Di Elisa Giammarino Angolo dei lettori 31 marzo 2020 Forse se anche la signora più burbera del paese ti invia un whatsapp di ringraziamento, allora tutto quello che stai facendo ha ancora più valore. Sono giornate piene e intense, fuori. Sono le giornate di un volontario, dei tanti volontari che silenziosi si sono attivati per non lasciare le proprie comunità sole. Mentre in casa si sperimentano strategie per ingannare la noia, oltre l’uscio delle dimore c’è tanto da fare per tanti, e più trascorrono i giorni e più ci si rimbocca le maniche. Ma non è questo il foglio per raccontare quello che si fa, perché ci sarebbe tanto da scrivere, e non sempre credo sia opportuno farlo. Qui, invece, possono scorrere libere le emozioni, le sensazioni e i pensieri di chi volontariamente si sta dedicando anche agli altri, per non lasciare solo nessuno. Il momento di grande difficoltà ce lo impone. Quando si esce di casa è come se si indossasse ogni volta un’armatura nuova: guanti e mascherine sono monouso e quindi occorre cambiarli spesso. Si ripassano velocemente le cose da non fare: non toccarsi gli occhi, non toccarsi la bocca, non toccarsi il naso, non grattarsi… insomma devi ricordarti di non avere mani. Le stesse che invece esistono solo per donare e aiutare. I contatti sono tanti, la rete di scambi e relazioni umane continua, seppur a rilento, e il rischio è alto perché questo virus insidioso non risparmia nessuno. Sono solo mani di solidarietà. Poi si ripassano velocemente le cose da fare, ma ad esse si aggiungeranno ogni volta le emergenze e gli imprevisti che sono all’ordine del giorno, o meglio dell’ora, anzi del minuto. A piedi, con la macchina, un volontario deve essere sempre pronto. Ma devi dimenticarti di avere paura, devi dimenticarti che esista la paura. Non puoi agire se ti tremano le mani e sei ipocondriaco. Ogni qual volta si varca l’uscio di casa devi essere lucido e vigile. Non puoi permetterti di sbagliare, perché ne vale la tua vita e quella degli altri. Ci sono in ballo troppe vite umane. Ed è in quel momento che dimentichi chi sei, che fai nella vita reale, dimentichi rancori, problemi ed entri in comunione con l’altro per affrontare insieme le difficoltà. Tanta solidarietà reciproca accompagna le “missioni”, tutte diverse. Devi essere poliedrico e versatile. È vero che non puoi permetterti un sorriso, perchè nascosto sotto la tua mascherina, ma basta la voce, una voce calda e calma a rassicurare le persone. E poi vedi i loro occhi e ti bastano. Un’intesa silenziosa che ti accompagna per il resto della giornata. Nel frattempo controlla anche l’ansia. I pensieri vanno più veloce delle tue gambe e mentre fai la spola tra gli anziani per le spese, la tua mente ha già architettato le prossime mosse. È avanti di ore per programmare il tutto, per farti trovare sempre preparato, combattendo con la negatività ed eventuali sconforti. Pazienza. Non mancano le richieste più assurde, – eppure siamo in emergenza, si può rinunciare a qualcosa! -, pensi. Ma non tocca a te giudicare. Inspira, espira, pazienza. Il tuo compito è rasserenare. Dedizione. E così il continuo turbinio di sensazioni si rinnova puntualmente ogni giorno. Resetti quando le luci si spengono, quando finalmente puoi far riposare la mente e il suo caos, e il giorno successivo ricomincia la tua, la nostra battaglia. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Elisa Giammarino Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Successivo La lettera di Giulia...