Di Valerio Massimo Miletti Luoghi, Territorio 9 ottobre 2020 Il borgo affaccia sullo spettacolo dei Monti Picentini Senerchia è un piccolo paese irpino di circa 800 abitanti, situato nella Valle del Sele. Dai suoi 600 metri di altitudine, è possibile ammirare il Terminio, il Cervialto, i Monti Picentini, la Valle del Sele e la vicina provincia di Potenza. Il primo nucleo abitato sembra risalga al IX secolo ed ebbe il titolo di “Universitas” nel momento in cui il Principato di Salerno, nell’840 d.C., si distaccò dal Ducato longobardo di Benevento. Universitas era uno status che si conquistava quando si era un importante centro fortificato con una popolazione residente in maniera stabile. Origine longobarda, dunque, di cui vi è ancora qualche traccia visibile sulle pendici del Monte Croce. Là, infatti, vi sarebbe stato il primo nucleo abitativo, a monte della chiesa di San Michele Arcangelo il cui culto, si sa, fu tipico proprio dei Longobardi. La chiesa ha tre navate e dovrebbe risalire al IX secolo, mentre la statua del santo risale al Trecento, ma danneggiata purtroppo dal terremoto e da un restauro inappropriato. Il castello si trova in posizione strategica su di uno sperone roccioso che domina la zona ed ha subito nel tempo numerose ristrutturazioni. Attualmente ne restano tracce consistenti nelle murature perimetrali e in una torre a pianta circolare su base a scarpa. Successivamente, intorno al XV – XVI secolo, il centro abitato iniziò ad espandersi al di fuori della vecchia cinta muraria, costeggiando il torrente Vallone. Il nuovo centro abitato ebbe anch’esso la sua nuova chiesa che questa volta fu dedicata a Sant’Antonio. ph. Fabrizio De Marco Ma l’abitato di Senerchia fu caratterizzato da un’ulteriore fase di espansione, quella che sfocia nella piazza Umberto I, generando due strade che caratterizzano la struttura urbanistica del centro antico. L’ultima modifica avvenne intorno ai secoli XVIII e XIX, concentrandosi sul pianoro collinare ai piedi del promontorio occupato dal castello. Purtroppo il sisma del 1980 distrusse quasi completamente questo paese dalle origini antichissime. L’Irpinia, una delle zone sismiche d’Italia per eccellenza, è stata funestata, nei secoli, da numerosissimi terremoti che ogni volta hanno messo a dura prova i centri abitati e le popolazioni. Senerchia purtroppo, oltre a quello già citato, subì danni col sisma del 1694, del 1783, del 1853 e del 1930. Pertanto, il centro abitato attuale si presenta con nuove costruzioni, realizzate a margine del vecchio sito, con una nuova urbanizzazione. Incerto l’origine del nome per cui alcuni storici locali ne propongono la derivazione da un Sinus Herculis di cui tuttavia non è data alcuna spiegazione etimologica. Sul sito del Comune, invece, vi si trova che l’origine potrebbe essere derivata dal nome della popolazione picentina che venne a stabilirsi nell’Oppidum romano con il nome di Sena Herclea. Il borgo ed il castello vengono nominati per la prima volta in un documento del 1160, quando ne era signore Fulco de Senerchia, sub feudatario del conte Filippo Balbano (o Balvano). Nella prima metà del XIV secolo il feudo fu ereditato da Riccardo de Burson e venduto poi alla famiglia Filangieri che lo tenne fino al 1496. Tenuto per pochissimi anni da Antonio Carafa, ritornò nel 1507 alla famiglia de Senerchia. Passò poi alla famiglia Porzio e successivamente fu acquistato da Ferrante Rovito, giudice della Gran Corte della Vicaria. Ancora alcuni passaggi di proprietà con i della Marra, i Sensale e i Ciuffi. Nel 1708 fu acquistato dal conte Alessandro Macedonio che lo trasmise agli eredi fino all’eversione della feudalità, nel 1806. Doveroso citare, tra le bellezze del luogo, l’Oasi WWF “Valle della Caccia”. Istituita nel 1993 e gestita dal Comune di Senerchia, si estende per ben 450 ettari. Si trova all’interno del Parco Regionale dei Monti Picentini, insieme all’altra Oasi, quella del Monte Polveracchio che ricade, però, nel territorio del Comune di Campagna (SA). L’intera area dell’Oasi è riconosciuta Sito di Interesse Comunitario (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS). Il percorso naturalistico risale lungo le rive del torrente Acquabianca attraversando un bellissimo bosco di betulle, faggi e querce, fino ad arrivare al culmine dell’escursione, ovvero una fantastica cascata. Il torrente ha questo nome a causa del colore dell’acqua, determinato dalla natura calcarea dell’area. Prima di giungere alla “grotta del muschio” ci si potrà anche dissetare ad una purissima sorgente. Il Parco ospita molte specie di mammiferi, quali il lupo, la volpe, il gatto selvatico, il tasso, la martora, la puzzola, ma anche tanti uccelli, come il picchio nero, il picchio verde e la coturnice. Presenti anche molti rapaci diurni e notturni, come il nibbio reale, la poiana, la civetta, l’allocco, il gufo, il barbagianni. Non mancano alcuni anfibi, come il tritone italico, l’ululone dal ventre giallo e la salamandra. Ma la specie più importante presente in questo paradiso, è senza dubbio il lupo che qui ha la sua rappresentanza più importante del Meridione. La sua presenza riveste carattere di particolare importanza, in quanto aumenta le possibilità di contatto tra le comunità presenti nell’Abruzzo e nel Matese con quelle dell’Appennino lucano e calabro, potendo rafforzare altre comunità come quella del Parco Nazionale del Cilento. ph. Fabrizio De Marco Dal 2015 è possibile svolgere all’interno del Parco, un percorso trekking: il sentiero “Oasi Valle della Caccia – Grotta Profunnata” che prevede una passeggiata di 2,5 chilometri, un meraviglioso belvedere a 955 metri s.l.m. e l’eventuale visita della grotta per i più esperti ed attrezzati. Il Parco è stato premiato più volte con il Certificato di Eccellenza “Top Rated” di TripAdvisor , dal 2016 al 2019. TripAdvisor è il portale di viaggi e la Community di viaggiatori più grande al mondo, pertanto un suo riconoscimento è indice di grande popolarità e gradimento. La motivazione è per l’impegno, la dedizione e la passione che la gestione mette nell’offrire ai visitatori servizi di grande qualità. Il Comune di Senerchia, inoltre, risulta 1° in Campania ed 84° in Italia per la gestione, la cura e la tutela del territorio. Cosa chiedere di più? Bisogna solo organizzarsi ed approfittare dell’estate per andare a visitare questi luoghi incantati, percorrendo pochi chilometri per immergersi in un’atmosfera da sogno, in una natura incontaminata, dalle miti temperature e dai panorami mozzafiato. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Valerio Massimo Miletti Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Trevico: tra cinema ... Articolo Successivo LAVORARE AL NORD, VI...