Di Loredana Zarrella A tavola, Lifestyle a tavola, Irpinia, olio extravergine d'oliva, xd magazine 30 novembre 2017 Tra i suoi tanti tesori, l’Irpinia ne vanta uno di particolare pregio e notorietà. È l’olio extravergine di oliva Irpinia Colline dell’Ufita DOP, uno dei prodotti di nicchia dell’agricoltura locale che, a buon ragione, può essere considerato come l’oro verde del territorio, sempre più apprezzato e presente anche sul mercato nazionale, non solo provinciale e regionale. Ottenuto, in primis, dalle olive della varietà Ravece, è un olio a denominazione d’origine protetta, riconosciuta con un regolamento comunitario nel 2010 (Regolamento n. 203 del 10 marzo 2010), firmato dal Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso. Allora, l’ufficialità premiò l’impegno di produttori e organizzazioni di categoria, andando a confermare l’eccellenza di un olio già particolarmente apprezzato dai consumatori. Ma quali caratteriste ha per essere così pregiato e preferito da tanti? «All’olfatto si rivela fruttato, con piacevoli note erbacee e netti sentori di pomodoro acerbo, percepibili distintamente anche al gusto – si legge nella scheda descrittiva pubblicata sul portale dell’Agricoltura della Regione Campania -; all’assaggio è armonico, con intense, ma sempre piacevoli ed equilibrate sensazioni di amaro e piccante, in armonia con l’elevato contenuto in polifenoli. L’acidità, inoltre, non supera il valore di 0,50%, con punteggio al panel test non inferiore a 7». Indicata con precisione è anche la vasta zona di produzione, che comprende 38 comuni dell’Ufita e della Media Valle del Calore: Ariano Irpino, Bonito, Carife, Casalbore, Castel Baronia, Castelfranci, Flumeri, Fontanarosa, Frigento, Gesualdo, Greci, Grottaminarda, Lapio, Luogosano, Melito Irpino, Mirabella Eclano, Montaguto, Montecalvo Irpino, Montefusco, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, San Nicola Baronia, San Sossio Baronia, Sant’Angelo all’Esca, Savignano Irpino, Scampitella, Sturno, Taurasi, Torella dei Lombardi, Torre le Nocelle, Trevico, Vallata, Vallesaccarda, Venticano, Villamaina, Villanova del Battista, Zungoli. Secondo il disciplinare di produzione l’olio “Irpinia Colline dell’Ufita DOP” «deve derivare per non meno del 60% dalla varietà Ravece (valore elevato all’85% per i nuovi impianti); per la restante parte possono concorrere altre varietà locali, quali l’Ogliarola, la Marinese, l’Olivella, la Ruveia, la Vigna della Corte. Estremamente ridotto (non più del 10 %) l’apporto ammesso di altre varietà non autoctone, quali il Leccino o il Frantoio». Particolari e rigide direttive di coltivazione e di oleificazione, che garantiscono il controllo e la rintracciabilità del prodotto, nonché la fedeltà delle peculiarità originarie del frutto, rendono l’olio in questione appetibile anche ai mercati esteri. Per essere pronti a soddisfare la richiesta internazionale di olio extravergine di oliva, sempre più crescente, è nato in Campania un Comitato promotore, presieduto da Raffaele Amore, e costituto presso la Camera di Commercio di Salerno il 10 giugno del 2016. L’iniziativa è stata fortemente voluta da Sabino Basso, numero uno dell’omonimo oleificio, già presidente di Confindustria Campania e Confindustria Avellino. L’obiettivo è di rafforzare l’olivicoltura campana attraverso un marchio unico regionale, “Igp Campania” appunto, come in Sicilia e in Toscana, che abbracci le 5 filiere dop già esistenti in regione, ossia Colline Salernitane, Cilento, Colline dell’Ufita, Penisola Sorrentina e Terre Aurunche. Il nuovo marchio Ue (la documentazione sarà sottoposta al Ministero dell’Agricoltura e alla Commissione europea a Bruxelles) è pronto a ridisegnare la geografia del comparto oleicolo, riadattato alle logiche del mercato. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Loredana Zarrella Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Cetara, borgo marina... Articolo Successivo Una passeggiata nel ...