Di Veronica di Furia Ad un'ora da qui, Lifestyle ad un'ora da qui, lifestyle, vocazione territoriale, xd magazine 8 dicembre 2017 Due specchi di acqua incastonati ai piedi del monte Vulture fra i comuni di Atella e Rionero in Vulture: i Laghi di Monticchio costituiscono una naturale oasi di pace nella provincia di Potenza. Nati nel cratere di un vulcano spento, i Laghi sono una tappa obbligatoria per chiunque visiti la Basilicata. Il Lago Piccolo può arrivare fino ai 38 metri di profondità, si estende lungo un perimetro di 1800 metri ed è alimentato da sorgenti subacquee. A sua volta alimenta l’altro bacino d’acqua, il Lago Grande, attraverso un piccolo ruscello. La profondità di quest’ultimo arriva ai 36 metri ma solo nella parte più a nord: il restante è costituito da bassifondi con cavità a forma di imbuto. Entrambi i laghi sono divisi da un lembo di terra largo 215 metri. La bellezza naturale di questi luoghi è nota da sempre. Questi luoghi compaiono finanche nei libri di storia. Già l’imperatore Federico II di Svevia, infatti, amava recarsi qui per praticare la caccia con il falcone. Successivamente, divenne nascondiglio per briganti tra cui Carmine Crocco e i suoi subalterni Ninco Nanco, Giuseppe Caruso e Giovanni Coppa. Oggi, invece, i laghi sono meta di scampagnate e gite fuori porta, soprattutto nei fine settimana. Sono luoghi, questi, capaci di far staccare dalla frenetica quotidianità e, se ben valorizzati, non avrebbero nulla da invidiare a laghi molto più famosi. Anche perché qui vivono numerose specie faunistiche, avifaunistiche e vegetali. Pioppi, faggi, lecci, cerri, ontani, conifere dove vivono indisturbati lupi, tassi, cinghiali, istrici, volpi, ricci, ghiri, donnole, faine, puzzole, scoiattoli neri, moscardini e lontre. Nei due specchi di acqua, invece, sguazzano persici reali, trote e alborella vulturina. Dal 1971, qui è presente anche la Riserva naturale regionale Lago Piccolo di Monticchio. La riserva è nata in seguito alla scoperta nei boschi di Monticchio di una specie rara di farfalla notturna, tecnicamente nota come “Acanthobrahmaea” e anche chiamata con il nome “Brahmaea europaea”. La scoperta risale al 1963 ed è avvenuta per opera di Federico Harting, uno studioso altoatesino. Tracce di questo esempio di farfalla sono rinvenibili tra i 24 ei 25 milioni di anni fa. E oggi, ha trovato proprio qui le condizioni ideali di sopravvivenza contribuendo a arricchire il fascino di questi posti. Venire ai Laghi di Monticchio non significa, però, immergersi in un clima esclusivamente naturale. C’è spazio anche per l’arte e la cultura grazie al Museo di Storia Naturale del Vulture e all’Abbazia di San Michele Arcangelo. Il Museo è stato inaugurato nel 2008 e si trova nei primi due piani dell’Abbazia. È un viaggio alla scoperta della storia del Volture, in particolare su quella del vulcano la cui origine risale a 750.000 anni fa. Spazio quindi alle raffigurazioni dei fenomeni parosistici del vulcano ma anche all’uomo preistorico e alla fauna antica del Vulture e alla storia degli animali e delle piante che si sono avvicendate nei boschi. Riguardo all’Abbazia, essa è stata costruita intorno all’VIII secolo d.C. su una parte del cratere che si affaccia sul Lago Piccolo. Inizialmente, intorno ad esso, sorgeva una grotta abitata da monaci basiliani. In seguito, si stabilirono i benedettini, i cappuccini e l’ordine militare costantiniano. All’interno, oggi, si trova un convento, una chiesa settecentesca e la cappella di S. Michele. Di gran impatto, la Grotta dell’Angelo dedicata a S. Michele abbellita da affreschi risalenti alla metà dell’XI secolo. Qui, un tempo si riunivano per la preghiera i monaci italo-greci che abitavano la zona, oggi regala una delle viste più belle del Laghi. L’ultima chicca interessa la striscia di terra che divide i laghi dove è possibile visitare i resti dell’Abbazia di sant’Ippolito andata distrutta nel terremoto del 1456 e di cui restano alcuni antichi pilastri. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Veronica di Furia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente L’oro verde d’Irpini... Articolo Successivo Dolci di Natale: len...