo Fiat. Nel 2007 ci fu un cambio direzionale e il ritorno del designer Flavio Manzoni che divenne nuovamente il capo del Centro Stile. In quegli anni mi occupai del brand promotion con il team fondato e guidato da Lapo Elkann. Un’indimenticabile esperienza umana e lavorativa che riguardava la progettazione in un ampio spettro: dall’ideazione degli allestimenti del salone alle vetture speciali fino al merchandiser del gruppo. Un contesto ricco di persone e personalità dalla forte poliedricità ed ecletticità. È stata una grande esperienza, un arricchimento professionale e spirituale fatto di relazioni umane ed attività lavorative straordinarie. D’ispirazione professionale, un grande uomo di marketing, il più grande che abbia conosciuto nel suo settore: Luca De Meo. Inoltre il mio forte senso di appartenenza verso l’azienda e al marchio Fiat è stato dettato anche dalla presenza di Lapo con il suo impetuoso ritorno sulla scena “500 Abarth”, io diventai capo del Color & Material di Fiat e Abarth fino al 2015. A seguito di questo, l’incarico come responsabile per il team di innovazione estetica presso il Centro Ricerche Fiat, attività collegata ad enti di ingegneria e di prodotto. Un ruolo che creava profonde connessioni tra gli enti e i gruppi del marchio, che da li a poco sarebbe diventato FCA con l’integrazione di brand americani come Jeep, Dodge e Ram. Nel 2018 accetto quello che sarà il mio ultimo ruolo per la FCA: responsabile di prodotto per gli accessori. Dopo questa mia ultima esperienza decido di abbracciare nuove sfide fuori dal gruppo, cogliendo una nuova possibilità quella di ricoprire il ruolo di capo dell’innovazione per il gruppo EDAG Italia, opportunità che mi ha concesso di lavorare su progetti prestigiosi come Ferrari e Lamborghini e su nuovi ed entusiasmanti brand che presto vedremo sul mercato e ovviamente si parlerà di elettrico. ZP Puoi indicarci un progetto di automotive che possa rappresentare il concetto di innovazione materica applicata? SC Potrei dirti quello relativo alla “Panda FIAT”, è un progetto a cui tengo molto abbiamo lavorato sul concetto di qualità percepita e molti la ricordano per la sua goffratura sulle plastiche, una texture parlante, un pattern di scrittine “PANDA” che restituiscono certamente visibilità ma anche tattilità riconoscibile come il linguaggio “braille”. È un traguardo riuscire ad ottenere ed offrire concetti di tattilità. ZP Tu pensi sia presente nel tuo lavoro il gender gap? SC Nel settore automotive si, è un ambiente prevalentemente maschile. Poche donne sono realmente riuscite ad aver successo, lo dico come dato oggettivo. ZP Cosa hai imparato in questi anni oltre la tecnica lavorativa? la tua idea della figura di ‘Designer’ legata al tuo settore? SC La figura del Designer dovrebbe essere sempre in grado di proporre delle scelte estetiche che tengano conto di aspetti tecnici e qualitativi in relazione ai mercati. L’attività di CMF svolge il compito di rispondere alle necessità offrendo soluzioni, propone nuovi scenari, nozioni grafiche, ergonomiche e materiche. È necessaria inoltre una grande apertura mentale, la capacità di mettere in discussione e cogliere le innovazioni e le tendenze. Fondamentale è conoscere le realtà produttive interagendo con i vari dipartimenti per apprendere e comprendere. Saper interpretare nuovi linguaggi e nuove visioni tecnologiche. La parola chiave per un designer di CMF deve essere: “curiosità” Il non “sentirsi mai arrivati” deve essere un vero e proprio must have! ZP Hai una frase o una parola che ti rappresenta? SC Sì, negli anni mi è stato affibbiato il termine “vulcano” sostantivo attribuitomi da relazioni professionali quotidiane. Che dire è simpatico, probabilmente vero! Il mio essere continuamente alla ricerca di idee, soluzioni, tecnologie “out of the box” nel corso degli anni si è rivelato certamente un tratto identificativo e determinate per la mia posizione lavorativa. Talvolta alcune scelte in relazione a contesti e sistemi aziendali sono apparse scomode come ovviamente tutto ciò che è differente e va oltre la ‘comfort zone’ aziendale. È stato necessario proporre innovazione e cambiamento. Nel nostro mestiere c’è anche questo, la responsabilità di saper proporre e innovare. Mi sento di dirti che dove c’è meno rischio ovviamente si rischia meno, ma sicuramente valutando e acquisendo nuove nozioni si ottenne di più. ZP Indica un luogo reale o ideale dove progettare e creare. SC Non ho un luogo ideale dove progettare ma ho delle condizioni in cui mi piace farlo: prima di tutto adoro il silenzio poiché concede pagine bianche da progettare o da riprogettare, il silenzio ha il potere di metterti in relazione con il tuo “io più profondo”. Un’altra condizione interessante è la famosa “crisi emotiva o professionale” perché invita obbligatoriamente ad esplorare strade e trovare soluzioni che diversamente non avresti raggiunto. ZP Come ti vedi fra una decina di anni? SC A questa domanda parte la risposta scontata: “con molte più rughe”. Non penso di saper rispondere, posso dirti che vivo molto il presente. Mi focalizzo e ad oggi mi sento realizzata e libera dalle ansie del passato, il famoso timore dell’errore. Sicuramente la maturità offre grandi consapevolezze insegnandomi inoltre la leggerezza e l’apertura mentale verso nuove possibilità. Ringraziamo Serena Chionetti per averci dedicato questa meravigliosa intervista, un messaggio positivo e innovativo, un’esortazione femminile del creare. La ricerca è alla base delle attività creative, il metodo e la perseveranza offrono grandi possibilità. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Zaira Perri Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Luci d’Irpinia... Articolo Successivo Trani, piccolo gioie...