Di Barbara Ciarcia Editoriali editoriale, xd magazine 1 febbraio 2019 Il bilancio a chiusura di un anno, esattamente il decimo di XD, è un rito irrinunciabile e un rituale che richiede lucidità. Quello di un magazine proiettato sul territorio è ancora più allettante. E’ in fondo il resoconto di storie di vita vera che spesso restano sospese se non fossero impresse sulla carta stampata. E il racconto di un tratto di strada condiviso e affidato a impressioni incise anche nella mente di chi oltre a battere la tastiera batte realmente il territorio alla ricerca di spunti di riflessione su ciò che siamo stati e su quello che ci apprestiamo a essere. Quello del cronista resta sempre uno sguardo critico sul mondo. Quello della redazione è invece un osservatorio speciale, e forse anche privilegiato dei mutamenti sociali e di costume. Un anno che va via e un altro che si alterna ricordano che questo è il ciclo della natura: un cambio di passo. E ogni cambio porta con sé la nostalgia per quello che è stato e la speranza per quello che sarà. E cambia anche la lingua. Quella attuale è senza dubbio ‘social’ e più snella. La lingua per i giornalisti è la materia prima. Oggi poi ci si interroga maggiormente, e continuamente, sugli strumenti da adottare per comunicare e sul linguaggio più consono per informare e raggiungere in modo più efficace il pubblico di lettori che sono innanzitutto navigatori e internauti. Da qualche tempo, si sa, tutto è cambiato. Eppure molto in fretta. La carta stampata sta scontando innanzitutto questo cambio epocale e sociale, e sta subendo le principali e più deleterie ripercussioni. Stare al passo coi tempi, e in un’epoca che non è affatto normale, è un’impresa titanica. In realtà, abbiamo la consapevolezza di stare dentro una rivoluzione, quella di un mondo nuovo in costante connessione. E’ il mondo di ‘The game’ per dirla con Alessandro Baricco che impone una seria riflessione alla filiera del giornalismo e quindi al percorso canonico delle notizie. I cambiamenti sono continui e sempre più radicali. Quelli linguistici non si sottraggono certo a questo ineluttabile stadio evolutivo. Lingua e parole hanno un senso e un peso oggi più di prima. Chi come noi fa informazione territoriale si pone spesso domande che rimandano agli strumenti usati e quindi al linguaggio. Che lingua si deve usare nell’èra delle notifiche? Cosa significa saper usare strumenti diversi per lettori diversi che leggono e guardano e ascoltano sempre più spesso su uno smartphone? Qual è il lessico più adatto? E c’è ancora spazio per una informazione territoriale e glocalista? Noi, in base all’esperienza fin qui maturata, siamo convinti di sì se l’informazione è di qualità e propina contenuti di largo interesse e consumo mediatico. La profonda trasformazione dei media è dunque inevitabile se non si vuole soccombere agli ingranaggi infernali della rete, di una informazione ‘fast and furious’ che cannibalizza sentimenti ed emozioni. Questi processi, direi fisiologici, impongono di conseguenza cambiamenti di forme e contenuti. L’anno che ipotechiamo e quello che ci apprestiamo a vivere segneranno un ulteriore cambio di passo e di strategia ma non di obiettivi. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Il futuro... Articolo Successivo Sopravvivere alla qu...