Di Donatella De Bartolomeis Cultura, Libri cultura, libri, vocazione territoriale, xd magazine 20 novembre 2017 “I pescecani si aggirano senza tregua fra immagini di prede da puntare, inesauribile bramosia di carne succulenta da addentare. La fame è una scossa che pizzica incessantemente i loro occhi fino a diffondersi in tutto il corpo, non c’è tregua. C’è indigenza dell’indispensabile per continuare a vivere. L’acquario non ha padrone, bisogna nuotare in un certo modo, senza dare nell’occhio, è la prima regola fondamentale da seguire per ogni pescecane. Perché le acque specifiche per la pesca sono sotto gli occhi di tutti, ma ci si lascia fottere dalla distanza dettata dalla moralistica cecità di ciò che non ci riguarda. Bisogna sapersi muovere, si ripetono i cacciatori. Chi sono i pescecani? Chi sono le prede? Chi si volta dall’altra parte. L’acquario è soltanto un ecosistema di interessi e i pescecani puntano la preda nel silenzio generale.” Si muovono lentamente, strisciando più che nuotando. Si aggirano nel blu scuro degli abissi in cerca di nuove prede, in silenzio, tra suoni sordi che ti annebbiano i sensi. E mentre leggi, senza neanche rendertene conto, sei anche tu in questo immenso acquario che è la vita. E ti manca il fiato, sei anche tu in apnea, perché sai che da un istante all’altro potresti trovartelo davanti e quando lo riconosci è già troppo tardi. Anche io sono annegata tra le pagina di “Le farfalle e i pescecani” di Raffaele De Marinis prossimamente in uscita per IL PAPAVERO. Un romanzo sulla prostituzione minorile, oltremodo reale. La storia di due ragazzine dalla faccia pulita, due fanciulle che potrebbero essere tranquillamente le ragazze della porta accanto, insospettabili e forse proprio per questo facili prede. Nel raccontarci la loro quotidianità, che nulla ha di straordinario, ma si muove tra i canoni tipici delle famiglie normali, Raffaele ci fa capire quanto breve sia il salto, come è facile cadere nelle fauci dei pescecani e perdere le ali, simbolo di leggerezza, libertà, sogni e pulizia. Ma le farfalle se si catturano muoiono. Devono essere libere e volare dove gli pare. Il loro posto non è in gabbiette ma libere nel cielo. Le farfalle non hanno padrone, le farfalle sono libere, volano dove gli pare. Miryam e Nadia, hanno due vite molto diverse e diversa è la trappola per fagocitarle nelle terribili fauci della prostituzione. Anche gli epiloghi sono diversi e ognuna delle due riconquisterà la libertà a modo suo, anche quando l’unica possibilità di volar via sembra essere la morte. Nei loro letti si alternano personaggi diversi, abilmente dipinti dalla penna di De Marinis. Si ha la sensazione di essere lì, in quella camera e vederli pingui sudare e affannarsi, nel buio del fondale marino. E Raffaele non si limita a descriverne il corpo, Raffaele ruba loro l’anima attraverso frasi smozzicate, in ogni singola goccia di sudore, cogliendo l’aspetto più miseramente umano e il dramma che anche questi uomini infondo vivono in quanto vittime di un vizio assurdo. E non viene risparmiato neanche un prete dilaniato nell’anima nell’ormai insostenibile dicotomia uomo-sacerdote. “…Panem nostrum quotidianum da nobis hodie… et dimitte nobis debita nostra… sicut et nos dimittimus debitoribus nostris…” La cantilena colma d’affanni si sbriciola in un masticare di parole e respiri gonfi di anni, ogni parola sgrana un rosario immaginario di religioso perdono, di giustificazione, di solenne necessità; ogni parola è modulata dall’andatura. E così “Le farfalle svolazzano fra i denti stretti dei pescecani, non c’è scampo sulle ali colori sbiaditi tra gli occhi sguardi scaduti non c’è scampo, non hanno nome, non hanno destinazione, non c’è scampo. Lontane dai fiori ora vagano tra denti affilati, non c’è scampo, sulle ali colori di solitudine e polline di fiori marci non c’è scampo. Il vento le trascina da una gabbia all’altra, il loro tempo si è ormai arenato fra i denti aguzzi dei pescecani. Un libro che fa male e ferisce nel più profondo dell’anima, ma anche un libro che fa riflettere e aprire gli occhi a chi come me diventa ingenuo solo perché non vuole vedere, non vuol credere. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Donatella De Bartolomeis Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Sonata A Kreutzer, s... Articolo Successivo Music & Song Ac...