Di Barbara Ciarcia Luoghi, Territorio 12 gennaio 2021 Guardia Lombardi è nata in epoca longobarda come vedetta del Ducato di Benevento. Una cittadella di frontiera, un avamposto di difesa contro le invasioni. Ma c’è chi sostiene che il borgo abbia origini più antiche risalenti ai Romani che qui avevano creato un pit-stop prima di scollinare verso le Puglie. Località Taverne, alle porte del paese, rievoca proprio quelle soste ristoratrici per affrontare poi i venti insidiosi del crinale del Formicoso. Da queste parti l’aria è buona e mette appetito. Per questo ci sono eccellenti punti di ristorazione che esaltano le tipicità locali ricorrendo a ricette sapienti e a una cucina sana, robusta. La gastronomia si è adeguata al clima e alle altitudini appenniniche che stimolano la fame. Per sfidare i rigori invernali sono state inventate vivande che rinfrancano lo spirito e tirano su l’umore. Il Carmasciano, tipico formaggio della zona e prodotto di nicchia e d’eccellenza, profuma di zolfo e ginestre. ph. Fabrizio De Marco La dea Mefite, a seconda delle correnti, si fa sentire, soprattutto quassù quando il vento spira contrario e scavalca i tornanti che dall’Ufita planano direttamente in Alta Irpinia. Il paesaggio ha contorni morbidi, colori cangianti a seconda delle stagioni. Da qui passava il tracciato primordiale dell’Appia che univa in diagonale la Campania felix alla Lucania. Guardia Lombardi è una sentinella posta a mille metri d’altezza tra la Baronia e la Valle dell’Ofanto. E’ il secondo Comune più alto della Campania (il primo è Trevico, sta dirimpetto), e uno degli insediamenti abitati più antichi d’Irpinia. Il centro storico, risale al Medio Evo, è un gioiello sopravvissuto a diversi cataclismi e dominato dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, una meraviglia tardo romanica eretta intorno al 1300. Affaccia su una vallata ondulata: in prospettiva c’è il Vulture. Quando l’aria è tersa si scorge anche il profilo azzurrino del Gargano. D’estate Guardia brulica di gente. Tornano gli emigrati, e tornano pure i guardiesi che vivono ad Avellino. La popolazione solo così si rimpingua per alcune settimane, poi torna alla pigra normalità. In paese vivono 1.700 persone. Prima del boom economico degli anni Cinquanta erano quasi il doppio. Gli anziani sono la maggioranza. “Si vive a lungo, per fortuna- esclama Antonio Gentile, il sindaco-. Abbiamo diversi vegliardi, ed è un buon segno e un ottimo auspicio. L’unica sconfitta è lo spopolamento. I giovani, completato il ciclo di studi, se ne vanno e non tornano neppure più d’estate”. Guardi Lombardi rispecchia la triste media irpina dei borghi che lottano per sopravvivere e non soccombere alle statistiche nefaste. Il primo cittadino non si lascia andare allo sconforto dei numeri, e sfodera un insolito, scaramantico ottimismo. Prova così a esorcizzare i timori di un futuro che appare meno solido del passato. “Sarebbe fantastico riuscire a trattenere qui la gioventù- aggiunge ancora Antonio Gentile-, ma i giovani vanno dove ci sono opportunità allettanti. Da noi, a parte le aziende agricole e qualche opificio, non ci sono insediamenti produttivi in grado di sostenere la domanda lavorativa. Giocoforza, abbiamo perso una generazione istruita qualificata: ed è una gran tristezza”. A Morra De Sanctis, qualche chilometro più in là, c’è lo stabilimento della EMA che assorbe parecchia manodopera, anche da fuori provincia. Il sistema però è saturo, e di sicuro non può soddisfare le nuove e numerose richieste di assunzione. La produzione di miele e castagne addolcisce almeno le attuali asperità che lasciano l’amaro in bocca e agli amministratori e alle famiglie che, per farsi beffa della depressione umana ed economica, cedono al richiamo, purtroppo inevitabile, della moderna emigrazione. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Le origini longobard... Articolo Successivo Una stanza tutta per...