Di Barbara Ciarcia Persone, Territorio interviste, personaggi, territorio, vocazione territoriale, xd magazine 16 febbraio 2017 Da Medjugorie al Benin. Le tappe del cammino spirituale dell’imprenditore ufitano Roberto Zaffiro segnano un esemplare percorso di fede e di vita intorno al mondo. Se la solidarietà, quella fatta di gesti concreti e opere vere, non fa notizia e non va certo alla ricerca di pubblicità non può però passare sotto traccia quella di un giovane irpino volato nella sconfinata e sperduta savana africana per realizzare un ospedale pediatrico con reparto ginecologico nel villaggio di Padé. A benedire la nascita della struttura e la posa della prima pietra due sacerdoti missionari irpini, don Alberico Grella e padre Tarciso Pasquale, volati nel Benin insieme a Roberto Zaffiro. E nel progetto destinato alla comunità di Padé e degli altri venti grossi villaggi disseminati in quella povera regione del pianeta è stata coinvolta attivamente anche la BCC di Flumeri. “Non possiamo rinchiuderci nel nostro misero egoismo- racconta Zaffiro-, ma bisogna aprirsi alle necessità di chi non ha avuto come noi la fortuna di nascere e vivere in un Paese ricco e in pace. L’Africa è una calamita. Non si possono chiudere gli occhi davanti a una miseria senza fine. E quanto si fa è sempre poco per quelle popolazioni miti, pacifiche, abituate a fare i conti con le durezze della vita e del territorio”. Selfie e canti, balli e sorrisi. Funziona così nel cuore profondo del continente nero dove è nera solo la coscienza di chi ha sfruttato e immiserito le genti africane per secoli. I colori degli abiti tradizionali delle giovani donne del Benin fanno corona ai sacerdoti d’Irpinia che pregano e benedicono quelle pietre che diventeranno un ospedale per i bambini e le mamme. “Qui non c’è burocrazia come da noi- continua sempre l’imprenditore-benefattore ufitano Zaffiro- c’è solo una straordinaria voglia di vita e di sopravvivenza. La semplicità africana è contagiosa come la miseria che però è un pugno allo stomaco e uno schiaffo in pieno viso alla società occidentale”. Investire in solidarietà, invertire la rotta dell’estrema povertà: è la passione che da tempo anima Zaffiro al punto da spingerlo nelle lande dimenticate del piccolo Paese africano. I viaggi in giro per il mondo, il terzo mondo, non sono viaggi di piacere per Roberto Zaffiro ma di impegno sincero in favore degli ultimi, dei poveri della terra. Una fede praticata veramente con le opere e un progetto di riscatto che ha molto presto convinto pure due uomini di Chiesa a seguire quel cammino intrapreso da Zaffiro intorno alle miserie di un mondo capovolto e a battere insieme lo stesso percorso di civiltà e spiritualità. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Oberdan Picucci: l... Articolo Successivo Settant’anni f...