Di Valerio Massimo Miletti Storia, Territorio 1 dicembre 2021 VERAMENTE PARTICOLARE ED UNICO NEL SUO GENERE È IL MUSEO ORNITOLOGICO DI APICE VECCHIO. SITUATO IN PIAZZA MUNICIPIO N.1 DEL CENTRO STORICO DI APICE, È STATO INAUGURATO NEL 2010. Nasce da una raccolta dell’avifauna italiana dell’ornitologo sannita, Antonio Porcelli. Considerevole il suo curriculum: perito agrario ed agrotecnico, si è poi laureato in Scienze Naturali presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Socio di tutte le associazioni ornitologiche italiane, partecipa al congresso biennale di ornitologia. È anche operatore faunistico ed esperto in museologia scientifica presso la società dei Naturisti di Napoli. È componente del comitato tecnico faunistico provinciale di Benevento ed ha pubblicato molti articoli a carattere ornitologico e faunistico su Il Mattino di Napoli e sul Sannio di Benevento. È pertanto lui stesso che con grande passione e competenza ha ideato e costituito questo interessante museo che contiene oltre cinquecento esemplari impagliati, ed annessa biblioteca ornitologica con oltre duemila testi scientifici di ornitologia e zoologia italiana ed europea. Gli esemplari sono stati raccolti su tutto il territorio provinciale, regionale, nazionale e sono stati impagliati da tassidermisti professionisti provenienti da tutta Italia. Per l’esposizione, gli esemplari sono raggruppati per famiglia di appartenenza e luoghi di provenienza, ovvero ambienti boschivi, montani, mediterranei, zone umide, acqua dolce e così via. Ve ne sono di stazionari, migratori ed erratici. Davvero un bel campionario. Ogni esemplare è munito di un cartellino che riporta la specie, con il nome scientifico, età, sesso e data di raccolta. Nato con lo scopo di divulgare la cultura scientifica, naturalistica e l’educazione ambientale, questo museo è diventato col tempo un luogo di aggregazione ed un punto di riferimento per ricercatori, ornitologi e naturalisti. Infatti, vengono promosse attivamente ricerche sul campo, sia per fini di studio che per fini pratici, eseguendo studi sul territorio anche per Enti pubblici. Importante anche una banca semi dell’avifauna, che conserva tutti i tipi di semi di cui si nutrono gli uccelli. Ma ancora altre sorprese ci riserva questo museo. Raccoglie una notevole varietà di nidi dismessi. Si sa, infatti, che alcuni cadono dagli alberi o comunque vengono abbandonati dopo essere stati utilizzati per una volta, e pertanto vengono raccolti e portati qui. Sono presenti anche molte uova di diverse specie. La collezione è in continuo ampliamento, grazie alle donazioni o ad altre acquisizioni, ed ormai comprende esemplari rappresentativi di tutta Italia. Completano l’arredamento del museo, ben 1.500 poster che rappresentano tutta l’avifauna europea, la storia del volo, dall’Archeopterix all’avifauna con riproduzione di reperti fossili. E ancora, corredano la biblioteca, una emeroteca – anche questa sempre in continuo aggiornamento – con riviste scientifiche di ornitologia italiana ed una videoteca con videocassette e cd dell’avifauna europea. I locali sono aperti al pubblico, sempre seguendo attualmente le regole anti-covid, e alle scolaresche che volentieri sono frequentemente venute a visitare questo museo. Sempre prima del Covid, venivano organizzate iniziative culturali con convegni e seminari, ed il dott. Porcelli si augura di poter riprendere presto tali attività. Nel contempo egli si sta occupando dell’apposizione, in territorio sannita, di numerose cassette-nido per favorire la nidificazione degli uccelli insettivori. Purtroppo, infatti, alcune specie sono particolarmente colpite dai comportamenti scellerati dell’uomo che, operando disboscamenti ed utilizzando pesticidi senza controllo, determina la scomparsa di molte specie di uccelli. Ed è anche recentissima – proprio degli inizi di agosto – un’altra iniziativa che riguarda i cinghiali. Antonio Porcelli ha indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, una lettera aperta per suggerire una soluzione che possa ridurre l’incredibile esplosione demografica dei cinghiali, a cui si è assistito negli ultimi anni. Questi avrebbero superato, per stime approssimative, il numero di due milioni di capi su tutto il territorio nazionale, ed il suggerimento fornito è quello di introdurre altri lupi nelle aree protette. I lupi, infatti, attualmente in numero molto ridotto, sarebbero gli unici predatori naturali dei cinghiali che, invece, molto prolifici ed onnivori, si vedono ormai aggirarsi nelle periferie cittadine in cerca di cibo. La riduzione del numero dei cinghiali – prosegue ancora il dott. Porcelli – è divenuta davvero urgente per gli imprenditori agricoli che spesso vedono interamente distrutti i loro raccolti o comunque seriamente danneggiati. Per non parlare dell’incolumità degli automobilisti che spesso sono coinvolti in incidenti stradali anche gravi, a causa degli improvvisi attraversamenti di questi grossi animali. Invita, inoltre, le Istituzioni a prendere contatti con i professionisti della fauna selvatica che in Italia è coordinata dall’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Lodevoli iniziative, quindi, vengono messe in campo da parte del Museo di Ornitologia di Apice che sicuramente merita tutto il sostegno e l’apprezzamento dei cittadini sensibili a queste tematiche. Per maggiori approfondimenti, appuntamenti e contatti, è possibile consultare il sito: www.museoornitologicodiapice.it Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Valerio Massimo Miletti Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente CHIUSANO DI SAN DOME... Articolo Successivo LAVANDERIA E SARTORI...