Di Marcella Lo Conte Cultura, Libri 14 giugno 2021 “L’ARMINUTA”, VINCITORE DI SVARIATI PREMI TRA CUI IL PREMIO CAMPIELLO NEL 2017. Quando si parla della figura della madre non posso non pensare al libro di Donatella di Pietrantonio, “L’Arminuta”, vincitore di svariati premi tra cui il Premio Campiello nel 2017. Un romanzo bello, amaro, struggente e incisivo. In dialetto ”arminuta” significa colei che è tornata, e si riferisce alla protagonista che a 13 anni, nell’agosto del 1975, viene rimandata dalla famiglia d’origine, in un paese montano in Abruzzo, con “una valigia scomoda e una borsa piena di scarpe confuse”. Sa che è stata riportata lì perché la famiglia naturale la rivuole indietro, e che l’uomo e la donna che l’hanno cresciuta sono in realtà i suoi zii. Senza ricevere più di tante spiegazioni l’esistenza dell’Arminuta, che prima era agiata e piena di privilegi cambia totalmente, e viene trascinata in un contesto difficile, poverissimo, catapultata dai comfort della città alla bruttezza del paese. La protagonista ritorna in un luogo a cui nemmeno sapeva di appartenere, e sta tutto qui il succo del romanzo: la perdita di identità e lo smarrimento, perché l’Arminuta è vittima di un abbandono doloroso e incomprensibile; in questo modo l’autrice indaga le diverse sfumature del tema della maternità. La mancanza di rapporto con la madre naturale, quasi del tutto anaffettiva, e l’improvvisa sparizione della mamma adottiva la lasciano smarrita, in cerca di risposte e di un nuovo equilibrio quasi impossibile da raggiungere, di fronte all’incapacità di rassegnarsi. “Nel tempo ho perso quell’idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. È un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure.” Chi è una vera madre e cosa la rende tale? Si possono avere due madri e, al contempo, nessuna madre? Essere madre o non esserlo è una scelta, mentre non si sceglie mai di essere figlia; si tratta di un “lavoro” complicato, non sempre frutto dell’istinto e spesso origine di contrasti e lacerazioni, è un legame viscerale, da cui non si può prescindere. Per questi motivi si tratta di un libro importante per tutte le donne, madri oppure no, e per tutte le figlie, perché porta a guardarci dentro, e insegna moltissimo su un rapporto che, nella sua complessità, resta fondamentale per comprendere chi siamo, a chi apparteniamo. E il tema della maternità, dell’appartenenza e della perdita viene ripreso da Donatella di Pietrantonio nel suo ultimo libro, Borgo Sud, che si lega al romanzo l’Arminuta e ne rappresenta il seguito. Nuovamente, infatti, la nostra protagonista che nel frattempo è fuggita a Grenoble, si trova a dover tornare nel suo paese, ingurgitata dal quartiere di Borgo Sud. Sarà sua sorella a metterla di fronte alla realtà e nuovamente l’arminuta comprenderà che non si può sfuggire al proprio sangue e alle proprie radici: per tutti questi motivi Borgo Sud è stato proposto per il premio Strega 2021, e io non posso fare altro che fare il tifo per Donatella di Petrantonio. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Marcella Lo Conte Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente IRPINIA MIA MERAVIGL... Articolo Successivo Giarnese, scrittore ...