Di Loredana Zarrella Cultura, Spettacolo 26 novembre 2020 Piccoli musicisti crescono nel segno della tradizione. Nel tempo della sospensione e della prudenza, del post lockdown e della pandemia non ancora sopita, le bande musicali sono state le protagoniste dell’estate, delle feste doverosamente ripensate in virtù del contenimento del contagio. Tra queste si è distinta la Banda musicale “Umberto Giordano” di Lacedonia che ha suonato, di recente, in paese, a Zungoli e a Rocchetta Sant’Antonio. «Le nostre esecuzioni sono state molto più ridotte rispetto agli scorsi anni ma abbiamo cercato di fare la nostra parte, emozionando ed emozionandoci anche grazie alla partecipazione dei piccoli musicisti, sempre più numerosi» ha commentato il giovane Maestro della Banda Emiddio Onorato, ingegnere, diplomato al Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento. Se è vero infatti che, in molti casi, le tradizionali manifestazioni popolari e religiose sono state del tutto cancellate, mantenendo solo le celebrazioni liturgiche, in altri frangenti sono state le bande cittadine a mantenere viva l’espressione più gioiosa di questi appuntamenti. L’atmosfera si è così colorata di speranza e di composta allegria grazie ai tanti musicanti che hanno accettato di suonare nelle piazze, nelle strade e nei vicoli dei paesi irpini e di altri territori della Penisola. Sono mancate le rappresentazioni sacre, le processioni, i concerti e i grandi spettacoli in generale. Eppure, le feste hanno mantenuto la loro intrinseca magia grazie a quel sentimento popolare capace di rinnovarsi e reinventarsi. Le bande hanno fatto, appunto, la loro parte. Ma come è strutturato e come nasce il gruppo “Umberto Giordano”? Nel repertorio figurano brani originali per banda, marce sinfoniche, marce militari, colonne sonore, arrangiamenti di musica classica, leggera, jazz e latino-americana. Fiati e percussioni danno vita a composizioni scritte originariamente per orchestra sinfonica e adattate per banda mentre il basso, la chitarra elettrica e strumenti meno convenzionali come la fisarmonica animano la musica leggera. Così, tra le marce sinfoniche troviamo “Regione Abruzzo” di Michele Lufrano, “Maria Luisa” di Giuseppe Lanaro, “La Perla” di Giovanni Minafra, “Omaggio a Gioia” e “Afrodite” di Gino Bello, “I Buffoni” di Pietro Marincola, “Spagnolita” di Pietro Lanzilotta, “Raimondo” di Walter Farina; e poi ancora “Ragusa” di Raffaele Iacono, “Vivacità” di Salvo Miraglia, “Scherzando” di Nino Ippolito, “Piergiorgio” di Gesualdo Coggi, “Negrita” di Giovanni Orsomando; e ancora, gli arrangiamenti per banda dei grandi capolavori musicali ad opera dei compositori Lorenzo Bocci (“L’italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini), Franco Cesarini (“La gazza ladra” di Gioacchino Rossini), Silvano Scaltritti (“Zeromania” di Renato Zero), Andrea Ravizza (“Sway” di Michael Bublé), Paul Murtha (“The Best of Queen”), Emiliano Gusperti (“Il postino” di Luis Bacalov), nonché la bellissima colonna sonora di Nino Rota per il film di Federico Fellini “Amarcord”. A Lacedonia la tradizione bandistica affonda le sue radici nel 1885 quando si costituì la prima formazione musicale composta da giovani artigiani del posto diretta dal Maestro Donato Ferrante, diplomato al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Nella competizione con le bande di S. Severo e Lucera, la banda ottenne a Cerignola l’ambito premio in palio e dopo otto giorni, a Solofra, in concorso con altre due bande pugliesi, fu premiata con la Bandiera e la medaglia d’argento. Dopo un periodo di smarrimento, a seguito delle emigrazioni e delle guerre, la banda fu ricreata da Don Antonio Pasciuti nel 1919, nel contesto del seminario diocesano di Lacedonia. L’anno successivo, Don Pasquale Saponiero divenne presidente e chiamò a dirigere il rinato concerto bandistico il Maestro Lodovico Virone che permise di riscuotere ampi successi in Basilicata, nel salernitano e nell’avellinese. Il terremoto del 23 luglio 1930 decretò una nuova battuta d’arresto. La banda si sciolse di nuovo e i suonatori storici trovarono altrove diversa sistemazione anche se spesso tornavano a riunirsi, soprattutto in occasione delle piccole feste religiose. Nel dopoguerra (1945) venne contattato il Maestro Gerardo D’Amato del Conservatorio di Napoli e il complesso bandistico si risollevò affermandosi sempre di più. Guidata e diretta dal Maestro Michele L’Annunziata, già prima cornetta nella banda musicale della Marina italiana, nel 1972 la banda prese il nome di banda musicale “Umberto Giordano” dal nome del compositore italiano – nato a foggia il 28 agosto 1867 e morto a Milano il 12 novembre 1948 – ricordato per il taglio teatrale delle sue opere e per la ricca inventiva melodica. Con la morte di L’Annunziata, fu il Maestro Rocco Di Geronimo, appena rientrato in Italia dopo gli anni trascorsi tra la Svizzera e gli Stati Uniti, a prendere le redini del concerto bandistico, avviando alla musica centinaia di allievi per i decenni a venire e portando il gruppo a ricevere premi e riconoscimenti e a suonare in manifestazioni e concerti in varie regioni limitrofe. Dal 2016 la direzione è passata al giovane Maestro Emiddio Onorato, diplomato in Tromba presso il Conservatorio di Benevento. Membro della storica banda fin da bambino, Emiddio ha deciso di dedicarsi soprattutto alla formazione dei piccoli musicisti. Da questa intenzione, nasce il laboratorio musicale della banda che, in modo completamente gratuito, mette a disposizione la competenza dei membri più esperti per insegnare ai piccoli a suonare, «al fine di perpetuare la tradizione musicale di Lacedonia ma mossi soprattutto dalla convinzione che imparare a suonare uno strumento aiuti i bambini a sviluppare creatività, disciplina e autostima e aumenti esponenzialmente il loro bagaglio culturale». «È davvero emozionante riuscire a trasmettere la passione per la musica ai più piccoli» ha aggiunto Onorato. «Nei progetti futuri c’è la volontà di portare avanti questa tradizione con sempre più orgoglio e fermezza – continua -. In più, ci piacerebbe riproporre le attività già attuate con il progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, ndr) per continuare a mettere in essere uno scambio interculturale nel segno dell’inclusione e della condivisione dei saperi». Per via delle restrizioni dovute al Covid-19, l’attività di formazione è proseguita attraverso lezioni di didattica a distanza. «Per tenere vivo lo studio della musica, siamo rimasti in contatto attraverso la rete e abbiamo realizzato dei video per celebrare le varie festività capitate durante il lockdown, come il 25 aprile, il 1 maggio e il 26 maggio» conclude il giovane Maestro. Che Lacedonia sia città di impegnati e instancabili musicisti lo dimostrano anche le formazioni che si sono succedute negli anni. Accanto alla “Umberto Giordano” si è posizionata, negli ultimi anni, la banda cittadina “Città di Lacedonia”. Tutte hanno in comune una radice profonda, secolare, che richiama una forte valenza sociale e un’ampia espressività multifonica. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Loredana Zarrella Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente I primi venticinque ... Articolo Successivo Le emozioni nella sc...