Di Zaira Perri Cultura, Spettacolo arte, cultura, lifestyle, luoghi, persone, storia, xd magazine 31 marzo 2020 Lalage Nydia Florio Hacker ci ha aperto le porte del suo studio in Germania accogliendoci nella sua bellissima casa di Heidelberg mettendoci a disposizione un percorso visivo artistico, un viaggio introspettivo da collezionista e artista quale è. In questi ultimi anni la sua Arte Contemporanea le occupa tutto il suo tempo, attività costruita e studiata passo per passo, combinata tra l’Italia e la Germania. Le sue produzioni attraversano tutto il mondo offrendo una visione internazionale attuale e dunque contemporanea. Attraversiamo il suo giardino tra fiori di ogni tipo, curatissimi roseti e tulipani, nel vialetto principale ci vengono incontro due affettuosissimi Golden Retriver. Entriamo in casa e notiamo subito il suo straordinario gusto nell’arredare gli spazi tra oggetti tappeti e suppellettili provenienti da tutto il mondo. Ancora sull’uscio iniziamo a contare tutti i gatti, posizionati nel area d’ingresso della casa, circa dieci, e chiedo conferma ridendo: Dieci vero? Con un cenno mi indica di si!! Tutti bellissimi tra l’altro gatti di razze e provenienze diverse. ZP: Innanzi tutto noi dobbiamo sapere le origini del tuo nome… Lalage ci risponde con un sorriso e sorridendo ci risponde in latino: LF: “dulce ridentem Lalagem amabo, dulce loquentem e continua dicendoci da Orazio che significa: il dolce sorriso di Lalage, la dolcezza del suo parlare… mia madre e la sua formazione classica!” ZP: Da dove arriva o da dove nasce questa necessità di arte? LF: Ho sempre amato le arti figurative ed ho sempre amato disegnare, incentivata da un contesto familiare artistico e intellettuale. Mio padre Michele Florio, giornalista e scrittore, ha lavorato per testate giornalistiche quali l’Unità, La Gazzetta del Popolo e il Giorno. Mia madre pittrice di nudo e collezionista di oggetti d’arte e di sculture provenienti dall’Asia e dal Centro America, con la quale era ordinario andare a vedere mostre, musei e gallerie. Mio Padrino, famoso pittore Piero Ruggieri all’epoca oltre a dipingere, insegnava presso il Primo Liceo Artistico di Torino. Anni molto delicati dal punto di vista sociale e culturale, mi sarebbe piaciuto iscrivermi al Liceo Artistico ma era appena scoppiato il triste fenomeno delle droghe per cui sono stata costretta a studiare presso il Liceo Scientifico. Successivamente alla maturità mi sono iscritta alla facoltà di Architettura, ma mi accorsi sin da subito che non corrispondeva ai miei reali interessi. L’incontro illuminante da li a poco, con un amico di mio padre, il pittore Giovanni Macciotta detto ‘Kiki’ pittore piemontese all’epoca già conosciuto nel mondo dell’arte che mi fu di grande ispirazione. La sua pittura toccava il figurativo e il paesaggistico il realismo e il fantastico, legato ad un concetto di poesia e di ricordo. L’odore del suo studio dei colori ad olio e dei pennelli, un linguaggio creativo per me determinante sul mio futuro. Così mi iscrissi ad un corso di disegno in attesa di potermi inscrivere al successivo anno accademico presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino per il corso di Decorazione. ZP: Raccontaci come lavori, il tuo Luogo e se prediligi silenzio o musica LF: Lavoro da sola prediligo il lavoro in studio, amo stare in mezzo alla natura che mi favorisce il pensiero creativo ma succede anche quando ascolto un certo tipo di musica. ZP: Hai un luogo di lavoro ideale? LF: Qui, Immersa nel verde come nella mia casa di Heidelberg che affaccia su una stupenda collina ricca di alberi. E’ meraviglioso sorseggiare il caffè guardando fuori, osservare i colori e il cambiamento della luce che si combina durante l’arco della giornata, suggestive le varianti cromatiche nelle diverse stagioni. Quand’ero più giovane non riuscivo ad uscire dalla città avevo bisogno del rumore e di caos. ZP: Chi ti ha ispirato nella tua carriera? LF: Le fonti d’ispirazione sono molteplici, il mio vissuto in primis dagli artisti conosciuti e frequentati personalmente a quelli studiati e incontrati nei musei. Ho sempre amato moltissimo il lavoro di Boetti nonostante fosse molto diverso da ciò che facevo da ragazza. Ricordo Ali nella sua casa Romana di Via Teatro Pace, ero una ragazzina e quell’incontro così profondamente culturale ha cambiato il mio modo di vedere le cose. ZP: Hai dovuto compiere molti sacrifici per arrivare dove sei ora? LF: Si tanti, sono una donna e ci sono stati momenti in cui la famiglia è passata davanti alla pittura, io, figlia unica ho dovuto occuparmi del mio amato padre per diversi anni travolto da una brutta malattia che c’è l’ha portato via. Sulla scia di questo cambiamento familiare siamo andati via anche noi. Ho seguito i miei due figli che studiavano balletto classico in un importante Accademia della Germania (ragione per cui viviamo qui). Terminato quel percorso di studi hanno iniziato l’università della Scozia, luogo che amano, credo molto nel modello educativo anglo-sassone. Attualmente io vivo con la adorata madre e i nostri animali qui nella città di Heidelberg conciliando pittura produzione e spostamenti per le varie mostre. ZP: Spiega la tua arte LF: La pittura è un concetto intimo la pittura dell’anima e delle anime. La mia pittura è tridimensionale, tattile, fatta di sabbia, colore e tagli (come i tagli dell’anima o le ferite inflitte), il concetto di forza espresso dal colore ma allo stesso tempo il senso di la riflessione profonda dietro un gesto istintivo e graduale. La gioia come un sorriso naturale e non dovuto Mi piace usare la garza, sono garze mediche lo stesso tipo di garza impiegata nelle cure mediche di mio padre… ZP: Prova ad usare una frase o, ancora meglio una parola per descrivere la tua arte LF: TABULA RASA il titolo di tutte le mie opere a partire dal 2017. ZP: In cosa credi? LF: In me stessa, nella natura e nell’Universo. ZP: Come ti vedi fra dieci anni? LF: …come B.B., la nostra amata Brigitte Bardot inteso come ispirazione si intende! Una grande fattoria di animali, amo la loro compagnia più di quella umana. Si vede, no? – ride e aggiunge – …nel caso cambiassi casa, ti dirò, non mi dispiacerebbe prendere anche due pecore… ZP: Il tuo mestiere ti ha reso felice o ha reso felice altre persone? LF: Fondamentalmente mi rende felice, senza questo potrei essere una grande depressa, dipingere è come una droga, è uno stimolo sano che ti fa star bene. L’arte è coinvolgimento. Per dipingere bisogna essere profondamente egoisti, il processo creativo è totalmente autoreferenziale, quello che si restituisce al pubblico è energia rivestita di colori. ZP: La società come percepisce la tua figura professionale e come percepisci tu la società? LF: La società in linea di massima è profondamente distaccata rispetto all’artista, le persone non percepiscono il valore di un’opera, dal valore oggettivo per i materiali impiegati al il valore concettuale di ricerca e linguaggio. Come dicevo prima, I colori e i pigmenti di qualità hanno dei costi importati, inoltre ci sono i costi di trasporto; la logistica negli ultimi anni e a carico dell’artista. Una volta il gallerista provvedeva anche alla logistica alla gestione dell’arte in tutto e per tutto, mentre oggi la figura del gallerista è collocata in un olimpo di figure professionali difficilmente raggiungibili e la gavetta.. Beh la gavetta è una salita ripidissima, ma strepitosa. Le persone ancora oggi chiedono “cos’è l’arte astratta? E aggiungono : Non la capisco!! Nonostante siamo uno dei paesi con una ricchezza artistica e architettonica immensa, la società in linea di massima non è pronta abbastanza per recepire il concetto di arte contemporanea, arte che chiaramente tende alla discutibilità e finché lo fa vuol dire che abbiamo ancora qualcosa da dire comunicare e qualcosa per cui discutere. La nostra società attuale è un continuo spiraglio di opportunità, ci si deve muovere nelle varie società, culture e soprattutto destreggiarsi molto bene nel mercato che a sua volta si muove molto e molto velocemente. A Londra ho un Art Dealer che stimo moltissimo e mi segue già da un anno Beata Maria Rzepecka, ti dirò che l’Inghilterra è un posto a cui sono legata particolarmente, non detto che un giorno… – e continua ridendo. ZP: Prossimi appuntamenti? LF: A febbraio sarò Dubai a cura di Gina Affinito, a marzo sarò a New York presso la Clio Art fair e contemporaneamente esporrò a Londra presso la Shapero Modern a cura di Beata Maria Rzepecka. Ad aprile a Londra presso la Camden Image Gallery a cura di Stefania Carrozzini e nello stesso mese sarò a New York (Tribeca) per la Woman of the world con la curatrice Carly Aguilera. A maggio nuovamente Londra sempre alla Shapiro Modern…e poi una personale a Corleone in Sicilia verso fine primavera o inizio estate con la presentazione di Valerio Deho. Ringraziamo Lalage Nydia Florio Hacker per il tempo dedicatoci. È sempre meraviglio riuscire a mettersi in contatto con figure professionali così creative, sono capaci di sospenderti dal tempo che resta infinito proprio come una opera arte. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Zaira Perri Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Michele Pilla: ̶... Articolo Successivo “IO RESTO A CASA. IL...