Di Barbara Ciarcia Persone, Territorio interviste, persone, territorio, vocazione territoriale, xd magazine 6 settembre 2017 Da poche settimane si gode la pensione dopo aver ricoperto importanti e delicati incarichi dirigenziali nella Polizia di Stato. Piernicola Silvis, 63 anni, lontane origini irpine (gli antenati provenivano da Lioni) ha chiuso la carriera poliziesca come questore di Foggia; prima ancora lo era ad Oristano; per dedicarsi totalmente alla scrittura, la sua seconda passione. Nonostante gli impegni professionali e la mole di lavoro è riuscito, nell’arco di un decennio, a stendere quattro romanzi (Un assassino qualunque, L’ultimo indizio, Gli anni nascosti, Formicae, quest’ultimo edito dalla SEM e dedicato al compianto Capo della Polizia, Antonio Manganelli, è stato presentato al Salone del Libro di Torino la scorsa primavera). Un quinto è già in cantiere insieme al soggetto di una fiction tivù. In serbo ha ancora tante sorprese, tutte letterarie. In fondo ora ha anche più tempo per la scrittura, le buone letture e per progettare un futuro diverso e ancor più corroborante. Da questore a scrittore, due attività agli antipodi come è riuscito a coniugarle? “Non è facile – esordisce il dottore Silvis-, ma se hai una cosa dentro che batte forte prima o poi esce. Il mio incarico a Foggia è stato molto impegnativo ma comunque sono riuscito a organizzare il tempo per fare entrambe le cose. Una o due ore al giorno, primo pomeriggio o sera, possono bastare. E comunque ho la fortuna di entrare subito nella storia, qualunque cosa accada fuori. Accendo il pc, apro il file e sono dentro senza dover riscaldare la mente”. Per le sue storie prende spunto da fatti di cronaca realmente accaduti che lei ha seguito personalmente? “Sì, parto dalla cronaca – asserisce il questore -, cui aggiungo mie esperienze personali. Ma si tratta comunque sempre di trame inventate. Fiction. Naturalmente, però, le dinamiche delle indagini sono tutte rigorosamente realistiche”. Chiusa brillantemente la carriera in Polizia inizierà quella di scrittore di thriller e magari anche di sceneggiatore di fiction tivù. È la seconda vita del dottore Silvis? “Se avessi dovuto scrivere un romanzo della mia vita avrei inserito sicuramente questo snodo. Sono stato fortunato perché nell’ambiente letterario nessuno ti regala niente. Non esistono conoscenze, raccomandazioni, nepotismo. Esistono cose di qualità, la caparbietà e i contatti che prima o poi vengono a galla, se si ha anche, ed è una condizione fondamentale, un po’ di fortuna”. Com’è nata la vocazione per la scrittura? “Fin da ragazzo inventavo storie – conclude il dirigente della Polizia di Stato -. Leggevo il giallo Mondadori, i Segretissimo; vedevo i film di 007. Volevo fare il regista, poi la vita ha travolto ogni tipo di spinta artistica, che però in maturità è riemersa. Creare storie fa parte del mio modo di essere. Nella mia professione sono molto attaccato ai fatti, ma quando sono libero la mente spazia”. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente A Svicolando 2017 Da... Articolo Successivo Mancini, ad Harward ...