Di admin Luoghi, Territorio luoghi, palazzo filangieri, territorio, vocazione territoriale, xd magazine 7 dicembre 2017 Questa volta ci occuperemo di un palazzo e non di un castello vero e proprio, anche se la questione resta controversa. Nel senso che ci sono alcuni studiosi che sostengono che il Palazzo Filangieri di Lapio sorga sui resti di un antico castello e ne sia la sua evoluzione, mentre altri sostengono che il castello fosse situato in un altro luogo. Ciò non sminuisce la bellezza e l’importanza di questo palazzo, il cui impianto originario sembra risalga comunque alla seconda metà del XII secolo. Trasformato poi nel corso del 1400 dai Filangieri, in una residenza dedicata allo svago ed al riposo, fu abitata da molti componenti della famiglia che vi trascorsero anche lunghi periodi. La famiglia Filangieri è una delle più note ed illustri famiglie del regno di Napoli, soprattutto sotto la dominazione normanna e sveva. Fu decorata di vari titoli nobiliari e ricevuta nell’Ordine di Malta già dal 1444, nonché insignita dei più illustri Ordini cavallereschi. Il capostipite sarebbe un tale Angerio, cavaliere normanno venuto al seguito di Roberto I il Guiscardo, duca di Puglia, i cui figli sarebbero stati chiamati “Filii Angerii” dando origine al cognome Filangieri. Furono imparentati con membri di altrettante illustri casate, quali i Caracciolo, i Carafa, i Ruffo. Il paese di Lapio, inizialmente incluso nel complesso feudale del Casale di Candida, ottenne l’indipendenza solo nel corso del XV secolo. Da subito feudo di questa importante famiglia, restò tale fino all’eversione della feudalità nel 1806. Il nome del paese sembra possa derivare dal latino Lapideum (roccioso), anche se il suo territorio non fu molto frequentato in epoca romana, mentre le prime notizie attestate storicamente, risalgono alla prima metà del XII secolo. Ma dicevamo, il palazzo Filangieri è stato in abbandono per molti anni, mentre adesso è in corso un restauro con fondi POR 2007-2013, ed è prossimo a ritornare al suo antico splendore. La decadenza, purtroppo, a parte i numerosi terremoti, iniziò dopo la vendita degli inizi del ‘900, che causò un frazionamento dell’edificio. Successivamente il palazzo fu acquistato dal Comune che resta attualmente proprietario dell’immobile. Vi si accede tramite un imponente portale ad arco risalente al ‘500, decorato a motivi geometrici e sormontato dallo stemma della famiglia, che immette in un cortile interno lastricato con pietre squadrate. All’interno vi è una bella cisterna in pietra, decorata da stemmi e scudi. Sull’ingresso e sul lato sinistro, una deliziosa loggetta con aperture ad arco. Di fianco alla facciata, sull’angolo destro, un’imponente torre quadrangolare alta sedici metri, con basamento a scarpa, è sicuramente ciò che resta del nucleo più antico dell’edificio. Altre due torri quadrangolari, simili a quella visibile sulla facciata, sono presenti sul lato posteriore, che volge verso la vallata. Nel corso dei secoli, ovviamente, l’edificio ha subito numerosissime modifiche, adattandosi alle mode e alle necessità del tempo, non ultime quelle difensive che andarono scemando a beneficio di quelle mondane rinascimentali. Sul lato destro della corte vi è la scala che conduce al piano nobile, dove vi è un notevole salone detto “delle feste” utilizzato dai Filangieri per celebrare feste religiose e civili a cui partecipava tutta la famiglia e numerosi ospiti provenienti da ogni parte del regno. Di buona fattura gli affreschi cinquecenteschi e seicenteschi presenti nella struttura, per un totale di circa 600 metri quadri di superficie. Una data rinvenuta sugli affreschi segna l’anno 1623, oltre a tempere risalenti alla seconda metà del XVIII secolo. Interessanti anche l’adiacente chiesa di Santa Maria della Neve, un tempo cappella privata del palazzo, e la chiesa di santa Caterina d’Alessandria. La prima era un tempo collegata al palazzo Filangieri per mezzo di una porta che dava sul giardino e alla fine del XVI secolo divenne chiesa maggiore, mentre dopo un secolo circa fu trasformata in Confraternita della Madonna della Neve. Attualmente si presenta in mattoncini rossi e pietra bianca. Sul soffitto e sulle pareti vi sono dipinti su tela del Capobianco risalenti al 1753, mentre nella cupola del presbiterio c’è un pregevole dipinto del 1922 in cartapesta del leccese Giovanni Vollono, raffigurante il Miracolo della Neve. Vi si conservano, inoltre, più di ottanta statue in cartapesta a grandezza naturale, risalenti al XIX secolo, e raffiguranti i “Misteri” ed impiegate nel periodo di Pasqua per le celebrazioni del venerdì santo, in cui sono esposte al pubblico richiamando un notevole afflusso di visitatori. La chiesa di santa Caterina d’Alessandria, invece, è la chiesa madre del paese e risale al XVI secolo, nel suo primo impianto; radicalmente rifatta e modificata alla metà dell’800, presenta una facciata a tre portali di forma rettangolare, di cui quello centrale ornato di frontone triangolare. Di fianco, una bella torre campanaria con i due ordini superiori in mattoncini rossi. L’interno della chiesa, a tre navate, conserva una tela cinquecentesca raffigurante il martirio di santa Caterina d’Alessandria, mentre il soffitto della navata centrale ha tre affreschi e quattro medaglioni; la cupola del transetto presenta anch’essa affreschi raffiguranti i quattro evangelisti. Bello l’altare in marmi policromi ed il coro ligneo probabilmente risalente al XV secolo. Acquisita dal soppresso convento francescano di Santa Maria degli Angeli, una piccola statua seicentesca di san Michele, mentre pregevole è anche un busto ligneo di san Pietro da Verona. Importantissime due reliquie portate da antenati dei Filangieri e qui collocate: un pezzo della Croce di Cristo ed un molare della Santa. Qui si trova anche il sepolcro del cardinale Giuseppe Caprio, nato proprio a Lapio nel 1914 e morto a Roma nel 2005, la cui salma, dopo una Messa presieduta dal cardinale Sepe, fu tumulata nella chiesa in cui aveva ricevuto il battesimo. Ma altre cinque chiese sono presenti nel paese e tanti altri sono i motivi per programmare una visita a Lapio, patria del Fiano – come recita un cartello all’entrata del paese – di cui potrete leggere nella rubrica dedicata alle Cantine. Ci auguriamo che al più presto siano anche terminati i lavori al Palazzo Filangieri, perché sia restituito alla comunità e all’Irpinia tutta, un considerevole pezzo storico ed architettonico della nostra bella terra. L’utilizzo dovrebbe essere quello di farne sede delle associazioni locali e l’ideale per trasformarsi in vetrina promozionale dei locali prodotti enogastronomici, sempre più apprezzati in Italia e nel mondo. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest admin Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Il Cortiglio Rocca N... Articolo Successivo Museo del Sannio, do...