Di Loredana Zarrella Cultura, Spettacolo Carlo Gesualdo, cultura, Irpinia, vocazione territoriale 6 dicembre 2016 Un’esposizione visionaria e suggestiva, puntellata di indizi evocativi sulla complessa figura di Carlo Gesualdo, principe malinconico e madrigalista rivoluzionario. Sarà ricordata così la recente mostra allestita nel castello di Gesualdo nell’ambito delle celebrazioni per il 450° anniversario della nascita del Principe (1566 – 1613). Organizzata dalla Fondazione Carlo Gesualdo, presieduta da Edgardo Pesiri, “Il Garbuglio di Carlo Gesualdo” ha portato al castello, nell’ottobre scorso, centinaia di visitatori, tra cui studenti delle scuole superiori, da più parti della provincia. Non è stata una mostra qualsiasi, un semplice e didattico percorso espositivo. Un progetto studiato, piuttosto, con passione e sapienza, dalle due artiste Silvia e Martina Rubino, due sorelle, di Ariano Irpino, che hanno abbracciato l’arte da tempo, collezionando esperienze importanti anche in ambito internazionale. Martina, diplomata in fashion design, allo IED di Roma, ha lavorato come costumista al National Wax Museum di Dublino e in aziende come Olmar and Mirta e Salvatore Ferragamo. Silvia Rubino, laureata in “Letteratura, musica e spettacolo” all’Università di Roma La Sapienza, con un biennio di specialistica in “Forme e tecniche dello spettacolo”, ha approfondito il teatro con laboratori di analisi, critica e tecnica attoriale. Due esperienze professionali e umane che si sono fuse per dare vita a un progetto, “Il Garbuglio di Carlo Gesualdo”, sostenuto fortemente dalla Fondazione Carlo Gesualdo, impegnata nella promozione e nella valorizzazione della figura del principe e del patrimonio culturale della cittadina di Gesualdo. Ma cosa è stato possibile vedere, percepire durante la mostra, che ha goduto del patrocinio morale del Comune di Gesualdo, della Provincia di Avellino, della Regione Campania, del Touring Club, dell’ISMEZ e del CIDIM? Perché la nostra rivista l’ha voluta ricordare, seppur conclusa? Sono i costumi d’epoca rivisitati in chiave moderna da Martina Rubino che hanno certo colpito il visitatore, intrecciati come erano, lungo l’intero percorso narrativo, con i disegni su carta realizzati con acquerello e china da Silvia Rubino. Un racconto originale della vita di Carlo Gesualdo con i suoi tormenti (Carlo fu il mandante dell’omicidio della moglie Maria D’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa) e quella passione per la musica che l’ha reso celebre nei secoli a seguire. Seguita, in tutte le fasi di realizzazione e messa in opera, dal direttore artistico della Fondazione Aldo Zarra, l’esposizione è stata anche un particolare percorso sensoriale che, attraverso specifiche fragranze, ha avvolto e accompagnato l’intero percorso. Simboli, dettagli, indizi incastonati nei dipinti su carta e tra le trame dei magnifici abiti-installazioni, hanno permesso di ricostruire, come un puzzle, la storia straordinaria del celebre madrigalista. «La complessità e l’originalità della storia del principe Carlo Gesualdo, personaggio controverso, dimidiato dal rimorso e ispirato dalle muse hanno motivato la creazione del suo personale garbuglio. Ma il garbuglio è solo la meta finale del percorso che procede alla ricerca di tracce e suggestioni che rimandano alla vicenda umana ed artistica di un uomo illustre e tormentato» ha spiegato Silvia Rubino, la giovane e poliedrica artista, autrice dei disegni, tra cui quello, altamente evocativo, dedicato al Principe. È il “Garbuglio di Carlo Gesualdo” che, come Silvia ha ricordato, è «un intricato gioco di fili e linee che procedono senza sosta, complicandosi progressivamente. Ciascun individuo è un complesso e meraviglioso garbuglio a se stante. Il garbuglio è pertanto l’espressione visiva della complessità umana e del nucleo della personalità individuale che incontra la vita e intraprende con lei un qualche tipo di relazione». L’iniziativa ha avuto come scopo anche quello di «valorizzare i talenti del territorio; solo così si può rilanciare la cultura e migliorare la sensibilità sociale della comunità» ricorda Edgardo Pesiri, soddisfatto per aver registrato gli apprezzamenti dei visitatori e quelle «emozioni maturate singolarmente e collettivamente» che sono il punto di partenza per la crescita culturale della terra irpina. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Loredana Zarrella Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Successivo Scuola, ritorno al p...