Di Zaira Perri Lifestyle, Moda 9 aprile 2021 L’arte della moda, quando una fashion designer arriva ad Emanuel Ungaro. Quando si parla di design si immaginano immediatamente prodotti, progetti, grandi brand, produzioni esclusive, aziende e studi di progettazione brulicanti di designer, correlati da tecnici, sarti e creativi specializzatissimi. Ma cosa c’è realmente dietro alla figura del designer? Come si raggiungono determinate mete professionali? Quali sono le dimensioni produttive in cui si attraversa il Design? Sicuramente è necessario avere alle spalle un percorso formativo specifico, personalità e intuizione. L’atteggiamento multitasking e il desiderio di conoscenza, portano ad una grande intellettualità che determinerà la capacità di visione. Maddalena Marciano nell’appartamento di Emanuel Ungaro a Parigi Io dico sempre che il design è un concetto palindromo, attraversa ogni cosa e oggi più che mai la progettazione è necessaria, legata non solo al concetto ‘del bello’ ma soprattutto al funzionale correlato al necessario rispetto materico… con doveroa attenzione nei confronti del pianeta: save the planet! anzi meglio: save our planet! Fashion designer, automotive designer, trasportation designer, interior designer, product designer, services designer e molto altro ancora, tutte figure professionali che in questo ultimo ventennio si sono via via definite nella loro identità e attività, per altro in continua evoluzione. Le nostre ‘Female Designer ‘sono donne straordinarie che coordinano questo lavoro creativo con vita privata, impegni, scadenze e voli pindarici nella loro fantasia… delle Wow-Woman! L’INTERVISTA ZP Ben trovata Maddalena, è un onore conoscerti, purtroppo non fisicamente ma ormai possiamo dire che ci siamo abituati a questa nuova ‘era’ in cui tutto è filtrato da una webcam e da schermi video. Raccontaci, da dove nasce la tua professione di fashion designer? MM Grazie a voi per l’invito! È un piacere poter condividere la mia esperienza. Ho conseguito gli studi di maturità in arti applicate in design di moda, una laurea in scenografia e una specialistica in architettura e arredamento presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. ZP Chi o cosa ti ha ispirato alla tua carriera professionale? MM Di grande ispirazione è stata la costumista Zaira De Vincentis, grande professionista e grande persona. Grazie a lei nel 1997 mi trasferii a Roma, inizialmente nel ruolo di sua assistente e successivamente in un susseguirsi di sartorie romane come responsabile dei laboratori. Tutt’oggi io e lei siamo molto legate. ZP Come prosegue poi la tua esperienza lavorativa? MM Dopo gli anni vissuti a Roma, nel 2005 mi stabilisco a Parigi dove ho cominciato una nuova ricerca stilistica. Sono partita da una selezione materica dettata dalla mia esperienza lavorativa pregressa e ho affrontato un nuovo concetto di forma, che coniugasse design e scultura. Questo percorso ha dato vita alle mie prime collezioni di accessori. Dopo qualche anno la direttrice della sartoria del Teatro San Carlo di Napoli – Giusy Giustino – ha proposto la mia figura nel ruolo di assistente personale allo stilista Emanuel Ungaro a cui era stata commissionata la creazione dei costumi per l’opera lirica – La Clemenza di Tito – regia di Luca Ronconi. L’incontro con Ungaro è avvenuto in maniera naturale è posso dire che è stato straordinario, lui un artista meraviglioso. Ricordo un colloquio spontaneo, spontaneo proprio come il nostro rapporto lavorativo, nato sin da subito lavorando al suo fianco. Correva l’anno 2009 fino al 22 Dicembre 2019, giorno delle sua scomparsa. Oggi vivo ed insegno a Napoli nella mia città di origine in cui ricopro il ruolo di docente presso l’Accademia di Bella Arti per i corsi di fashion design e design dell’accessorio. Nel 2014 e 2015 ho vissuto a Torino, città straordinaria, dove ho insegnato presso all’Accademia Albertina di Belle Arti, splendida esperienza. Alla base del mio lavoro c’è sempre stata la ricerca materica, numerose sono le collezioni di abbigliamento e accessori moda che ho realizzato in questi anni e molte le esposizioni presso musei e fondazioni. Sono presente nella vivace attività di ricerca e di eventi del mondo della moda, tra exhibition, seminari e workshop. Da quattro anni è nato “Unhabitus”, progetto di eco-couture realizzato con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, in cui si progettano e si realizzano collezioni moda e accessori attraverso un processo di riciclo fatto di scarti tessili aziendali. Questo nuovo concept ha dato vita a molti eventi e pubblicazioni. Nel 2019 grazie all’invito di Clara Tosi Pamphili, ho tenuto un workshop al Guido Reni District per il progetto di Artisanal Intelligence – A.I.Erbolarium AltaRoma in collaborazione con l’Orto Botanico di Roma, in cui ho potuto raccontare e condividere tecniche di tintura naturale per la moda legata al cinema. ZP Quali progetti ricordi con più orgoglio e fatica, magari anche di successo? A noi piacciono gli aneddoti! MM Ah bene! Allora ti racconto del periodo vissuto a Roma! Dal 2000 ero diventata responsabile di laboratori creativi, tintorie, decorazioni, elaborazioni tessili. È stato stupendo prendere parte a produzioni cinematografiche americane per colossi come Walt Disney e Warner Bros. Immaginarsela una possibilità del genere per una ragazza giovane, poco più che ventenne lavorare a Cinecittà nel cinema, osservare da vicino ambienti e figure professionali e poter vedere star americane… un sogno! Ho degli aneddoti particolari, per esempio quando Milena Canonero – costumista premio Oscar – mi contattò per svolgere l’attività di responsabile tintoria per il film “The life acquatic whit Steve Zissou” regia di Wes Anderson, in cui mi chiese di trovare delle nuance stabili per delle mute subacquee utilizzate nel film. Fino a quel momento i tessuti perdevano colore ed era necessaria una soluzione… ci siamo egregiamente riuscite! Altra situazione limite, quando mi chiese di cambiare la tonalità di un cappottino da bianco doveva diventare aragosta per l’attrice Julia Roberts nel film “Ocean Twelve”, tutto questo due ore prima delle riprese! Esperienze molto formative e soddisfacenti, innegabile la tensione. Nel periodo di Parigi con Emanuel Ungaro ricordo i molteplici viaggi, con lui in giro per il mondo alla ricerca di materiali e tessuti ricercati e pregiatissimi, il suo lavoro è stato un connubio di esotismo e culture orientali, infinita fonte di ispirazione e i frutti sono visibili nelle sue ultime collezioni. ZP Le tue esperienze cosa ti hanno insegnato oltre la tecnica? MM Tutte le esperienze della mia vita sono state altamente formative in tecnica e metodo. Negli anni ho capito che per essere un bravo professionista devi avere una mente aperta, sempre pronta al cambiamento. Necessaria è l’etica professionale e la coscienza nel comprendere che le proprie esperienze talvolta apparentemente casuali, si riveleranno essere magicamente utili per altri contesti lavorativi, un vero e proprio bagaglio culturale. Per progettare, nel senso ampio del termine è necessaria la sensibilità, il senso estetico, le competenze tecniche e la curiosità. ZP Tu pensi sia presente nel tuo lavoro il gender gap? MM Partiamo dal presupposto che sono una persona molto determinata e ho sempre creduto nel mio lavoro, nel mio talento e nella mia passione focalizzando sin da subito il mio obiettivo, ma questo non è sufficiente. Devo confermarti che il gender gap esiste ed è presente. Per le donne d’oggi è ancora complicato raggiungere riconoscimenti, spazi ed equiparazione economica e non basta lavorare il triplo di un uomo o essere più competenti come spesso accade. Pare che al genere femminile non venga perdonato nulla, nemmeno la sua natura di essere madre… stereotipi indistruttibili. ZP Hai una frase o una parola che ti rappresenta? MM “L’eleganza è una questione di educazione” questo lo diceva sempre il mio maestro, Emanuel Ungaro. Un uomo di una delicatezza e di una forza incredibile. Mi ha trasmesso il senso del bello attraverso il concetto della leggerezza, della cultura e dell’educazione. La mia visione della vita è completamente cambiata grazie ai suoi insegnamenti. Lavorare con lui è stata un’esperienza unica un continuo scambio di etica gusto ed eleganza. ZP Ad oggi il luogo ideale dove progettare e creare? MM Senza dubbio il mio laboratorio. ZP Ne siamo certi, nella speranza di aver occasione di poterlo visitare. Come ti vedi fra una decina di anni? MM Spero di continuare ad essere la donna che sono e che ho sempre desiderato essere restando sensibile e combattiva, mi auguro di provare curiosità nei confronti della vita e di ciò che mi circonda e di vivere con entusiasmo tenendo presente passato e futuro. XD ringrazia Maddalena Marciano per la sua intervista e per le meravigliose fotografie, narrazione di una moda magica fatta di persone umanamente straordinarie e di straordinario talento. Foto di copertina: Ph. ANIELLO BARONE Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Zaira Perri Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente UN TESORO TUTTO DA S... 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