Di Roberta Brogna Benessere, Sport interviste, sport, vocazione territoriale, xd magazine 1 settembre 2017 Il sannita Alfonso De Nicola, medico chirurgo, fisiatra, specialista in riabilitazione, dal 2005, in modo continuativo, è il Medico sociale del SSC Napoli e responsabile dell’intera area sanitaria. Perno fondamentale della società azzurra oggi, inoltre, è considerato uno dei punti di riferimento in Europa per la medicina dello sport. Una squadra di calcio professionistica è un universo complesso. Sport, calciatori, tifosi. Ma attorno al divertimento e alla spensieratezza ruota una macchina organizzativa enorme. Una realtà di addetti ai lavori di grande esperienza e professionalità. E spesso la giusta sinergia tra società, tecnici ed equipe medica può trasformarsi nella chiave del successo. Uno dei punti di riferimento importanti per il Napoli calcio, da oltre dodici anni, è il sannita Alfonso De Nicola, originario di San Lorenzello/Cerreto Sannita, considerato in Europa uno dei migliori nell’ambito della medicina dello sport. Il dr. De Nicola, medico chirurgo, fisiatra, specialista inoltre in medicina fisica e riabilitazione, da anni ormai si fa in quattro per far sì che le stelle del Napoli stiano in buona salute e rendano al massimo. Nel corso della sua esperienza tanti i risultati importanti dal punto di vista della preparazione fisica dei calciatori. Lei è sannita e mi sembra molto legato a questa provincia quindi non posso non soffermarmi sulla storica promozione in Serie A del Benevento. Dato che conosce molto bene questo ambiente, cosa vorrà dire per la città? Per noi significa tantissimo, il Benevento in serie A vuol dire far conoscere finalmente tutto il Sannio in tutt’Italia. Ricordo che quando andavo a sciare e vedevano la targa Bn mi chiedevano di dove sei, di Belluno? Adesso invece sapranno dove si trova Benevento. Sarà sicuramente conosciuta in tutta Italia se non all’estero, già per il fatto che nelle classifiche comparirà la parola “Benevento”. Ormai lo hanno capito tutti, Confindustria, gli Enti di promozione turistica; certamente dobbiamo prepararci per non fare figuracce. Qualche giorno fa ho letto che il vino Le Janare di Guardia Sanframondi è stato eletto come miglior vino italiano. Ecco, questo aspetto non dipende dalla promozione in A ma è importante per la valorizzazione delle nostre eccellenze, se saremo bravi e ci faremo trovare pronti. Sicuramente lo sport potrà essere un volano per l’economia, anche perché il Sannio è un territorio molto produttivo. Lo sport diventa un fatto positivo per le nuove generazioni. Prima magari i tifosi erano un po’ avviliti, invece ora si può ripartire. Tra l’altro lo sport per i giovani è importantissimo perché aiuta la formazione, forma nel migliore dei modi, crea delle amicizie, crea delle brave persone. Il calcio è uno sport dove vai avanti per merito. E il Benevento merita. Parlando del suo lavoro, cosa vuol dire per un medico lavorare in questo contesto? Per un medico è la stessa cosa, un medico che lavora con macchine di Formula 1 deve solo essere contentissimo di farlo, soprattutto quando si è specialisti del settore. E’ importante perché ci dà la possibilità di collaborare con istituti di ricerca importanti. Probabilmente se io non fossi stato il responsabile del Calcio Napoli non sarei riuscito a entrare in un rapporto tale di collaborazione con il Prof. Antonio Giordano, che è uno dei più importanti scienziati del mondo, e fare dei lavori di ricerca insieme. Io spero che tutto questo succeda in tutte le società di calcio, perché il calcio è un volano importante per tutti. E’ lo sport più seguito in Italia e in Europa; chi lavora nel calcio è in primis stimolato a far bene, poi quello che si fa viene valutato da tutti. Se facciamo bene abbiamo tutti un rientro positivo. A proposito, il suo rapporto col Calcio Napoli com’è nato? Agli inizi degli anni ’90 a Telese Terme venne la nazionale di calcio della Romania. Costanzo Jannotti che allora era il direttore delle terme che li ospitava fece il mio nome e io così iniziai a seguire la nazionale romena ai mondiali. Il rapporto andò bene dopodiché il presidente Vincenzo Matarrese,personaggio importantissimo per la mia vita, mi portò a fare il medico del Bari. Nel ’93 al Bari arrivò il portiere Pino Taglialatela, altra persona per me fondamentale, perché l’anno dopo lui divenne uno degli elementi più importanti del Napoli, e mi portò con sé. Nel senso che cominciò a suggerire il mio nome ai suoi compagni, cominciò a farmi conoscere e da allora iniziarono a venire da me quasi tutti. Poi mi chiamò direttamente il presidente e andai a lavorare per la società partenopea per due anni, prima di tornare nuovamente a Bari da Matarrese. Nel 2005 Pierpaolo Marino mi invitò a tornare al Calcio Napoli, una società nuova, che aveva voglia di crescere e da allora è iniziato un percorso che dura da 13 anni e ci ha portati dalla serie C alla Champions League. Il presidente De Laurentiis difatti mi ha voluto anche dopo l’uscita di Marino dal Napoli, con lui si è instaurato un rapporto di stima, di fiducia, di simpatia e di empatia. Quindi eccoci qua, siamo ancora qui. Quindi quanto conta l’empatia in certe realtà?Lei ha lavorato con diversi staff che si sono susseguiti a Napoli. Ci sono state differenze a seguito dei cambi di panchina? Io dico sempre che l’intelligenza di una persona si misura dalla capacità di adattarsi alle situazioni. L’uomo in questo si distingue dagli animali, che fisicamente sono più forti, è una questione di selezione naturale. In questo ambiente è la stessa cosa: ti devi adattare agli allenatori, ai direttori sportivi, ai presidenti. Devi sapere quali sono i loro obiettivi, e condividerli, credendoci. Poi può andare bene o male ma l’unico modo per lavorare bene è entrare in empatia. Noi abbiamo lavorato con tanti e siamo stati benissimo con tutti, grazie alla capacità di adattamento loro e nostra. Quando due gruppi di lavoro si conoscono improvvisamente e bisogna lavorare insieme bisogna che tutti e due si adattino. Attualmente stiamo lavorando benissimo, così come in passato, perche abbiamo trovato persone che non sono chiuse. E questo ci aiuta anche a raggiungere i risultati sperati. Prima di terminare la chiacchierata, una curiosità. Grazie al suo lavoro, di calciatori e soprattutto di campioni ne ha conosciuti tanti. Dal punto di vista fisico saprebbe scegliere il migliore? Negli anni abbiamo avuto tanti calciatori e soprattutto tutti validissimi, dei grandi professionisti. Le doti individuali, la cilindrata della macchina, è una cosa che conta relativamente nel calcio, perché è importante avere delle doti fisiche ma non è l’unica cosa. Ci sono alcuni calciatori che hanno un’intelligenza che sopperisce alle doti fisiche. Parlare solo delle doti fisiche sarebbe come sminuirli. Abbiamo avuto negli anni personaggi eccezionali, e anche adesso ce ne sono tanti altri. Grazie a nome di tutta la redazione e dei nostri lettori. Grazie a lei. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Roberta Brogna Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Abbronzati più a lun... Articolo Successivo Droghe e alcol, gli ...