Di Valerio Massimo Miletti Luoghi, Territorio 10 dicembre 2017 Il Museo del Sannio fu istituito nel 1893 dal Consiglio Provinciale di Benevento, ed inizialmente sistemato nella Rocca dei Rettori da Almerico Meomartini, famoso architetto, archeologo e studioso coltissimo. Con il sorgere della necessità di avere più spazio a disposizione, l’Ente acquistò nel 1928 il complesso monumentale di Santa Sofia dove si trova tuttora. Il luogo è a dir poco suggestivo ed infatti ha ottenuto nel 2011 il riconoscimento quale patrimonio mondiale dell’UNESCO. La chiesa risale all’VIII secolo ed è uno splendido esempio di arte longobarda. Fu fondata dal duca Gisulfo II – anche se ci sono dei dubbi in merito – e completata da Arechi II, duca di Benevento nel 758. L’annesso chiostro è un altrettanto straordinario monumento, ma romanico, voluto da Giovanni IV, abate dal 1141 al 1177; a pianta quadrata, presenta una trifora e quindici quadrifore, con 47 colonne in granito, calcare o alabastro, sormontate da un capitello ed un pulvino tutti differenti tra loro. L’effetto è veramente sorprendente. L’ingresso al Museo è sul lato destro della chiesa e subito si presenta agli occhi del visitatore, nel piccolo giardino antistante, una nutrita esposizione di colonne, cippi funerari, frammenti di trabeazione, capitelli, che danno un’idea di ciò che si troverà all’interno. Ed infatti il Museo non ci lascerà delusi: esso è ricco di testimonianze sannitiche, ma anche preistoriche, greche, romane, per passare poi a quelle medievali, moderne e contemporanee. Questo Museo, infatti, si è ingrandito sempre più, acquisendo nel 2011 l’antico Palazzo Casiello, dove è stata allestita una pinacoteca con opere che giungono fino al XIX e XX secolo. Ma andando per ordine, nella prima sala troviamo numerosi reperti preistorici, come frammenti di vasi, coppette, testine votive, punte di lancia, selce ed ossidiana, mentre, proseguendo, si accede al cuore dell’esposizione, dove troviamo numerosissime statue, molte purtroppo acefale, ma dalla fattura squisita. Spicca una testa di donna di grandi dimensioni, identificata come la testa di Hera, ritrovata a Benevento nel 1903 e sicuramente inserita in una statua di dimensioni colossali; o anche un rilievo con testa di littore (assistente di magistrati e imperatori) presente ad Apice (BN) alla metà del Settecento e poi donata al rettore pontificio e celebre antiquario Stefano Borgia, che lo fece murare nell’atrio del Palazzo Paolo V; la sua altissima qualità lo farebbe provenire addirittura dall’Arco di Traiano, e comunque, opportunamente restaurato, si presenta sottratto al degrado ed ottimamente conservato. Numerosissimi sono anche i crateri attici a campana, decorati a figure rosse, risalenti al III secolo a.C.. Seguono numerosi cippi funerari e lapidi con scene gladiatorie a testimoniare il fatto che a Benevento ce ne fosse un’importante scuola. L’esposizione prosegue con il settore tardoantico, con epigrafi funerarie datate tra il 444 d.C. e la seconda metà del VI secolo, e longobardo, con molto materiale databile tra la seconda metà del VI secolo e gli inizi dell’VIII, proveniente dalle necropoli di Epitaffio e/o Pezzapiana, la prima lungo la via Appia e la seconda nella zona nord della città. All’atto della sepoltura, i corpi venivano affiancati da oggetti personali del defunto, o comunque da oggetti che ne potessero rappresentare la condizione sociale. Quindi, vasellame, monete, oggetti da lavoro facevano parte del rituale di sepoltura e si possono ammirare ora presso il museo. Molto bella e suggestiva anche la libera ricostruzione teatrale di un costume di un guerriero longobardo, completo di spada e scudo, realizzato in occasione di una mostra tenutasi nel 2009 presso la Rocca dei Rettori. Numerose anche le epigrafi e le lastre frammentarie di sarcofagi, nonché un sarcofago intero risalente al VI – VII secolo d.C. Questa sezione fu inaugurata il 19 aprile 2012 con la Mostra “Langobardia Minor” a cura di Maria Luisa Nava, vera autorità nel campo dei Beni Archeologici, e direttrice e responsabile scientifica del Museo del Sannio, a titolo gratuito e volontario, tra il 2012 e il 2013. Salendo, quindi, al primo piano, si accede alla sezione di arte moderna dove vi sono pochi ma pregevoli pezzi risalenti al XIV e XV secolo, per poi passare ad ammirare sette grandi tavole di Donato Piperno, pittore beneventano attivo in città negli ultimi anni del XVI secolo. Quattro di queste opere furono restaurate nel 1997 con il contributo della N.D. Amelia Zoppoli Centore, in ricordo del marito Pasquale Centore, Intendente di Finanza a Benevento. Di grande raffinatezza il “monetiere Alberti”, un mobile in ebano, tartaruga, bronzo dorato, vetro dipinto e specchi, di fattura napoletana, risalente alla seconda metà del 17° secolo e di proprietà della famiglia Alberti. Molte le opere pittoriche settecentesche legate alla figura di Pierfrancesco Maria Orsini, arcivescovo di Benevento dal 1686 al 1724, e poi sul soglio di Pietro fino al 1730 con il nome di Benedetto XIII. Tra gli autori, si citano Paolo de Matteis, Antonio Sarnelli, Carlo Maratta e Giuseppe Castellano. Si ammirano ancora busti lignei e bronzei, antiche e pregevoli porte in legno dipinto, ed opere ottocentesche a firma di Filippo Palizzi, Gaetano de Martini, Giuseppe Bonolis ed Emanuele Caggiano. Nell’attiguo Palazzo Casiello, invece, continua la sezione d’arte moderna con Renato Guttuso, Carlo Levi ed autori locali quali Nicola Ciletti e Mimmo Paladino. Di grandissima importanza è anche la Sezione egizia di questo museo, che però dal 2013 è stata allestita nei locali dell’ARCOS (ovvero Arte Contemporanea Sannio). Questa sezione si trova in via Garibaldi, nei sotterranei del palazzo della Prefettura, recuperati a partire dal 2002 con destinazione espositiva, sotto la direzione dell’architetto Vittorio Maria Berruti. I reperti provengono dal tempio beneventano dedicato ad Iside e costruito dall’imperatore Domiziano tra l’88 e l’89 d.C. con materiali provenienti dall’Egitto. Ancora oggi non si è riusciti ad identificare il luogo dove fosse situato il tempio, ma si sa che fu attivo fino all’editto di Costantino (313 d.C.) e all’editto di Tessalonica (380 d.C.). I ritrovamenti furono effettuati quasi tutti dal già citato Almerico Meomartini, durante il restauro della caserma dei Carabinieri, nei pressi dell’Arco di Traiano. L’insieme di questi reperti beneventani costituisce la terza collezione egizia al mondo, dopo Il Cairo e Torino, ma l’unica, al di fuori dell’Egitto, che esponga frammenti provenienti dallo stesso luogo. Il titolo dell’esposizione è: “Iside la meravigliosa e la scandalosa. Viaggio nel mito tra reale e virtuale”. L’esposizione è molto curata e corredata da pannelli illustrativi, con schede che spiegano l’importanza del culto di Iside a Benevento e la storia degli scavi. Vi si possono ammirare resti di statue di Domiziano in vesti faraoniche, sculture delle più importanti divinità egizie, quali Thot, Horus e Apis, rappresentati con teste di falco o sembianze di toro, sculture della stessa Iside. Gli oggetti più importanti sono considerati una “cesta mistica” con i simboli del serpente e della luna crescente, e i resti dell’Iside pelagia, divinità dei mari e fulcro dell’adorazione praticata nel tempio. Da considerare anche, che due altri importantissimi reperti egizi non sono conservati insieme agli altri, ma situati all’aperto. Si tratta dell’obelisco di piazza Papiniano e il Toro o Bue Apis, in granito rosso, che si trova all’incrocio tra via Posillipo e viale San Lorenzo (tuttavia, per quest’ultimo, c’è qualche perplessità nell’attribuzione egizia, a causa di alcuni caratteri distintivi che mancherebbero o che non corrisponderebbero esattamente a quelli canonici). Ultima, ma non per importanza, la sede del Museo dell’Arco di Traiano a Sant’Ilario a Port’Aurea. Situato in via San Pasquale, vicinissimo all’Arco di Traiano, è ubicato in quella che fu la chiesa di Sant’Ilario a Port’Aurea. Il complesso comprende la chiesa, altomedievale, ed un edificio di età imperiale risalente al II secolo d.C. Il complesso, abbandonato e poi danneggiato dai terremoti, fu recuperato solo nel 1974 dalla Provincia di Benevento, che avviò un programma di restauro in cooperazione con il Comune e la Soprintendenza Archeologica. Nel 2004 fu inaugurato il Museo dell’Arco, all’interno della ex chiesa, dove è possibile guardare un video multimediale che racconta le imprese militari dell’imperatore Traiano, raffigurate sull’Arco che porta il suo nome. All’interno del complesso è anche possibile usufruire di una visita guidata al parco archeologico, alla ex chiesa e al Museo dell’Arco, nonché avvalersi di materiale informativo in lingua inglese. Benevento è una bellissima città, piena di storia e di antichità e vi aspetta per essere scoperta. Purtroppo non se ne conoscono bene tutte le potenzialità ed è un po’ fuori dai soliti circuiti turistici che privilegiano le zone costiere a discapito di quelle interne, ma vi assicuriamo che non basterebbe un fine settimana per vederla tutta. Iniziate a programmarne una visita, poiché non ve ne pentirete. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Valerio Massimo Miletti Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Lapio, il buen retir... Articolo Successivo Rodia, l’irpino che ...