Di Veronica di Furia Ad un'ora da qui, Lifestyle ad un'ora da qui, itinerari, lifestyle, xd magazine 30 giugno 2017 Foto di Alessandra Valentino Un gioiello affacciato sull’orlo di un burrone in un’area segnata dalla presenza di puli, gravine e grotte. Il fascino di Gravina in Puglia è racchiuso qui, in parte. Sì, perché visitare Gravina significa scoprire un mondo fatto anche di storia, antiche tradizioni, arte, cultura. Siamo al confine tra Puglia e Basilicata, all’interno del parco Nazionale della Murgia, a poco più di 10 km da Altamura e a meno di 30 km da Matera. Qui, l’uomo ha imparato a costruire su e dentro la roccia formando un tutt’uno con la natura. Ed oggi, passato e presente sono fortemente connessi. Protagonista della storia e delle vite della città è la gravina, profonda più di 100 m, sulla quale si estende la maggior parte del comune pugliese. A questa particolare conformazione paesaggistica, simile a un canyon, alcuni attribuiscono l’origine del nome della città. Per altri, invece, il nome Gravina deriva dall’unione delle parole “grano” e “vino”. Non a caso, sullo stendardo cittadino è riportata la frase “Grana dat et vina” (“Offre grano e vino”), attribuita alla città da Federico II di Svevia che amava definirla anche “giardino di delizie”. Un giardino dal quale è impossibile non rimanerne affascinati. Le profonde erosioni rocciose segnate dall’inesorabile scorrere dei corsi d’acqua e le grotte nascoste, un tempo cuore pulsante della vita rupestre di queste zone, rendono il paesaggio uno spettacolo unico, tanto che la città è spesso definita la Matera pugliese. Il piccolo centro storico di Gravina costituisce l’esempio perfetto di come il presente si sia abilmente fuso con il passato. Alle più recenti abitazioni si accostano vecchie case erose dal tempo e dal vento. La maggior parte di esse si trovano nei due quartieri più antichi, Rioni Piaggio e Fondovico. Qui, tra costruzioni in tufo, rocce e cavità nascoste la normale vita quotidiana si svolge ancora con i suoi antichi usi e costumi. In questa zona, inoltre, si celano alcuni dei tesori più preziosi di Gravina come la chiesa rupestre di San Michele delle Grotte. Si tratta di una chiesa collocata interamente in una roccia. Le cinque navate, le colonne e gli archi, infatti, sono intagliati nel tufo. Nella zona dell’altare è ancora visibile l’affresco raffigurante il Cristo Pantocratore. Mentre nell’abside centrale si trova la statua di San Michele. In una stanza attigua ci sono cumuli di scheletri ed ossa che secondo la leggenda appartengono ai martiri dell’attacco saraceno avvenuto intorno all’anno 1000. Da qui, si può godere di una splendida vista sulla gravina e, in particolare, sul Complesso Rupestre delle Sette Camere. È così chiamato per la presenza di sette ambienti comunicanti tra loro in cui si snodano diversi cunicoli scavati nel tufo. Fuori dal centro abitato, invece, arroccati su una collina si trovano i resti del Castello Svevo e poco distante la Chiesa della Madonna delle Grazie e la Cattedrale, situata sul ciglio di un crepaccio con una vista mozzafiato sulla gravina. Ad arricchire le campagne circostanti, ci sono i siti archeologici della Collina Petramagna e del Padre Eterno che ospitano i resti di templi, mura, pavimentazioni di antiche dimore e un’ampia collezione ceramica. I versanti opposti della città sono collegate dal Ponte eretto sul torrente Gravina. È costituito da una struttura ad archi lunga 90 m e alta 37 m. Fu costruito per facilitare l’accesso dei fedeli dal centro storico alla Chiesetta della Madonna della Stella posta sul lato opposto. Come la Chiesa di San Michele, anch’essa è scavata nel tufo. È da sempre importante meta di pellegrinaggio. Secondo la leggenda il complesso fu costruito in seguito al ritrovamento di un affresco di una Madonna con bambino con una stella dipinta in testa. Come per Matera, parte delle meraviglie della città si trova sottoterra. La Gravina sotterranea presenta un labirinto di cunicoli scavati nella roccia tra i quali spuntano vecchie cantine, cisterne e stanze comunicanti. Ad ogni modo, oltre che nel passato vale la pena immergersi anche nei sapori della terra murgiana. Spiccano il tartufo e i funghi, in particolare il cardoncello, una particolare varietà di queste zone. Di rilievo è la produzione di formaggio pecorino, tipici sono il pallone e il fallone. Particolare il sasanello, un dolcetto ottenuto da farina impastata con vino cotto, e il pane di Gravina, completamente differente da quello dei centri vicini, fragrante e a forma di treccia. Un’ultima nota, quella del vino. Qui si beve il Verdeca, un caratteristico vino bianco dal retrogusto dolce-frizzante, riconosciuto DOP e prodotto esclusivamente in agro gravinese, perfetto per brindare alla visita di questa affascinante città. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Veronica di Furia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Gioielli simbolo di ... Articolo Successivo Ciliegie d’Irpinia...