Di Barbara Ciarcia Storia, Territorio 17 febbraio 2022 È nata nel piccolo borgo di Sant’Arcangelo Trimonte, nel 1903. Quarantanove anni dopo è stata eletta sindaco di Tufo. Adelia Bozza, detta ‘la bersagliera’ per il piglio forte e determinato, maestra elementare e moglie del farmacista Giuseppe Colantuono, originario di Lioni, è stata la prima donna, nel secondo dopoguerra, a ricoprire la massima carica amministrativa in Irpinia e in Campania. E tra le prime cinque in Italia. Progressista, moderna, democratica. Tenace e pragmatica. Memorabile, nel paese che le ha intitolato l’ex edificio scolastico oggi sede municipale, è stato lo scontro, all’epoca del suo mandato consiliare (1952- 1955), con il parroco che non volle farle portare l’ombrello in occasione della processione solenne del Corpus Domini. La comunità di Tufo si divise tra i sostenitori della sindaca e quelli del religioso che per la fede ‘comunista’ professata dal primo cittadino nonché prima donna amministratrice allontanò Adelia Bozza con modi tutt’altro cristiani. La sindaca arrivò a scontrarsi persino con i giornalisti del Roma dell’armatore Achille Lauro che non erano stati affatto clementi nei suoi confronti a proposito dell’affronto col parroco. Erano tempi particolari. Il clima era assai teso. Eppure Adelia Bozza, mamma di Rocco, il vero politico di famiglia (scriveva sul Progresso Irpino e conosceva tutte le personalità legate al PCI di Avellino), non si scompose affatto e non si lasciò intimorire. La sua candidatura a sindaco di Tufo fu fortemente sponsorizzata dal segretario provinciale della Camera di Lavoro, Silvestro Amore, amico fraterno di Rocco Colantuono, il figlio della maestra Bozza. Sempre Amore si impegnò attivamente nel paese ad avvicinare contadini e minatori al Partito Comunista. Al momento delle amministrative, le prime aperte pure al suffragio femminile, il segretario Amore propose la candidatura, rivoluzionaria sicuramente a quei tempi, di Adelia Bozza. Nella compagine, guidata dalla maestra Bozza, c’era un solo operaio e in prevalenza contadini, braccianti e qualche operatore commerciale. La sintesi di quelle idee votate al progresso innanzitutto fu la maestra Adelia Bozza, che la spuntò per il suo spirito di grande autonomia e modernità. Certo la competizione elettorale non fu una passeggiata. La Bozza era una perfetta outsider eppure si aggiudicò la maggioranza relativa dei consensi elettorali. La vittoria delle sinistre a Tufo aveva un valore fortemente simbolico in un borgo noto per le sue attività minerarie e per aver dato i natali al deputato del Regno, Alberto Di Marzo, apprezzato parlamentare di fine Ottocento. Il programma elettorale di Adelia Bozza era ambizioso e impegnativo per quel periodo, ed era rivolto innanzitutto alla soluzione delle problematiche sociali e fiscali con l’aggiustamento delle storture prodotte ai danni delle classi più povere dal ‘focatico’, una tassa odiosa. L’amministrazione Bozza puntò inoltre a realizzare altri importanti obiettivi sul fronte della realizzazione di servizi e opere pubbliche di natura sociale in modo particolare nel settore dell’assistenza e in quello scolastico. Fu costruito il primo edificio scolastico del paese che in quegli anni aveva toccato un considerevole picco demografico. In soli due anni Adelia Bozza individuò un’area di Tufo, al centro del paese, e con un muto di 36 milioni di lire contratto con la Cassa Depositi e Prestiti riuscì, purtroppo solo in parte, a gettare il seme del suo progetto di costruzione di una scuola per la comunità. A causa di una serie di insanabili incomprensioni con la propria compagine consiliare la prima sindaca di Tufo rassegnò le dimissioni, e qualche anno più tardi l’edificio scolastico voluto dalla Bozza fu comunque realizzato. Si trattava di una delle opere pubbliche architettonicamente più all’avanguardia in Irpinia in grado di ospitare sia le classi della scuola elementare che della media. Non a caso l’amministrazione comunale di Tufo, diretta da Nunzio Donnarumma, nel 2018 ha voluto intitolare alla memoria di Adelia Bozza, maestra e sindaco, quell’edificio scolastico da lei concepito. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Barbara Ciarcia Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Castel Baronia, la t... Articolo Successivo IL TOMBOLO DI SANTA ...