Di Barbara Ciarcia Editoriali 3 aprile 2020 La sospensione è la nostra nuova condizione. Come quella dei funamboli equilibristi o di quelli che camminano scalzi sui cocci di vetro. Il tempo è sospeso, la spesa è sospesa. E così i progetti, i sogni, le aspettative, il futuro. In pratica le nostre stesse vite. Tutto adesso può attendere. Tutto d’ora in avanti è rinviato a data da destinarsi. Perché la pandemia da Covid-19 non ha certo una scadenza. E’ imprevedibile, imperscrutabile come la sorte. Ci muoviamo come lungo una linea di confine, labile, impercettibile. Di qua c’è la vita prima del virus, di là quella che verrà. E di sicuro non sarà più la stessa, o almeno non lo sarà per ora. E’ la convinzione generata dall’attuale condizione di superstiti. E a pensarci poi è la stessa radice di ‘superstizione’ che in questo caso fa tanto rima con maledizione. Quella della tradizione popolare dell’anno bisesto innanzitutto. O quella virale, e più prosaica, di un male umano inevitabile. Le solite, dozzinali profezie da manuale medievale dell’aspirante stregone. Pane per i denti dei profeti di sventura che si esercitano sulle tastiere, e in rete adescano adepti. Nulla di più incredibile, specie di questi tempi. E in attesa di quelli migliori sospendiamo ogni giudizio sui mentecatti che infettano pure i social diffondendo idiozie a buon mercato. Magari se facessimo più silenzio e meno rumore, se fossimo più capaci di ascoltare e meno di ciarlare a vanvera, ecco che dalla guerra, impari, contro il Covid-19 avremmo imparato, si spera, più di una lezione di vita contro la morte. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Il reddito di speran... Articolo Successivo Una surreale primave...