Di Loredana Zarrella A tavola, Lifestyle a tavola, cultura, vocazione territoriale, xd magazine 15 dicembre 2017 Una geografia di emozioni e di profumi viene disegnata ogni anno, quasi immutata, intorno ai caseggiati addobbati da festoni natalizi. Accade da Nord a Sud dello Stivale, in ogni casa e in tutti i forni e le pasticcerie. Fragranze di dolci appena sfornati invadono stanze e strade di borghi e città, stuzzicando anche il palato dei meno golosi. Così, mentre nelle grandi aziende di panettoni e nei torronifici ci si prepara da tempo a confezionare i dolci per la grande distribuzione, nelle cucine delle famiglie italiane si impasta più a ridosso delle feste. È un tripudio di colori e di odori, di forme e di sapori. Si va dai biscotti a forma di stelle ai mostaccioli, dagli struffoli ai tronchetti di cioccolato, fino ai roccocò e alle gustosissime cartellate. Dolce tipico originario della Puglia, le cartellate sono in realtà molto diffuse e apprezzate anche in Irpinia, soprattutto nei territori di Lacedonia, Bisaccia e Aquilonia, aree a confine con la Basilicata e che si affacciano sul Tavoliere delle Puglie. Qui, come altrove, sono preparate soprattutto a Natale. Non molti sanno che queste strisce dentellate di pasta, attorcigliate in fantasiose forme circolari, rappresentano, per tradizione, le lenzuola per il Bambinello nella Notte Santa. Se preparate a Pasqua, ricordano invece la corona di spine che avvolse il capo di Gesù. Cotte nell’olio bollente e poi impregnate di miele (ma diverse sono le varianti), queste frittelle rituali, in Irpinia, prendono il nome di “crespelle”. Anche i cosiddetti “calzoncelli”, che pure condividiamo con la tradizione pugliese, racchiudono un significato culturale. Noti come “pasticelle di Natale”, sono piccoli fagottini fritti di sottilissima pasta preparata con farina, zucchero, vino bianco, sale e uova, confezionati a forma di mezzaluna o rotondi e ricoperti di zucchero a velo. Ripieni di cacao e purea di castagne, rappresentato, secondo l’immaginario popolare pugliese, tanti piccoli e soffici guanciali per il Gesù Bambino che deve nascere. Come dimenticare poi la frutta secca, spesso rappresentata nell’iconografia cristiana? Oltre che buona, anche consumata da sola, è un’ottima fonte di sali minerali come calcio, potassio, fosforo, magnesio, ferro. Le noci ricoprono, il più delle volte, le crespelle già baciate dal miele, mentre nocciole e mandorle sono gli ingredienti principe dei torroni e di tante varietà di dolciumi. Il Natale, alle porte, è così pronto ad accogliere, in tutta dolcezza e magia, la nascita del Salvatore. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Loredana Zarrella Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Una passeggiata nel ... Articolo Successivo Carnevale, la sfilat...