Di Barbara Ciarcia Luoghi, Territorio cultura, Irpinia, storia, vocazione territoriale, xdmagazine 20 aprile 2017 Una parlamentare foggiana rilancia la vecchia tratta ferrata. Pietro Mitrione: “Un impulso per turismo ed economia locale”. La Rocchetta-Avellino è ora ferrovia turistica per legge grazie all’emendamento che reca la firma di Colomba Mongiello, parlamentare di Foggia. La tratta, voluta dal critico letterario Francesco De Sanctis, per la cui valorizzazione la Regione Campania aveva già ottenuto un milione di euro, è tra le diciotto linee ferroviarie in disuso trasformate in ferrovie turistiche dalla proposta di legge approvata alla Camera. “Promuovere il turismo ferroviario lento e sostenibile è l’obiettivo della legge che la Camera ha approvato con la sola astensione del M5S e che mi auguro sia licenziata presto dal Senato per diventare operativa e offrire una nuova opportunità di sviluppo alle comunità delle aree interne”. Lo afferma in una nota stampa Colomba Mongiello, componente della Commissione Agricoltura della Camera tra le firmatarie della proposta di legge che contempla anche la tratta interregionale Rocchetta Sant’Antonio-Avellino tra quelle classificate come ‘turistiche’. “L’area di confine tra la Puglia e la Campania, tra i monti Dauni e Irpinia, è terra ricca di bellezza paesaggistica, di tradizioni enogastronomiche e di retaggi storici. Luoghi in cui il concetto di solitudine è pienamente comprensibile e che rappresentano essi stessi suggestive opere d’arte. Avere l’opportunità di attraversarli a bordo di tren che procedono alla giusta velocità consente di coglierne appieno il fascino e di vivere un’esperienza assai vitale. Per realizzare tutto questo è necessario l’impegno condiviso, anche sotto il profilo finanziario, di Stato, Regioni e RFI – conclude ancora Colomba Mongiello – al servizio di aree marginali a cui il Parlamento ha offerto una chance di sviluppo”. Il binario morto torna in vita per legge, e rimette in moto anche l’economia locale e il turismo sostenibile. L’Avellino-Rocchetta Sant’Antonio è più di un simbolo. E’ la tratta ferrata per eccellenza dell’appennino irpino e dauno. E’ il treno dei ricordi che attraversa i luoghi dell’anima e la storia di un territorio alla ricerca perenne del suo riscatto. E’ la locomotiva di Francesco De Sanctis che viaggiò per essere eletto parlamentare nel cuore dell’isolamento geografico irpino. Per i giovani resta il primo treno da prendere, per gli anziani l’ultimo e per il resto è una locomotiva che sbuffa nostalgica scollinando tra l’Irpinia e le porte della Capitanata. Oggi come allora si riscopre il fascino d’antan di un treno che ha poi spezzato la solitudine di borghi arroccati e unito sogni e speranze remote. Pietro Mitrione, ferroviere a riposo è stato tra i promotori di una battaglia per non far morire la storica e celeberrima tratta che ha legato come un fil rouge il capoluogo irpino all’avamposto dauno. “Far ripartire l’Avellino-Rocchetta- spiega Mitrione- vuol dire soprattutto dare impulso all’economia locale e spezzare l’isolamento che ancora caratterizza diversi centri. La stazione è un luogo vitale, e così il tracciato ferrato che collega l’entroterra irpino ai primi centri della Capitanata. Rimettere in moto il treno significa rimettere in moto la ripresa, la speranza, la progettualità per il rilancio vero del territorio”. La Regione Campania che sette anni fa aveva decretato la fine della linea adesso ci ha ripensato, e prima ancora ha potuto il Parlamento. Cambiano i volti della politica e cambiano le posizioni. E cambia pure il vento che adesso soffia sul tracciato silente e abbandonato dal passaggio ferroviario. L’estate scorsa, in una giornata scintillante, ripartì il treno della memoria e dei desideri. E il desiderio maggiore oggi è quello di farlo partire ogni giorno da Avellino fino a Rocchetta e viceversa. I presupposti, anche tecnici e politici, ci sono tutti. La volontà di ridare vigore a una linea spacciata fino a qualche mese fa è quanto mai fondata e ferma. “Il sogno di rivedere sbuffare il treno si è in parte realizzato – continua sempre Mitrione- ed è già una soddisfazione indescrivibile. La battaglia condotta non è stata vana ed è stata portata avanti non solo a mò di operazione nostalgia ma lo scopo era ed è quello di puntare a rilanciare attraverso la strada ferrata la filiera economica e turistica dei comprensori attraversati dall’Avellino-Rocchetta. Finalmente anche a Roma lo hanno capito”. Il tracciato passa a ridosso dei paesi dell’agro taurasino, delle aree industriali penalizzate dai collegamenti stradali e di borghi ricchi di fascino e storie da far conoscere ai turisti e ai visitatori. La storia e l’economia scorrono parallele lungo i binari del tempo andato, e così il turismo. Un tempo sospeso e speso adesso in nuovi e, si spera, più proficui investimenti che possano portare benessere, e perché no anche turismo, nelle terre del viaggio elettorale di De Sanctis. Le terre cantate da Vinicio Capossela e decantate nei report giornalistici da Paolo Rumiz. Le terre degli otia romani attraversate da un trenino che riprenderà a fare avanti e indietro non solo nei ricordi mefitici degli anziani. Foto di Antonio Giolivo Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Leonardo Quadrini, i... Articolo Successivo Il bicentenario di F...