Di Barbara Ciarcia Cultura, Scuola 8 aprile 2020 Se la scuola, a quanto pare, è bella e finita e tutti gli studenti saranno promossi l’Andis, ossia l’associazione nazionale che rappresenta i dirigenti scolastici, boccia in tronco la DaD, cioè la didattica a distanza. Paolino Marotta, irpino purosangue, una vita dedicata alla scuola ai massimi livelli, presidente dell’Andis, in un recentissimo sondaggio commissionato dall’associazione che presiede rivela i retroscena delle criticità che le istituzioni scolastiche italiane stanno affrontando in questo particolare momento storico e di emergenza sanitaria. In classe non ci sono, purtroppo, le distanze prevista adesso dalle disposizioni in materia di salute pubblica e così il ritorno a scuola, per scongiurare ulteriori rischi sanitari, è rinviato al prossimo anno scolastico. Ma anche a settembre ci si ritroverà di nuovo a fronteggiare la distanza di sicurezza nelle aule e per questo, con molta probabilità, sarà necessario ancora una volta il ricorso alla didattica a distanza. La scuola digitale resta ancora un miraggio in Italia. In realtà dirigenti e docenti non nascondono affatto dubbi perplessità e deficienze delle lezioni online. Meglio, molto meglio, la lezione classica, quella frontale. Pertanto il sondaggio promosso dall’Andis lo scorso 29 marzo e diffuso a tutti i dirigenti scolastici in servizio ha raccolto umori percezioni e scetticismo dei massimi rappresentanti delle istituzioni scolastiche nazionali. Al sondaggio hanno partecipato 775 DS in servizio in diciotto regioni diverse. Dalle risposte fornite sono emerse chiaramente le difficoltà legate alla connessione sul territorio. In sostanza non tutti gli alunni possono usufruire delle lezioni online perché non tutti hanno a casa un pc, un tablet o comunque un sistema che consenta loro di partecipare alla attività didattica. Di conseguenza anche i docenti scontano questo incredibile gap. C’è chi, come nel caso davvero esemplare di una maestra del napoletano che fa lezione di balcone in balcone, ha dovuto industriarsi diversamente e ricorrere a trovate originali pur di garantire la continuità didattica ai propri allievi. Le aree periferiche, specie quelle delle maggiori città meridionali come Napoli, Bari, Palermo, Catanzaro, sono quelle più penalizzate e quindi tagliate fuori da un simile innovativo servizio didattico che comunque sia non ha colto preparato il sistema scolastico nazionale. Troppi divari, troppe diseguaglianze. Infatti il 71% dei dirigenti scolastici che hanno risposto al sondaggio dell’Andis ha rimarcato la mancanza di connettività a causa del disagio socioeconomico degli studenti mentre il 53% ha evidenziato la mancanza di dispositivi in ambito familiare. Al di là dei numeri, delle percentuali che fanno statistica resta un dato di fatto l’abisso tra la scuola reale e quella virtuale, e purtroppo, ancora una volta, tra Nord e Sud del Paese. Infine per il 45% dei DS la scuola può agire in autonomia, solo per il 9,7% invece è opportuno che due o più scuole del territorio costituiscano una rete di scopo, mentre per il 42,8% è opportuno che sia l’ente locale a costituire una centrale unica di committenza. Tirando le somme: i tempi non sono ancora maturi per la DaD. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Paola Nazzaro: “Chiu... Articolo Successivo Io resto a casa e le...