Di Salvatore Pignataro Benessere, Medicina benessere, medicina, vocazione territoriale, xd magazine 1 marzo 2017 Dottore Giuseppe Memoli, il diabete si configura come una piaga dilagante nella società. Quanto c’e’ di vero in questa affermazione? La preoccupazione è reale perché il numero di persone che si ammala di diabete mellito è in continuo e progressivo aumento tanto da rappresentare una vera e propria emergenza sanitaria che coinvolge tutto il pianeta, sia i paesi sviluppati, sia quelli emergenti, sia quelli in via di sviluppo e per questo motivo l’OMS ha incluso il Diabete mellito tipo 2 nelle tre emergenze sanitarie mondiali insieme alla tubercolosi ed alla malaria. In Italia si stima una prevalenza totale di persone affette da diabete di circa 6,2% pari a circa 4 milioni di persone. Ad essi va aggiunto un milione di persone che ignorano di avere la malattia (diabete sconosciuto). Un numero impressionante di persone tanto da poter affermare che la malattia è presente in ogni famiglia italiana comportando costi economici davvero molto onerosi quantificabili in circa 15 miliardi di euro all’anno, pari a circa il 10% del Fondo Sanitario Nazionale, senza considerare i costi indiretti, legati soprattutto ai giorni di assenza dal lavoro, alla disabilità, alla premorienza. Quindi un costo immane per l’individuo, per la famiglia e per la società. Lei dirige egregiamente il centro diabetologico San Luca di Ariano Irpino, in cosa consiste lo screening diabetologico effettuato nel centro in cui lei lavora? Il centro antidiabete San Luca che dirigo e nel quale lavoro da circa 30 anni è una struttura nata per effetto della Legge 115 del 1987, una legge innovativa, largamente imitata in tutto il mondo, che ha avuto il merito di riconoscere la rilevanza sociale della malattia diabetica e di valorizzare il ruolo dell’assistenza diabetologica su tutto il territorio nazionale, ispirando successivamente tanti documenti regionali e nazionali, come la Legge Regionale della Campania n. 9 del 2009 e il Piano Nazionale della Malattia diabetica deliberato nel 2013 dal Ministero della Salute. Il centro fa parte del secondo livello assistenziale diabetologico. Collabora attivamente sia con le strutture ospedaliere, sia con i medici di medicina generale del territorio ( primo livello assistenziale), fornendo consulenza specialistica, organizzando corsi di aggiornamento, campagne di prevenzione ed eventi educativi in favore delle persone con diabete e dei loro familiari, anche in collaborazione con le associazione di volontariato. L’attività del centro è strutturato secondo il modello del Team multidisciplinare che prevede l’interazione, con il coordinamento del diabetologo, di tutti i professionisti sanitari e parasanitari coinvolti nel complesso processo di cura della malattia diabetica. La persona con diabete, inviata dal medico di medicina generale, può effettuare presso il centro tutti gli esami clinico strumentali ( esami di laboratorio, elettrocardiogramma, esami ecografici e vascolari di approfondimento) e le consulenze specialistiche ( cardiologica, oculistica, neurologica, vascolare) che servono per effettuare una diagnosi circostanziata di malattia, un piano di cura personalizzato, una diagnosi precoce delle complicanze croniche ed un adeguato monitoraggio delle stesse, se già presenti. Nel team operano anche altri professionisti che hanno un’importanza fondamentale nel processo di cura della persona con diabete, soprattutto per quanto riguarda le attività educative e di addestramento, come gli infermieri professionali dedicati, la dietista ed il podologo. Il centro San Luca è inoltre coinvolto in molte sperimentazioni cliniche multicentriche nazionali ed internazionali. Le statistiche ci dicono che il diabete e le malattie metaboliche in generale sono in aumento. Perchè e cosa bisogna fare per contrastarle? Le malattie metaboliche come l’obesità ed il diabete mellito sono dilaganti con una crescita inarrestabile, lo dicevamo prima. Le cause principali vanno ricercate soprattutto in una complessa interazione tra fattori ereditari ed ambientali. Il nostro patrimonio genetico è tuttora, ancestralmente, improntato al risparmio energetico, come quello dell’individuo primordiale e la sua esposizione ai fattori ambientali propri della vita moderna ( eccessiva alimentazione, scarsa attività fisica ed anche l’inquinamento ambientale) causa un impatto devastante determinando accumulo di adipe soprattutto a livello dell’addome ( obesità addominale) con conseguente sviluppo di diabete mellito, ipertensione arteriosa, dislipidemia ed altri difetti metabolici che favoriscono l’insorgenza delle malattie cardiovascolari che, in definitiva, rappresentano la causa di morte più frequente delle persone diabetiche. La prevenzione, se adeguatamente pianificata, è estremamente efficace, risultando fondamentale. Bisognerebbe inculcare, in tutte le famiglie, la cultura del benessere promovendo campagne informative che mirino a modificare comportamenti inadeguati, già a partire dall’età scolastica. La Campania, purtroppo, nonostante sia considerata la culla della “Dieta Mediterranea”, ha il triste primato di avere il più alto tasso di bambini obesi rispetto ai bambini delle altre regioni italiane e la causa è da ricercarsi soprattutto in un’alimentazione errata e nella scarsa attività fisica dei nostri bambini, che molto spesso imitano i comportamenti sbagliati di noi adulti. Puo’ dare dei consigli per evitare o ritardare l’insorgenza del diabete? Quali esami occorre effettuare? Il diabete mellito tipo 2 è una patologia che può essere evitata o ritardata tenendo presente alcuni concetti fondamentali. Dai genitori si eredita la predisposizione alla malattia e non la malattia stessa. Pertanto, se un individuo ha uno o entrambi i genitori diabetici e/o obesi, deve stare particolarmente attento a non ingrassare ( particolarmente pericoloso è il grasso si accumula a livello dell’addome) ed a praticare costantemente un’adeguata attività fisica. Inoltre, poiché la malattia, all’inizio, non dà sintomi eclatanti, sarebbe opportuno eseguire, almeno ogni anno, nei soggetti a rischio, il dosaggio della glicemia a digiuno ed in caso di una sua alterazione effettuare degli approfondimenti diagnostici, come la curva da carico del glucosio ed il dosaggio di un esame fondamentale in diabetologia rappresentato dall’emoglobina glicosilata, che peraltro è anche un affidabile indice di valutazione del compenso della malattia. Se invece un soggetto è normopeso, con uno stile di vita salutare e senza una familiarità per malattia diabetica può sicuramente effettuare uno screening ogni tre anni in caso di normalità dei valori della glicemia. Possiamo dire che oggi questa patologie e’ gestibile o pensa che sia difficile “curarla” totalmente? La malattia diabetica è una malattia cronica, inguaribile, ma controllabile. Uno dei problemi è legato al fatto che, almeno nelle prime fasi di malattia, si presenta in maniera insidiosa e subdola tanto che la persona, e non raramente anche alcuni “addetti ai lavori”, sottovaluta “ quel poco di zucchero in più”. In realtà una glicemia non perfettamente controllata può causare, nel tempo, severe ed invalidanti complicanze come ad esempio quelle cardiovascolari, neurologiche, renali ed oculari. Pertanto è fondamentale che la persona con diabete esegua, almeno annualmente, presso i centri diabetologici territoriali, una serie di indagini mirate alla diagnosi precoce di eventuali complicanze. Molto importante risulta anche il monitoraggio domiciliare della glicemia capillare che il diabetico può comodamente effettuare a casa e che permette un’efficace azione di controllo dei valori glicemici in determinati momenti della giornata, anche al fine di prevenire un eccessivo e pericoloso abbassamento dei valori della glicemia. Quali sono le ultime ricerche e le imminenti novita’ in campo farmacologico per la cura dei pazienti diabetici? Negli ultimi dieci anni l’armamentario terapeutico contro il diabete mellito si è enormemente arricchito. Attualmente disponiamo di farmaci, sia quelli assunti per bocca che quelli iniettivi, efficaci, sicuri e che offrono anche importanti azioni complementari di riduzione del peso e del rischio cardiovascolare. Anche per la cura del diabete mellito tipo 1 insulinodipendente, che è una forma di diabete a carattere autoimmunitario, risultano molto promettenti le ricerche per una soluzione definitiva e mi riferisco alla terapia genica e quella con cellule staminali. In fase avanzatissima, inoltre, è lo sviluppo del cosiddetto pancreas artificiale che è un sofisticato dispositivo elettronico capace di mimare l’azione del pancreas, cioè di infondere insulina in relazione ai livelli di glucosio nel sangue. La tecnologia viene in aiuto anche per quanto riguarda la misurazione della glicemia che tradizionalmente il paziente esegue utilizzando una goccia di sangue dopo puntura del polpastrello di un dito delle mani. Infatti sono già in commercio alcuni dispositivi che consentono un controllo della glicemia con la semplice applicazione sulla pelle di un “cerotto” senza la fastidiosa puntura della dita e che permettono un preciso ed attento monitoraggio delle escursioni glicemiche durante tutta la giornata. Con una battuta finale si potrebbe dire che il futuro della terapia diabetologica è già quasi presente anche se non sono pochi i problemi legati alla sostenibilità economica di tali innovazioni. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Salvatore Pignataro Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Influenza, come cura... Articolo Successivo Stefania Pirozzi: “L...