Di Barbara Ciarcia Luoghi, Territorio Irpinia, itinerari, luoghi, persone, storia, territorio, vocazione territoriale, xd magazine 6 aprile 2020 UN MUSEO A CIELO APERTO IN OMAGGIO A FERRAGAMO San Bonito, l’antico patrono arrivato sulle dolci colline irpine che degradano verso il Sannio, è arrivato qui da una remota località francese e ha dato il nome al borgo. Almeno così racconta la leggenda sulle origini di Bonito. La chiesa cristiana lo ricorda ancora oggi il 16 gennaio ma in paese i festeggiamenti tradizionali in onore del santo emigrato in Irpinia dalla Francia si celebrano a ferragosto. Bonito però è famosa nel mondo per aver dato i natali al ciabattino delle star, Salvatore Ferragamo. Anche lui è emigrato giovanissimo in cerca di fortuna oltreoceano. Le asprezze economiche del secondo conflitto mondiale costrinsero e convinsero il ragazzo che faceva l’apprendista in una bottega da calzolaio a salire su un bastimento per approdare negli States. La sua vita cambiò in poco tempo. Chissà se restando qui fosse andata così al povero ciabattino irpino? Effetto sliding doors. E in America Salvatore Ferragamo ha fatto le scarpe ai divi ed è diventato marchio assoluto di lusso ed eleganza. Il brand vanta un fatturato da capogiro e Bonito vanta la sua figura, icona di stile e del made in Italy. Non c’è luogo che non lo ricordi. “Da anni si sta pensando a realizzare un museo in suo onore – ha affermato Giuseppe De Pasquale, avvocato e sindaco per il secondo mandato consecutivo del borgo ai confini con il Sannio -. E’ il nostro concittadino più illustre unitamente al musicista e compositore Crescenzo Buongiorno e allo studioso Federico Cassitto. Allo stato ci sono trattative in corso con gli eredi Ferragamo ma senza alcun esito, purtroppo. Qualcosa faremo per ricordarlo”. La memoria innanzitutto. Quella che tiene in vita le comunità che si stanno assottigliando. Il giovane Gaetano De Vito ne è un esempio fulgido, lampante. Ha iniziato per gioco da bambino a raccattare cocci antichi e negli anni ne ha fatto un museo, il museo delle cose perdute in vico Masaniello. Un’intera palazzina è diventata contenitore di un passato conservato con cura da Gaetano, il custode della storia e delle tradizioni locali. Ha le gote rosse e la parlantina fluente il nume tutelare dell’antichità che qui ha trovato casa grazie alla munificenza della signorina Pagella che ha donato l’immobile a Gaetano. La storia di Bonito e del circondario così non è andata perduta. Come non è andata perduta quella del convento francescano di Sant’Antonio dove è stata allestita un’ala museale in attesa di un finanziamento regionale per poter spiccare il volo. Intanto il sindaco De Pasquale è riuscito in un intento che si era prefisso già da tempo: acquistare la torre normanna, e il castello, adiacente il palazzo municipale. L’impresa è da poco riuscita. Anche qui dovrebbe sorgere un polo museale. Bonito è comunque un museo en plein air. La galleria dei murales realizzati negli ultimi anni dal Collettivo Boca ha eletto il borgo a capitale della street art contemporanea. Intere pareti di caseggiati, alcuni pure diroccati, sono state decorate con le opere di un contest che ogni estate si tiene in paese su iniziativa di un gruppo di giovani del posto con la passione per questo genere di arte votata alla riqualificazione del centro storico che si sta svuotando inesorabilmente. E’ il destino che accomuna Bonito ad altri borghi destinati a diventare fantasmi di se stessi se non si decide di porre un freno alla continua emorragia di giovani energie. “Sono convinto che bisogna ripartire da quello che abbiamo sul territorio– ribatte Giuseppe De Pasquale. Solo così possiamo, spero, arrestare il flusso di giovani verso altri lidi. Valorizziamo e promuoviamo i murales con una apposita mappatura. Qui vengono a studiarli e ad ammirarli. E valorizziamo poi le tipicità locali, l’enogastronomia che non è seconda a nessuno per biodiversità ed eccellenze agroalimentari”. E c’è l’artigianato, di nicchia, ma di qualità. E i percorsi naturalistici a ridosso del fiume Calore dove l’imperatore Appio Claudio fece edificare un ponte ancora visibile, ponte Appiano noto come ponte rotto dopo i bombardamenti americani sulla zona. Anche la popolazione di Bonito diede il suo tributo di sangue alla causa del secondo conflitto mondiale e una lapide ricorda quel sacrificio nella villa comunale. “Due anni fa abbiamo aderito con entusiasmo al progetto ‘I paesi della Via Appia’– ricorda sempre il sindaco De Pasquale-, ma alla fine non si è venuti a capo di nulla: un gran peccato. Un’occasione sprecata perché non abbiamo ricevuto né un euro per rilanciare l’area archeologica attorno a Ponte Appiano né alcuna ricaduta in termini di visite”. Bonito non si arrende. Al crollo vertiginoso delle nascite che qui non fa eccezione (si è passati dagli 8 mila abitanti a poco più di 2500), alla forte emigrazione ripresa negli ultimi lustri dopo quella epocale seguita alla fine delle ostilità belliche Bonito sta provando a reagire investendo le migliori energie in arte e cultura e coinvolgendo soprattutto i giovani rimasti in paese. E’ stato istituito pure un festival per i giovani talenti della musica e della composizione in onore al celebre musicista locale Crescenzo Buongiorno. Sono giunte adesioni da ogni angolo della penisola e anche dall’estero. Segno che la cultura attira ancora. “La cultura è vitale specie per le nostre realtà – ha infine ammesso Giuseppe De Pasquale -. Da quando ci siamo insediati abbiamo sempre puntato e investito molto su arte storia e cultura a 360 gradi. E le iniziative ad oggi promosse hanno ottenuto sempre ottimi risultati in termini di partecipazione e consensi. Dobbiamo adesso investire di più sulla ricettività, ancora assai carente, per consentire a chi viene a Bonito di restarci”. Non è un caso che l’amministrazione locale sta valutando l’idea, non certo peregrina, di ricavare B&B negli appartamenti chiusi del centro storico dove sventolano sempre più spesso i cartelli ‘Vendesi’. Pure la formula dell’albergo diffuso non dispiace affatto al primo cittadino che punta a operare il rilancio del borgo attirando in loco un turismo di qualità. Così il borgo contadino, il paese di Salvatore Ferragamo, il ciabattino irpino consacrato da Hollywood, la capitale dei murales, diventa smart ed eco-sostenibile. La nuova era di Bonito è appena cominciata. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Lucarelli: “Le fake ... Articolo Successivo Pilla: “Chi l’...