Di Barbara Ciarcia Persone, Territorio 2 ottobre 2020 DA ARIANO ALLA CONQUISTA DEL MONDO. IL GRUPPO DA TRENT’ANNI È LEADER NEL SETTORE. Tutto ha avuto inizio trentuno anni addietro. Un sogno, una scommessa, una sfida. Trentuno anni dopo il ‘Gruppo Vitillo’ è una realtà solida, inossidabile. Una garanzia nel settore oleodinamico. Il gruppo di Ariano è infatti leader nel settore, e ha conquistato molto presto il mondo grazie alla intraprendenza, alla tenacia e soprattutto alla passione di una famiglia che non si è mai persa d’animo e ha saputo stare al passo coi tempi ed essere competitiva sempre. L’azienda è in grado di offrire al cliente un servizio integrato e completo per la progettazione produzione e distribuzione di raccordi, adattatori tubi rigidi e flessibili per fluidi ad alta e media pressione. Il gruppo del Tricolle è presente in quattro dei cinque continenti. E ha fatto della qualità e flessibilità nel rispondere alle esigenze del mercato i suoi punti di forza salienti. Non a caso la mission è: we feel better under pression, ossia, sotto pressione stiamo meglio. E non è solo un gioco di parole o uno slogan tout court. E’ piuttosto una filosofia aziendale. Esperienza capacità e competenza, grazie a questo trinomio il gruppo Vitillo ha saputo ad oggi affrontare le sfide poste dalla globalizzazione. Nelle difficoltà poi è emerso il meglio di una squadra votata al successo, una squadra che ha saputo cogliere e raccogliere le migliori opportunità di crescita e miglioramento. Lo stesso è stato ed è per i prodotti del gruppo arianese. Per i clienti ‘Vitillo’ è un partner più che affidabile che garantisce un supporto continuo e costante, determinante per il successo degli stessi. I prodotti Vitillo sono distribuiti in quattro continenti, e in oltre cinquanta Paesi sia direttamente tramite centri logistici e di distribuzione sia tramite i partner commerciali. La presenza di Vitillo nelle aree di maggiore importanza strategica è diretta e garantisce nel contempo una ottimale copertura del mercato offrendo altresì la possibilità di far fronte a picchi di domanda in qualsiasi parte del mondo. Nel 1991 nasce Vitillo spa. Dieci anni più tardi viene inaugurato il secondo opificio per la produzione dei raccordi. Nel 2003 si dà avvio alla produzione del tubo intrecciato. Due anni dopo invece la gamma di produzione viene ampliata con l’aggiunta di raccordi per tubi saldati e tubi spiralati. Nel 2006, al fine di garantire il controllo della materia prima strategica per la produzione del tubo viene acquistata la Centro Mescole Sud, già principale fornitore di mescola del gruppo di Ariano. Nel 2008 la produzione di raccordi viene ulteriormente ampliata con la realizzazione di due nuovi stabilimenti, e si avvia la fase di internazionalizzazione del gruppo con la creazione della Vitek Makedonija Doo. Cinque anni fa infine il gruppo Vitillo consolida la sua presenza internazionale con la nascita dei centri di distribuzione Vitillo USA, Germany e Poland. Nel contempo viene ampliata pure la gamma di prodotti con l’aggiunta del tubo rigido sagomato. Da un trentennio Vitillo è sinonimo di garanzia ed efficienza nel settore oleodinamico. Come nasce questa positiva ed esemplare realtà aziendale irpina? “La nostra azienda nasce dal sogno di mio padre, Giuseppe Vitillo – spiega l’ingegnere Antonio Vitillo-. Siamo partiti davvero da zero. Avevamo appena un paio di macchine in un garage. Le ambizioni però erano solide, e così le difficoltà che sono state molte, all’inizio soprattutto. Per fortuna con il lavoro e la tenacia abbiamo colto al volo le occasioni che negli anni si sono presentate, abbiamo ampliato sempre più la nostra attività fino ad arrivare ai nostri giorni, a quello che siamo oggi. Ovviamente non ci possiamo permettere il lusso di fermarci come recita il nostro motto: we fell better under pression. Appunto”. Oggi siete presenti in mezzo mondo. Qualità e flessibilità sono i punti di forza del gruppo Vitillo. Qual è la mission aziendale? “Semplificare la vita ai nostri clienti, non a caso – continua l’ingegnere Vitillo-. Quello che proponiamo al mercato è un progetto integrato, ossia un pacchetto completo di prodotti relativi ai circuiti oleodinamici. Sono molte le aziende che offrono prodotti simili ai nostri, ma poche molto poche hanno una gamma completa come noi. Il cliente trova in noi tutto ciò che serve, non solo come prodotti ma pure come supporto tecnico e ingegneristico”. La globalizzazione è solo l’ultima sfida a cui siete stati chiamati. Come vi siete adeguati alle esigenze del mercato ai tempi del Covid-19? “Il Covid è stato uno tsunami, impossibile da prevedere. L’azienda, per fortuna, ben strutturata ha le spalle larghe e ha saputo affrontare il lockdown. Ciò non toglie che le difficoltà ci sono state, e ci sono ancora, ahinoi. E non solo in termini di calo di fatturato, ma soprattutto per il rallentamento che hanno subito i nostri progetti che stiamo comunque portando avanti. Dal punto di vista del mercato quello che sta mancando nel post-covid è la pianificazione a medio e lungo termine. Il mercato teme ulteriori ricadute, e un po’ tutti i clienti sono cauti nella pianificazione delle attività. Si naviga a vista, e questo costringe inevitabilmente a rivedere i nostri piani giorno per giorno. A ogni modo, la flessibilità è stato da sempre uno dei punti di forza del nostro gruppo, e oggi lo è ancora di più per sopravvivere innanzitutto”. Una scommessa di famiglia è divenuta in poco tempo una solida realtà imprenditoriale, e un punto di riferimento importante per il territorio. Avete mai pensato di andare via da Ariano? “Il problema non è Ariano ma, lo dico a malincuore – afferma infine l’ingegnere Vitillo- tutto il sistema Italia. Molto spesso l’attività imprenditoriale si deve scontrare con al burocrazia sempre più macchinosa. Io non sono un fautore dell’aiuto pubblico alle imprese ma credo che uno Stato lungimirante dovrebbe non ostacolare l’attività di impresa, e soprattutto fare una programmazione industriale con un orizzonte di almeno dieci-venti anni. Nelle nostre realtà poi mancano da sempre le infrastrutture adeguate la trasporto pesante e una rete internet. Quindi messa così dovremmo solo andare via da qui. A volte siamo stati tentati, ma alla fine è prevalso l’attaccamento al nostro territorio. E non è solo una questione sentimentale ma di rivalsa che ci spinge a lavorare qui e non altrove. I nostri territori hanno potenzialità inespresse. Tanta gente qualificata è stata costretta ad andare via. Speriamo che la politica si accorga presto o tardi di questa realtà amara perché il mondo va veloce e noi qui siamo purtroppo fermi. Non è possibile pensare di continuare ad affrontare il mercato globale con armi spuntate o, ancora peggio, disarmati”. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Avella, la città deg... Articolo Successivo Trevico: tra cinema ...