Di Valerio Massimo Miletti Storia, Territorio cultura, Irpinia, lifestyle, persone, storia, territorio, vocazione territoriale, xd magazine 23 marzo 2020 Il Palazzo Pisapia di Gesualdo è uno dei cinque palazzi voluti dal principe Carlo Gesualdo per le famiglie al suo seguito. Fu edificato nella prima metà del XVII secolo come palazzo signorile, per ospitare l’omonima famiglia. Si trova nel centro storico del paese nelle immediate vicinanze del famoso castello. I Pisapia vennero a Gesualdo dalla città di Cava con Don Niccolò Ludovisi, principe di Piombino, nipote ed erede del feudo della famiglia Gesualdo. Il capostipite fu Andrea, Agente generale di tutto lo stato, nato da Ferrante e da Laura Adinolfi. Il figlio di Andrea, Francesco Antonio, fu il primo della famiglia a nascere a Gesualdo e fu dapprima Uditore generale dello Stato di Venosa e poi vice del principe Ludovisi, dopo la morte di Don Carlo. Il palazzo, pertanto, era degno di tale importante famiglia e si compone ancora oggi di molti vani sia inferiori che superiori. Attualmente la facciata si presenta con un portone d’ingresso ad arco a tutto sesto, sormontato da un elegante balconcino sagomato ed un’unica finestra sulla destra. Nonostante abbia una facciata piuttosto piccola, si estende in profondità su entrambi i lati. Quello destro è costeggiato da una stradina in salita, via Cittadella, dal lato del castello soprastante, ed è collegato al Palazzo ex Mattioli da un piccolo ponte coperto. La stradina prende il nome da un antico toponimo che indica proprio un luogo fortificato. Il lato sinistro, costeggiato invece da una stradina in discesa, via Pasquale Pisapia, si estende verso la sottostante Valle del Fredane, in un punto estremamente panoramico. Le mura in pietra sono imponenti e fortificate e si presentano molto alte, soprattutto dal lato sinistro, dove in fondo spicca un delizioso ed elegante loggiato a quattro archi in pietra calcarea, retti da colonne dal capitello dorico, delimitato da una balaustra in pietra con colonnine finemente lavorate. Evidentemente con questo elemento si voleva dare un tocco di eleganza ad una muratura piuttosto severa e massiccia. Il panorama che si gode è, a dir poco, mozzafiato. Accedendo dal portone principale si entra in un androne, pavimentato con lastre di pietra calcarea, e coperto da una volta a vela. Sulla sinistra vi si trova un camino e poi proseguendo molti altri vani terranei, mentre sulla destra vi sono le scale in pietra calcarea, coperte da una voltina a botte, che portano al piano superiore. Il soffitto dell’ingresso presenta un affresco raffigurante lo stemma dei Pisapia, con un leone rampante al centro, sormontato da tre stelle a sei punte. I componenti di questa famiglia si distinsero nei secoli per importanza. Tra questi si ricorda fra’ Vincenzo, influente predicatore domenicano, dotto Lettore ed esempio di virtù morale, morto in odore di santità. Alla sua morte, infatti, si narra che il cadavere non si fosse irrigidito e fosse rimasto profumato per più giorni, stillando sangue vivo che fu raccolta in un’ampollina di vetro nella chiesa del convento di sua Figliuolanza in Napoli. Questa chiesa divenne parrocchiale dopo la soppressione del convento dove fra’ Vincenzo morì all’età di 84 anni nel 1741 e dove fu sepolto in una cassa fabbricata nel muro, vicino all’altare maggiore, separatamente dal luogo dove venivano comunemente sepolti i frati. I Pisapia strinsero vincoli di parentela con i componenti delle migliori famiglie del circondario, quali i baroni di Poppano, i baroni Cimadoro, i Catone, gli Adinolfi, provenienti anch’essi dalla città di Cava, i Cassitto di Bonito, con i baroni Mattioli, proprietari del palazzo adiacente. E proprio in seguito alla parentela con quest’ultima importante famiglia, come detto pocanzi, fu costruito un passaggio coperto di collegamento con il palazzo che era dall’altra parte del vicoletto, creando un piccolo sottopassaggio sulla strada. Il palazzo Pisapia, danneggiato nel tempo dai numerosi terremoti susseguitisi tra il XVII ed il XX secolo, subì continue modifiche e ristrutturazioni, anche a causa delle mutate necessità abitative o per seguire le mode, ma che non snaturarono mai l’imponenza dell’edificio. Una di queste fu certamente eseguita nel 1838, e ve ne è testimonianza su un architrave. I Pisapia amministravano economicamente il paese ed erano molto ricchi anche grazie alla lavorazione della pietra e dell’onice. Gli interni dell’edificio saranno stati sicuramente molto sfarzosi anche se tutto è andato disperso. Tuttavia, molto interessanti sono le pitture a tempera che decorano molti sovraporta. Hanno soggetti paesaggistici e lacustri, o comunque legati alla navigazione, risalgono al XVIII secolo e sono probabilmente collegati alle maestranze di Cava de’ Tirreni già chiamate da Niccolò Ludovisi. Queste pitture sono state rinvenute sotto l’intonaco, durante gli ultimi restauri posti in essere dal Comune dopo l’acquisizione. Purtroppo sembra che vi fossero anche soffitti a padiglione in legno ricoperto da tele estremamente danneggiate, tanto da non potersi recuperare. Un vero peccato! Il corridoio centrale del primo piano porta ad un grazioso giardino pensile all’italiana, di forma quadrangolare, disposto a terrazzo lungo il pendio della collina ed in asse con il cortile del castello. Purtroppo con la chiusura del palazzo e il suo abbandono per alcuni anni, i danni furono ingenti. Ma acquisito dal Comune di Gesualdo nei primi anni 2000, l’immobile è stato restaurato a partire dal 2004. I lavori durati circa cinque anni hanno realizzato un progetto redatto da quattro valenti professionisti locali, tra cui proprio un componente della famiglia Pisapia. La parte relativa al palazzo ex Mattioli, si presentava più danneggiata a causa di una scelta di abbattimento a seguito del sisma del 1980, ma il restauro ha avuto comunque notevoli risultati, recuperando egregiamente la struttura – a cui si accede da un portale in pietra di stile gotico – e creandovi sulla sommità dei terrazzini da cui si gode una vista incantevole. Da più di dieci anni è tornato al suo antico splendore ed è utilizzato per scopi culturali. D’estate ospita mostre di artigianato, antiquariato, pittura e manifestazioni varie. In altri periodi dell’anno ugualmente viene utilizzato per eventi culturali, convegni, corsi di formazione, rappresentazioni teatrali. Persino il noto critico d’arte, Vittorio Sgarbi, nel 2014 presentò un suo libro nella suggestiva cornice di questo palazzo, ammirandone la struttura, il restauro e cogliendo l’occasione per visitare tutto il paese ed ovviamente il castello, recentemente restaurato anch’esso e in quegli anni prossimo all’apertura al pubblico. Nel maggio del 2019 è stato inaugurato l’Ufficio turistico Comunale e nuovi spazi della Biblioteca. Nell’estate dello scorso anno è stata anche inaugurata all’interno del palazzo una Summer School dal titolo “Carlo Gesualdo tra Rinascimento e Barocco – Percorsi internazionali di studi letterari, storici e artistici“ ideata dalla Fondazione Carlo Gesualdo in accordo con l’Istituto Italiano di Studi Gesualdini, sotto il patrocinio scientifico del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno. Grande vitalità e nuova vita del Palazzo Pisapia a Gesualdo, quindi, sapientemente recuperato per nobili scopi e restituito non solo alla comunità locale ma a tutta l’Irpinia. Ci auguriamo che questo trend sia sempre in ascesa e che tutti possano frequentare e godere di questa antica ed importante struttura, partecipando alle tante iniziative Comunali e degli altri Enti locali che potranno utilizzarlo. Molto attive in paese le associazioni, tra le quali spiccano la Pro Loco “Civitatis Iesualdinae”, Astrea e la Fondazione Carlo Gesualdo. Dinamica anche l’associazione “Guido”, società di servizi per il turismo in Irpinia, concessionaria dei servizi di biglietteria e accoglienza del castello di Gesualdo, formata da giovani cortesi e disponibili. A tutti loro va il nostro plauso per l’impegno e la valorizzazione del territorio e della storia locale, volano del recente ma promettente incremento turistico in Irpinia. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Valerio Massimo Miletti Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Il presidente Lucare... Articolo Successivo Ba.Ca. Lavanderia e ...