Di Barbara Ciarcia Persone, Territorio interviste, persone, territorio, vocazione territoriale, xd magazine 21 novembre 2017 Solo i miti ricordi dell’infanzia trascorsa nell’amena campagna d Pietradefusi lo distolgono dal trambusto napoletano. “Lì giocavo nel cortile della masseria paterna e andavo all’asilo dalle suore Immacolatine”, esclama Antonio De Iesu, questore di Napoli, solide origini irpine e da qualche settimana cittadino onorario del borgo del Medio Calore dov’è nato suo padre, Faustino, appuntato di Pubblica Sicurezza, e dove negli anni è spesso tornato per ritemprarsi e respirare quell’aria salubre che gli manca tanto. Riavvolge con piacere il nastro della memoria e di una infanzia semplice e serena.“L’Irpinia è la terra di mio padre- incalza l’alto dirigente della Polizia di Stato già questore di Avellino-: qui sono le mie radici”. Dopo il conferimento della cittadinanza onoraria, lo scorso quattro agosto, da parte dell’amministrazione comunale pietrafusana diretta dal sindaco Giulio Belmonte De Iesu ha un motivo in più per ritornare alle origini, al luogo dell’anima, al mitico ‘genius loci’ che ti segue ovunque. “Napoli è una città fantastica e unica al mondo- asserisce il suo questore-, ma anche le sue problematiche sono uniche, e sono, purtroppo, tante. La Polizia fa la sua parte, fa sentire, e come, la sua presenza nei rioni più a rischio ma è fondamentale sempre la collaborazione della gente per fronteggiare il fenomeno criminale connaturato a quella realtà”. L’acume investigativo affinato dopo tanti anni trascorsi come funzionario alla Questura di Napoli lo porta a guardare lontano e a leggere tra le pieghe dei ‘fatti’. “Mi sento sempre uno sbirro- incalza Antonio De Iesu-. La curiosità per chi fa questo mestiere, unitamente alla passione, è indispensabile. Napoli poi è una palestra per un poliziotto e per un questore resta una sede strategica”. Pochi come lui conoscono le dinamiche dei clan, gli intrighi malavitosi dei quartieri ad alta densità camorristica, la spartizione delle piazze dei traffici di ogni genere e degli affari. “Pensare di debellare la criminalità organizzata o di sradicare taluni sistemi malavitosi è mera utopia, e pure presunzione- sostiene con una smorfia amara in volto il questore De Iesu-. Nemmeno l’investigatore più coriaceo si fa pie illusioni a riguardo. L’importante per chi ha scelto di stare dalla parte dello Stato, e quindi della legalità, è fare bene ogni giorno il proprio lavoro, il proprio dovere. Lo ricordo puntualmente durante le riunioni giornaliere al mio personale”. Antonio De Iesu, dopo il primo incarico da questore ad Avellino, ha guidato le più importanti Questure italiane: Salerno, Bari, Milano e attualmente Napoli. Durante il periodo avellinese ha assestato colpi durissimi ai clan del Vallo di Lauro e del Partenio decapitando gli storici sodalizi della camorra irpina. “Non bisogna mai abbassare la guardia- conclude il questore di Napoli-, e non è una frase fatta quanto una constatazione frutto dell’esperienza sul campo. I clan, anche quando vengono decapitati, si riorganizzano e diventano pure più aggressivi. Quando a farsi la guerra poi sono i più giovani è ancora peggio”. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente BCC Flumeri: al via ... Articolo Successivo De Blasi racconta ...