Di Barbara Ciarcia Luoghi, Territorio luoghi, territorio, vocazione territoriale, xd magazine 25 luglio 2018 La soddisfazione dei sindaci dei quattro borghi irpini (Fontanarosa, Flumeri, Mirabella Eclano e Villanova del Battista), e di quelli sanniti (Foglianise e San Marco dei Cavoti), dove resiste la tradizione degli obelischi di paglia tirati su in onore di santi patroni e madonne va di pari passo all’emozione per quel riconoscimento internazionale che potrebbe arrivare da un momento all’altro. L’ultimo step, in Regione a Napoli, ha sancito l’imminente promozione degli antichi obelischi realizzati con il grano, il frutto di queste terre vocate da sempre all’agricoltura e agli scongiuri di calamità naturali e meteorologiche. L’iter ha subìto finalmente un’accelerazione. Qui uomo e natura convivono e si confrontano ciclicamente in una lotta impari. E gli obelischi sono il simbolo di quella sfida ancestrale, e totem per allontanare presagi e negatività. Ora che l’attribuzione dell’Unesco è sempre più vicina le amministrazioni dei quattro paesi che vantano la solida tradizione fanno squadra per agguantare l’obiettivo che li accomuna come la fede per le tirate estive. Il fenomeno glocal si fa così global. In fondo la magia dei carri realizzati coi covoni di grano spopola in rete già da anni. La tradizione poi sconfina anche grazie alle comunità irpine emigrate in mezzo mondo che conservano vivo e saldo il legame con le proprie origini e con le usanze di una cultura contadina che resiste ai tempi e alle mode. Cultura legata ai culti agresti e alla fede cristiana. Testimonianza di un progetto unitario e di un riconoscimento che va al territorio e alle comunità. Il passaggio decisivo è l’incipit di un forte e sincero interessamento della Regione Campania verso una usanza irpina già famosa e da anni in attesa di quel sigillo che la consacra sullo scenario planetario. Dopo la pizza napoletana e la dieta mediterranea questa potrebbe essere la volta buona per le celeberrime macchine da festa irpine trainate dai buoi, per la tradizione rigorosamente made in Irpinia. Le guglie addobbate in omaggio ai patroni dei borghi delle tirate e alle madonne benefattrici da sempre attira la curiosità di studiosi e turisti che ogni anno onorano le tradizionali processioni degli obelischi dorati. Mirabella Eclano e Fontanarosa su un versante, Flumeri e Villanova del Battista su un altro, sono i quattro centri irpini che fanno a gara nell’allestimento della più bella macchina da festa. A loro fanno da contraltare i due centri sanniti altrettanto famosi per i carri: San Marco dei Cavoti e Foglianise. E’ il folclore paesano tenuto in vita anche dai giovani. E’ partecipazione popolare e devozione genuina. I sindaci dei paesi irpo-sanniti, rinomati per la tradizionale kermesse, sono oggi più fiduciosi e determinati a ottenere al più presto l’agognato riconoscimento internazionale che certifica l’autenticità di un rito che rasenta il mito. Dopo un lungo periodo di stasi e di attesa la speranza si è rimessa in moto, stavolta sul serio. I presupposti ci sono tutti, e pure i requisiti per ottenere quella promozione dall’Unesco a una tradizione locale viva e consolidata. Una tradizione che non ha eguali nel piccolo mondo antico. Neppure la modernità e le diavolerie tecnologiche sono riuscite a soppiantare le tirate, frutto di una corroborante cultura contadina, e quel mirabolante gioco di funi che esalta lo spettacolo artigianale degli intrecci di paglia essiccata. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Palazzo Grella, un g... Articolo Successivo Avellino ricorda il ...