Di Valerio Massimo Miletti Persone, Territorio 15 settembre 2021 ANTONIO D’ELIA FU UN ARTISTA ELEGANTE, UOMO DI CULTURA ELEVATA CON VOCAZIONE EUROPEA CHE DEDICÒ TUTTA LA SUA VITA ALLA MUSICA, CON PASSIONE E DEVOZIONE. Nacque a Mirabella Eclano il 26 agosto 1897 da Pompilio e Teresa Maria Palermo. Sin da piccolo mostrò inclinazione per la musica e fu avviato agli studi musicali dalla madre che lo affidò alla scuola di Antonio De Simone. Da poco, infatti, era sorta in paese questa scuola con l’idea di dar vita ad una filarmonica. Dopo un primo periodo di studi di solfeggio e clarinetto nel suo paese, il giovane Antonio si trasferì a Napoli nel 1910, nonostante la situazione economica non florida, per proseguire gli studi musicali presso il Conservatorio di San Pietro a Majella, come alunno interno. Fu allievo di Picone che solo dopo un anno gli fornì le conoscenze necessarie per accedere ad una borsa di studio che continuò a conseguire fino al 1915, anno in cui ottenne un primo diploma in clarinetto. Proseguì ancora gli studi divenendo allievo del Fieramosca, entrando a far parte del quintetto dei fiati e dell’orchestra del Conservatorio. Molte orchestre dei teatri napoletani lo vollero come primo clarinetto, facendogli maturare una notevole esperienza che culminò nel 1916 con il conseguimento del diploma finale. Tre anni dopo intraprese gli studi di contrappunto e composizione che concluse nel 1923 ottenendo anche questo diploma col massimo dei voti. La sua bravura e sete di sapere gli imponeva di andare avanti e così intraprese anche gli studi di pianoforte con il Maestro Finizio, mentre contemporaneamente entrava a far parte della Banda musicale di Napoli, diretta da Raffaele Caravaglios. Poi, su consiglio di Francesco Cilea, allora direttore del Conservatorio, e del proprio insegnante di Composizione, si dedicò alla direzione bandistica. Sempre nel 1923 partecipò ad un concorso per la direzione della Banda musicale di Catania, vincendolo senza esami solo per il suo curriculum di tutto rispetto. Così si trasferì a Catania, riorganizzando la Banda e riportando un clamoroso successo il 6 luglio del 1925. Durante il soggiorno nella bella Sicilia diresse oltre duecento concerti tra cui furono memorabili quelli dedicati a Bellini e alla memoria dell’appena scomparso Puccini. Ma iniziò a cimentarsi anche con la composizione scrivendo Il Trionfo di Bellerofonte e un Inno elegiaco in memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Grazie a questi straordinari successi, fu nominato Sovrintendente agli insegnamenti della scuola di musica della città e gli fu conferito l’incarico di insegnamento di Armonia e pianoforte. Nel 1926 si presentò al concorso per direttore della Banda musicale di Roma, che vinse unicamente sulla sola valutazione dei titoli. Iniziò così questa nuova esperienza con l’elaborazione di un ricco programma ed anche con la composizione di nuove musiche per banda. Il debutto avvenne nel marzo dello stesso anno ed il favore del pubblico fu tale che lo indusse ad intraprendere una vera e propria opera di diffusione della cultura musicale anche presso le classi meno abbienti, ideando una serie di concerti rionali in varie piazze della Capitale. A Roma iniziò per il M° D’Elia un periodo fecondo e di grandi soddisfazioni, con favore di critica e di pubblico, che tuttavia non durò molto in quanto nel 1928 il Governatorato, senza motivazioni apparenti, decise di sciogliere la Banda lasciando il maestro con una profonda delusione che per poco non lo indusse a lasciare l’Italia per trasferirsi negli Stati Uniti. In effetti a distoglierlo da questo proposito fu un’altra occasione che gli si presentò nel momento opportuno, ovvero la partecipazione al concorso per direttore della Banda comunale di Venezia, che superò brillantemente. Nel marzo di quell’anno fu nominato direttore subentrando a Carmelo Preite anche nella cattedra di Composizione, Strumentazione e Direzione presso il Conservatorio “Benedetto Marcello”. A Venezia si trattenne quattro anni durante i quali la sua fama travalicò anche i confini nazionali, dirigendo in piazza San Marco oltre seicento concerti e divulgando la cultura bandistica italiana a cui contribuì tramite una serie di trascrizioni di notissime opere del passato. Tra queste si ricorda la Turandot di Puccini, i Pini di Roma di Respighi, Il Vascello fantasma, il Parsifal ed il Tannhauser di Wagner, la Terza e la Nona Sinfonia di Beethoven. Ma nel 1932, volendo ritornare a Roma, partecipò ad un altro concorso, ovvero quello per direttore della Banda della Guardia di Finanza, vincendo subito anche questo. Ereditata una banda con un repertorio limitato, ne riorganizzò anche l’organico, portandola ad alti livelli fino a presentarla in pubblico il 27 febbraio 1933 con un grandioso concerto al Pincio. Nello stesso anno conseguì anche un riconoscimento dall’Accademia d’Italia per le trascrizioni e per l’attività di direttore. Nel 1936 presentò una sua composizione intitolata “Al popolo romano” replicata in pubblico alla basilica di Massenzio e bene accolta da critica e pubblico. Sempre nello stesso anno gli fu assegnata la cattedra di Composizione, Strumentazione e Direzione per banda nel Conservatorio di Santa Cecilia, che conservò fino alla fine. Nel 1937 partecipò ad un raduno bandistico a Berlino dove raccolse comunque grandi apprezzamenti, esibendosi al fianco di bande tedesche ed ungheresi. Nel 1944 presentò un’altra sua opera, Turbine, concerto in do minore per clarinetto solista. Interrotta l’attività di direttore durante la II Guerra Mondiale, riprese nell’agosto del 1945 con un concerto in commemorazione di Pietro Mascagni. Continuò sempre la sua attività di trascrizione e composizione di brani vari, tra cui marce militari, ricordando in particolare “Armi e brio” entrata poi a far parte del repertorio di tutte le bande durante le sfilate militari. Il 4 marzo 1956 per la sua lunga e meritoria carriera, fu nominato accademico effettivo di Santa Cecilia, ma subì anche un lungo ricovero per una grave malattia, riuscendo tuttavia a comporre il poema Squilli di vita. L’anno seguente scrisse la sua opera più complessa ed importante, Mondo astrale, un trittico sinfonico in tre movimenti che lui stesso diresse nel febbraio del 1958, nonostante le cattive condizioni di salute, per il suo venticinquesimo anno di servizio nella Guardia di Finanza. Numerose furono le sue composizioni, oltre quelle già citate, e si ricordano Notturno per archi, Scherzo per archi (Napoli, 1923), poema sinfonico per orchestra Alle fonti del Clitunno (Roma, 1925), Mattinata siciliana (Catania, 1925). Morì a Roma il 9 maggio 1958. Si concluse così l’esistenza di un musicista che ebbe come scopo principale della sua vita, quello di rendere popolare ed accessibile a tutti la musica colta, diffondendola presso le classi meno abbienti alle quali, per ragioni economiche o di lavoro, erano preclusi i teatri lirici o gli altri luoghi solitamente adibiti ai concerti. Il 23 marzo 1996 un concerto di musica classica della Banda musicale della Guardia di Finanza inaugurò nel parco del Pincio un busto di marmo in memoria del Maestro Antonio D’Elia. Nel suo paese d’origine, invece, il 9 maggio 1997, in occasione del centenario della sua nascita, e alla presenza dei familiari, fu celebrata una Santa Messa in suffragio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, la bellissima chiesa madre del paese. Nella stessa chiesa fu tenuto anche un concerto durante il quale furono eseguiti alcuni dei brani più celebri composti dal Maestro. Nello stesso giorno fu collocato un busto in bronzo sul Piazzale Torretta e scoperta una lapide posizionata dove sorgeva la sua casa natale, per tener vivo il ricordo di un concittadino così illustre e caro ai Mirabellani. Anche l’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia lo ha voluto onorare e ricordare, intitolando ad Antonio D’Elia la sua Sezione di Avellino. In anni recenti un altro tributo è stato dato al Maestro da un suo concittadino, Claudio Bruno, che ha realizzato un’interessante pubblicazione dal titolo Antonio D’Elia: una vita per la musica, dove sono stati raccolti documenti e fotografie inediti, grazie anche alla collaborazione dei figli del musicista, Cecilia e Francesco, che hanno messo a disposizione la documentazione del loro archivio privato. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Valerio Massimo Miletti Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente GRUPPO NORTON Soluzi... Articolo Successivo Calitri la Positano ...