Di Loredana Zarrella Cultura, Spettacolo 20 maggio 2020 “Nella musica dei Renanera c’è un senso di euforia. Si sente la contentezza del cantare e del suonare. Si sente nel disco e ancora di più dal vivo. Qui il cantare e suonare diventa dirompente. Si sente la migliore energia del Sud. Poesia e impegno civile, amore e lotta, sempre con un’aria di coralità. Una musica festosa, zampillante. Ascoltarli è sentire un tempo antico e nuovo, sentire come l’arcaico sia sempre più il nostro futuro, la dote che i Renanera portano a quest’epoca sfinita e posticcia. E non è un caso che questa dote ci arriva dalla Lucania, da una terra che è capitale della cultura, dove si può coniugare il computer e il pero selvatico, la musica che c’era nell’aria con l’aria che si vuole dare alla musica”. – Franco Arminio C’è il fascino eterno di un Sud che lotta e resiste, la coralità prodigiosa che si fa euforia disincantata e impegnata, insieme, nella musica dei Renanera. Ascoltando i brani non si può non condividere e fare proprio il pensiero introduttivo che il paesologo Franco Arminio ha dedicato all’omonimo album “Renanera” pubblicato con Taranta Power di Eugenio Bennato e che abbiamo riportato in auge all’articolo. Definirli un gruppo è più che riduttivo. I Renanera sono un progetto artistico o, meglio ancora, un laboratorio che nasce in Basilicata e che, partendo da una matrice popolare, ha reinventato e continua a reinventare un genere musicale, ibridazione di culture e ritmi, passioni e visioni. La loro è una musica etnica arricchita da sonorità elettroniche, con molti canti della tradizione del Sud Italia rivisitati in chiave world. Il dialetto, nelle canzoni, si fa simbolo di un patrimonio culturale da preservare e materiale di felici sperimentazioni linguistiche. La voce è di Unaderosa, cantattrice d’eccezione. Napoletana di nascita, cresciuta in Calabria e lucana di adozione, ideatrice e vera anima della band, è anche l’autrice principale delle canzoni. Le sue nuances timbriche e le sue doti interpretative sono state apprezzate da critici come Vincenzo Mollica, Dario Salvatori e Federico Vacalebre. La parte tecnica (tastiere, vocoder, wavedrum, arrangiamenti) è opera di Antonio Deodati, musicista, produttore, autore e arrangiatore. Ha collaborato, solo per citarne alcuni, con Mango, Laura Valente, la vocalist brasiliana Corona, Eugenio Bennato, Federico Poggipollini, Marie Claire D’Ubaldo. Alle percussioni troviamo Pierpaolo Grezzi, scrittore, filosofo, autore di canzoni e musicista dalla personalità poliedrica, promotore di progetti di cooperazione culturale nel Mediterraneo. Massimo Catalano, polistrumentista, sperimentatore e appassionato di antropologia, è alla chitarra acustica, al mandolino e al saz bagalma, noto anche come chitarra saracena, membro della famiglia dei liuti a manico lungo. La formazione, a seconda dei casi e delle necessità, si arricchisce di nuovi elementi. La condivisione delle idee è la loro bandiera, tant’è che hanno collaborato con Eugenio Bennato, Leon Pantarei, Marcello Coleman, Ciccio Merolla e Lino Vairetti (degli Osanna), Michele Placido, attore con cui hanno realizzato uno spettacolo sulle Muse greche. Il nome dei Renanera richiama un brano dell’artista italo-americano Marcello Coleman, “Rena Nera” appunto (sabbia nera, vulcanica), in cui si fondono le atmosfere pop partenopee con il roots reggae. Grazie alla produzione prolifica e impegnata hanno vinto la quinta edizione di Musica Contro le Mafie (2015) e hanno avuto il prezioso riconoscimento della Critica nella sezione Etno Song nel Premio Mia Martini 2017 col brano “Je mo’ m’accir’” in cui viene affrontato il tema del bullismo. Di recente hanno ricevuto l’attestazione di “Eccellenza italiana” dall’associazione Ager Mea presso la Camera dei Deputati. All’attivo hanno più di 250 concerti e sei pubblicazioni discografiche, da “Troppo Sud” del 2012 all’ultimo “Rhythmology” del 2019 che incontra il multiforme universo percussivo di Leon Pantarei. Nel mezzo l’omonimo “Renanera” (2015) sotto la direzione artistica di Eugenio Bennato e con collaborazioni prestigiose, tra cui quelle di Vittorio De Scalzi, fondatore dei New Trolls, di Michele Placido e Leon Pantarei. Del 2016 è “Renanera in concerto”. Segue, l’anno dopo, l’album “‘O Rangio” (il granchio in dialetto) lavoro intimo e fortemente autoriale. Nel 2019 nasce “Vento di terra, vento di mare” dove i Renanera e Vittorio De Scalzi hanno lavorato insieme unendo sonorità e culture. I brani sono in lingua genovese e in lucano e il risultato è un sorprendente mix di fonemi, ritmi ed espressività. Nel disco “Creûza de mä-Na strada miezzo o mare”, il ricordo di Vittorio De Scalzi della collaborazione con Fabrizio De André, cantata in genovese e in napoletano. Molto apprezzati in tutta la Basilicata, i Renanera si sono esibiti in piazze, club ed eventi musicali di rilievo in tutta Italia. Tante le collaborazioni con la Rai, in programmi tv ed eventi. Tra i tanti si segnalano le partecipazioni alla trasmissione di Amadeus di Raiuno “L’anno che verrà” 2016 e 2018 (capodanno su Raiuno); una serie di 8 documentari di Rai Storia (in onda in tutto il mondo su Rai Italia) in cui i Renanera, attraverso 19 brani, che faranno parte del prossimo lavoro discografico “Terra da Cammenà”, raccontano la Lucania e i festeggiamenti per i 50 anni di carriera di Vittorio De Scalzi al Teatro San Carlo di Napoli trasmessi su Rai Premium con la conduzione di Fabrizio Frizzi e la partecipazione speciale dei Neri per caso. Impossibile sintetizzare i lavori e le collaborazioni, innumerevoli e prestigiose. Basti, qui, ricordare che i Renanera, oltre a cantare la magia di una terra, la Basilicata, che si trasforma in un rapporto spirituale e nostalgico, sono il racconto dell’anima intera del Meridione. «Puntiamo molto sui live e sul rapporto con le persone che è vivo e reale – ha precisato Concetta De Rosa, in arte Unaderosa -. I fan si innamorano del progetto e si sentono rappresentati e raccontati da ciò che scrivo e da ciò che rappresentiamo con i video che scorrono in sincrono con la performance musicale. Per questo al progetto Renanera collaborano anche videomaker e fotografi (Umberto De Rosa, Vincenzo De Rosa, Paolo Motta, Francesco La Centra, Federico Cataldi) che costantemente ci seguono in tour e in studio per realizzare il materiale che ci occorre. È davvero una sensazione unica sapere di essere diventati dei punti di riferimento per il pubblico, dei rappresentanti del Sud». «Abbiamo raccontato storie che rappresentano la Basilicata da scoprire, quella nascosta. Matera ha fatto da volano in questo senso, ha spinto a far conoscere una terra bellissima e poco conosciuta» ha aggiunto Antonio Deodati. Ma come nasce l’incontro con Franco Arminio? «Dopo averlo conosciuto, abbiamo anche partecipato alla festa della Casa della paesologia, a Trevico» ha spiegato Antonio Deodati. La felice sintesi tra gli artisti e il paesologo nasce durante la partecipazione dei Renanera al Festival “La Luna e i Calanchi”. La kermesse, sotto la direzione artistica di Franco Arminio, si svolge nel piccolo comune di Aliano, noto per essere il luogo d’ambientazione del libro “Cristo si è fermato a Eboli” dello scrittore Carlo Levi. Come per Arminio, così come per i Renanera, l’Appennino meridionale si configura come crocevia di culture e sonorità, echi letterari e suggestioni senza tempo. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Loredana Zarrella Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Messaggi Whatsapp e ... Articolo Successivo Come scoprire chi ha...