Di Veronica di Furia Ad un'ora da qui, Lifestyle ad un'ora da qui, lifestyle, vocazione territoriale, xd magazine 26 settembre 2017 L’azzurro del cielo si confonde con quello del mare. L’assenza di nuvole in questo periodo dell’anno confonde la linea d’orizzonte. Alle spalle di questo panorama mozzafiato, si distendono vigneti e agrumeti. Siamo a Cetara nel cuore della Costiera Amalfitana, ai piedi del monte Falerio. Da sempre paese di pescatori, la vita di questo piccolo borgo è scandita dal mare. Secondo molti lo stesso nome del paese avrebbe a che fare con questo elemento naturale in quanto deriverebbe dal latino cetaria – tonnara o da cetari – venditori di pesci. La pesca è l’anima dell’economia e della vita cetarese. Non a caso, Cetara è l’unico centro della Costiera a disporre ancora di una grande flotta peschereccia. Al mare i pescatori affidano le proprie giornate fatte di credenze e superstizioni. Dal mare essi portano a casa piccoli tesori gastronomici come il tonno e le alici. Oltre al caratteristico e più conosciuto “cuòppo”, ossia il cartoccio di frittura mista di alici e calamari salati, i veri protagonisti della cucina cetarese sono gli spaghetti con la colatura d’alici. Si tratta di un particolare condimento che si ottiene dalla fermentazione di alici marinate in appositi contenitori chiamati orci. Per alcuni è la versione moderna del garum, una salsa a base di pesce apprezzata dagli antichi romani. Simbolo di Cetara è l’imponente Torre che domina il paesaggio. La sua costruzione risale all’epoca medievale, durante la dominazione angioina. Fu concepita principalmente come sistema difensivo costiero contro le incursioni corsare soprattutto in seguito alla guerra del Vespro avvenuta fra il 1282 e il 1302. L’evento, infatti, portò lo sbarco di numerosi vascelli provenienti dalla Sicilia che oltre a minacciare i centri della Costiera Amalfitana, mettevano in pericolo gli scambi commerciali. Più tardi, con lo sbarco dei Turchi nel 1534, l’edificio entrò a far parte di un sistema di fortificazioni costituito da circa 400 torri che si estendeva lungo le coste dell’Italia meridionale. L’uso di queste costruzioni serviva a trasmettere l’avvistamento di imbarcazioni nemiche attraverso segnali di fuoco di notte e di fumo di giorno. Negli anni Novanta la Torre è diventata proprietà del Comune e dal 2011 è stata riaperta al pubblico. Attualmente è sede del Museo Civico con le mostre permanenti dell’artista cetarese Manfredi Nicoletti e di diversi pittori della costiera, i cosiddetti “costaioli”, nonché sede del Museo Vivo di Ugo Marano, altro grande artista cetarese. Qui il mare è limpido e cristallino. Per gli amanti delle immersioni, Cetara offre la possibilità di visitare veri e propri tesori nascosti. Oltre ai vari punti presenti lungo il litorale roccioso, nella zona di Punta Fuenti con una discesa di circa dieci metri è possibile ammirare sul fondale le strutture sommerse di un antico attracco romano che probabilmente serviva una villa sovrastante. Per una tranquilla giornata al mare, invece, si può scegliere fra la spiaggia di Marina di Cetara circondata dal porto dei pescatori e dalla Torre; la spiaggia del Porto di Cetara alle spalle del porto oppure la spiaggia di Lannio alle porte del borgo, prima di arrivare nel centro abitato. Dopo una lunga e rilassante nuotata ci si può concedere una piacevole passeggiata nel centro abitato. Qui si può visitare la chiesa di San Francesco risalente al XVII secolo e simbolo della presenza dei Francescani nella vita cetarese. Il complesso presenta una sola navata la cui cupola è stata affrescata dal pittore Marco Benincasa. Altro importante punto di riferimento è la Chiesa di San Pietro, patrono di Cetara, che presenta interni barocchi e una cupola ricoperta da maioliche. Ogni 29 giugno, i festeggiamenti in onore del Santo attraggono numerosi visitatori che, oltre a partecipare alla caratteristica processione e allo spettacolo finale di fuochi d’artificio, possono ammirare le meraviglie di Cetara. Proprio per i suoi caratteristici scorci il borgo è stato dichiarato Patrimonio dell’Unesco e scelto più volte come set cinematografico di diverse pellicole. Tra queste, “L’uomo, la bestia e la virtù” di Steno, con Totò, Orson Welles e Viviane Romance e “Le castagne sono buone” di Pietro Germi con un giovane Gianni Morandi. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Veronica di Furia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Giovanni Grimaldi, l... Articolo Successivo L’oro verde d’Irpini...