Di Barbara Ciarcia Persone, Territorio persone, Sannio, territorio, vocazione territoriale 4 dicembre 2016 Alla soglia dei settant’anni Mario Clemente Mastella, in politica da quattro decenni, il cittadino più famoso di Ceppaloni ma da due mesi residente a Benevento, ha scelto di battere una strada politica diversa e alternativa per sparigliare il gruppo monolitico di centrosinistra che per due lustri ha amministrato il capoluogo sannita. L’ex giornalista RAI, l’ex Guardasigilli, l’ex punta di diamante della DC, allievo di Ciriaco De Mita che lo “ha fatto assumere in Rai mentre ai miei colleghi replicai che loro invece erano entrati per concorso”, da giugno è primo cittadino della più piccola provincia della Campania. Il leader dei ‘Popolari per il Sud’, il fondatore di partiti d’ispirazione centrista come il CCD, Cristiani Democratici per la Repubblica, e ancora Unione Democratica per la Repubblica e l’Udeur ha optato alla fine non per una scelta di comodo ma per il bene e il futuro della comunità che gli sta a cuore e lo ha eletto a furor di popolo. Le sue citazioni sono celeberrime quanto la sua famiglia, solida e unita come lo sono quelle del profondo Sud. Da quando è sindaco di Benevento le porte del Municipio, che lui definisce “la casa di tutti”, sono sempre aperte ai cittadini. Da Palazzo Chigi a Palazzo Mosti: non è una retrocessione per un politico di razza come Clemente Mastella? Cosa l’ha convinta a candidarsi a sindaco di Benevento? “Lo scenario locale è decisamente più interessante, senza dubbio sul versante del diretto confronto con i cittadini: si recupera attraverso questa dimensione una logica della politica anche più gratificante perché mossa da spirito immediatamente di servizio. Non nascondo la mia maggiore dimestichezza con le questioni di carattere nazionale che per tanti anni hanno scandito il mio impegno politico: va detto che non è la prima volta che ricopro il ruolo di sindaco, per il quale ero stato già eletto dai miei compaesani di Ceppaloni. Sono l’unico in Italia ad essere stato sindaco prima di un comune della provincia e poi del capoluogo. Certo, amministrare un capoluogo è sicuramente più impegnativo, anche questo è il lato intrigante della sfida. Chi mi ha convinto? Tanti amici e moltissimi cittadini che me lo hanno chiesto con insistenza: devo dire che all’inizio ho avuto più di una riserva ma con il passare del tempo, rendendomi conto dello stato di necessità in cui versava la mia terra, ho messo da parte i dubbi e lasciato spazio all’entusiasmo. Non finirò mai di ringraziare tutti coloro che mi hanno indirizzato su questo impervio cammino”. Un anno dopo l’alluvione Benevento ancora non ha avuto il suo riscatto. Eppure lei si sta adoperando affinché la città recuperi dignità, abbia quello che gli spetta e soprattutto che non sia più un capoluogo Cenerentola della Campania. Nonostante ciò Benevento sta vivendo un momento magico e una congiuntura istituzionale favorevole, ma cosa serve alla città per fare un salto di qualità su scenari più appetibili e per essere più attraente? “L’alluvione è stato un passo indietro rispetto allo sviluppo del territorio: esattamente come un sisma. Si tratta di una perdita secca di infrastrutture e potenzialità economiche. Di fronte a questo dramma che ha investito contemporaneamente i beni pubblici e quelli privati, ci si attendeva, giustamente, un ristoro immediato e attenzioni di lungo periodo, invece, terminata la fase più calda dell’emergenza, è emerso dal fango tanto disinteresse. Abbiamo registrato una distanza siderale tra la solidarietà e la voglia di riscatto che hanno messo in piedi i beneventani e la burocrazia centrale, spesso percepita come distratta e quasi senza cuore. Benevento, solo per dimensioni anagrafiche, è l’ultima provincia della Campania: il piano storico e culturale, quello produttivo e delle eccellenze, turistico ed enogastronomico, non ha ragione di essere mortificato. Abbiamo piccoli segnali in controtendenza, caratterizzati innanzitutto dalla grande volontà popolare di imprimere una svolta ad una stagnazione economica e sociale non più accettata passivamente. A Benevento serve poco per attuare un pieno rilancio della sua economia e del suo tessuto sociale, purtroppo, però, non tutte le carte da giocare sono nella disponibilità del territorio: il consolidamento di una vocazione funzionale, ad esempio, deve essere accompagnata da un percorso che affida la prima mossa alla Regione”. Gli obiettivi per il prossimo futuro del sindaco Mastella… “Non ho obiettivi a cui tendere, nella mia carriera politica ho avuto la fortuna di rivestire prestigiosissimi incarichi istituzionali. Sono stato Ministro della Giustizia e sono stato parlamentare per otto legislature avendo l’onore di essere eletto in entrambe le Camere: voglio solo fare bene il sindaco nell’interesse della mia comunità”. Si è pentito di questa scelta amministrativa ai tempi della spending review? Ha nostalgia della politica attiva? Pensa di tornare a farla e con quale schieramento? “No, assolutamente, mai pentito nemmeno per un attimo. Conoscevo le difficoltà a cui andavo incontro e proprio da queste ha tratto linfa la mia candidatura. Farò politica, non c’è dubbio: l’ho sempre fatta e non so se riuscirei, pur volendo, ad esimermi da un impegno che ritengo dovere civico. Per questo, solo qualche giorno fa ho inaugurato un movimento a trazione territoriale che ha nelle sue corde la possibilità di accendere un riflettore sulla questione delle aree interne del Sud. Ecco, ritorna prepotente la mia dimensione locale: non ci sono schieramenti di fronte ai problemi, ma solo la partecipazione e l’impegno”. Lei è per il riciclo in politica o per la “rottamazione”? “Io sono per un lessico intelligente e per una visione della politica che vada oltre le mode del momento. Ho visto tanti riciclati e tanti rottamati che non valevano nemmeno la metà dei rottamatori: credo che quando il panorama si impoverisce di energie e sensibilità a pagare il conto siano sempre i cittadini. Da questo punto di vista sono per la qualità in politica: chi è in grado di assicurarla con efficacia ha il dovere di farsi avanti”. Foto di Antonio Caporaso. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Luca Cipriano: un gi... Articolo Successivo Alfonso Cerulo, il b...