Di Barbara Ciarcia Storia, Territorio 26 marzo 2020 L’infermiere di Avellino sulla linea del fuoco di Cremona Carlo De Vito, infermiere precario di Avellino, ha 43 anni e da tempo è in attesa di un contratto che gli consenta di vivere e lavorare più serenamente. E soprattutto di contenere le trasferte, sempre più defatiganti, da un capo all’altro del lombardo-veneto dove presta servizio al ps-118 già da diversi anni. Attualmente lavora all’ospedale di Casalmaggiore, nel cremonese, dove nei giorni scorsi è arrivata da Cuba una task force di medici e specialisti in aiuto al personale, oramai allo stremo, dei nosocomi padani. Qui è stato allestito anche un ospedale da campo con l’ausilio dell’Esercito Italiano. Carlo ha ripreso a lavorare soltanto l’altro giorno dopo una breve e forzata pausa a casa in attesa dell’esito del tampone a cui è stato sottoposto. “Purtroppo sono i rischi del mestiere-ironizza l’infermiere di Borgo Ferrovia-. Molti miei colleghi sono stati contagiati, e il timore che pure io lo fossi era elevato”. Per fortuna invece il 43enne irpino è risultato negativo, condizione che gli ha permesso di ritornare subito a lavoro. E qui nel cremonese Carlo De Vito lavora anche dodici tredici ore di fila. “Non accuso neppure più la stanchezza – ha aggiunto l’infermiere originario di Avellino-. L’obiettivo di noi operatori della sanità è salvare quante più vite possibili. Qui è un inferno. Ho visto anziani, ma anche molti giovani, morire a causa del Covid-19. E’ un virus altamente aggressivo, subdolo, spietato. Nessuno è immune, nessuno può dirsi invincibile”. Un lampo di commozione gli attraversa lo sguardo quando racconta la fine dell’incubo di una giovanissima paziente ricoverata in Terapia Intensiva. “Ho visto pure qualche miracolo – ha poi asserito Carlo-, e ho pianto di nascosto. Una ragazza, poco più che trentenne, non respirava quasi più. E’ stata intubata, ricoverata in Rianimazione. Era tra i casi più gravi. Poi è avvenuto il miracolo: la lenta ripresa, l’uscita dalla Terapia Intensiva, la riabilitazione”. Vite che vanno, vite che vengono. Vite sospese, vite riprese. Il Covid-19 è una cabala. Chi come Carlo De Vito ha imparato a conoscere le insidie del virus ancora ignoto alla scienza può comprendere la gioia, indescrivibile, del ritorno alla vita, e alla normalità. Gli occhi del giovane infermiere sono stanchi. Adesso ha solo voglia di dormire, di riposare un pò prima di indossare nuovamente i dispositivi di protezione, ritornare al fronte e ricominciare la guerra giornaliera contro il nemico invisibile. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Angelo Iannelli nei ... Articolo Successivo Il presidente Bianca...