Di Veronica di Furia Ad un'ora da qui, Lifestyle arte, cultura, itinerari, storia 3 maggio 2017 È una delle residenze reali più grandi al mondo, nel 1997 è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, nel 2016 è stato il dodicesimo sito museale statale italiano più visitato con più di 600.000 visitatori. La Reggia di Caserta non è solo il simbolo della provincia campana ma anche una fabbrica della cultura meridionale. Non a caso, è stata recentemente scelta dal noto regista Steven Spielberg come set del suo prossimo film: “The Kidnapping of Edgardo Mortara”/“Il rapimento di Edgardo Mortara”. Si tratta della storia di un bambino ebreo, una vicenda realmente avvenuta verso metà Ottocento, nel cui rapimento furono coinvolti anche il Vaticano e il Papa Pio IX. Non è la prima volta, tuttavia, che il grande cinema hollywoodiano approda alla Reggia. Prima di Spielberg, hanno lavorato qui George Lucas girando parte del primo e secondo episodio di “Guerre Stellari” e Ron Howard con “Mission Impossible III” e “Angeli e Demoni”. D’altronde, è impossibile non rimanere affascinati da questa maestoso complesso monumentale che si estende su una superficie di 47.000 metri quadrati, articolato in cinque piani e quattro grandi cortili interni, circondato da un parco e una cascata. La costruzione della Reggia fu voluta da Carlo di Borbone nel 1750 ed era destinata a diventare il centro ideale del nuovo Regno di Napoli. Il progetto per l’imponente costruzione fu in seguito affidato a Luigi Vanvitelli che aveva il non facile compito di realizzare una residenza che nulla avesse da invidiare alle compagne europee, in particolare a quella di Versailles. La prima pietra fu posata il 20 gennaio del 1752 ma i lavori terminarono solo nel secolo successivo. Dopo che Carlo di Borbone lasciò il Regno di Napoli per raggiungere Madrid, infatti, i lavori rallentarono vorticosamente e nel 1773 venne a mancare anche Vanvitelli. I lavori furono poi terminati sotto la guida architettonica del figlio Carlo e da architetti formatisi alla scuola del Vanvitelli. Oggi, è possibile visitare lo Scalone d’Onore che conduce agli appartamenti reali; la Cappella Palatina che si apre di fronte al vano dello scalone, fu progettata dal Vanvitelli nei più piccoli dettagli ed è l’elemento che più di tutti richiama Versailles; il Teatro di Corte utilizzato esclusivamente della corte e dotato di un ingresso riservato che consentiva al re di accedere direttamente al palco reale. È possibile, inoltre, accedere agli appartamenti storici che culminano nell’Appartamento del Re, anche indicato come Appartamento dell’Ottocento. La Reggia ospita anche la Quadreria, una raccolta di dipinti inediti dai depositi, allestita al piano terra del secondo cortile; la Volta Ellittica che costituisce la copertura dello Scalone d’Onore e consente di accedere agli spazi dei sottotetti; la Collezione Terrae Motus, istituita dopo il sisma del 1980, su iniziativa del gallerista napoletano Lucio Amelio, e che oggi espone trentasei opere di autori nazionali e internazionali. Di grande interesse è anche l’esterno della Reggia costituito dal Parco e dal Giardino all’Inglese. Il primo rappresenta il perfetto connubio fra la tradizione italiana del giardino rinascimentale e le soluzioni introdotte da André Le Nôtre a Versailles. È un alternarsi di fontane, bacini d’acqua, prati e cascatelle e si compone di vaste aiuole, separate da un viale centrale che conduce alla Fontana Margherita, fiancheggiata da boschetti di lecci e carpini, disposti simmetricamente in maniera semicircolare. Il Giardino all’Inglese fu voluto da Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV e la sua progettazione fu affidata a Carlo Vanvitelli e al giardiniere inglese John Andrew Graefer. Rappresenta il primo giardino di paesaggio italiano e si estende su una superficie di ventiquattro ettari fra colline, radure e piante provenienti da ogni parte del mondo. I laghetti e i canali presenti nel giardino sono alimentati dalle acque dell’Acquedotto Carolino, un’imponente opera d’ingegneria idraulica, così chiamato in onore del re, che si ispira agli acquedotti romani. Costituisce certamente una delle più importanti opere pubbliche realizzate dai Borbone e conferma la grandiosità architettonica della Reggia. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Veronica di Furia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente La cipolla ramata di... Articolo Successivo Yonderly, la start u...