Di Elisa Giammarino Storia, Territorio 29 dicembre 2020 Rieccoci. Rieccoci al punto in cui non saremmo mai voluti ritornare. È stato stravolto tutto nuovamente. Precipitosamente. Quella quasi normalità dell’estate si è dissolta in un niente. E quel Natale che avrebbe dovuto essere un giorno di festa, così atteso in questo assurdo 2020, – perché in fondo tutti speravamo che potessimo finalmente voltare pagina e lasciarci tutto alle spalle – adesso, questo Natale non riusciamo nemmeno a immaginarlo. Sarà ancora troppo presto per gli abbracci e i baci natalizi? Sicuramente… Nel frattempo ci viene chiesto nuovamente di fare la nostra parte, di uscire il meno possibile, di restare in casa per tutelare noi stessi e gli altri e per contribuire al contrasto dell’epidemia. Intanto, si chiudono le porte di molti esercizi commerciali, si abbassano le saracinesche. Come la prima volta, come marzo, ma con più sconforto della prima volta. Dietro i giri di chiave e le vetrine spoglie o immobili della Campania zona rossa, c’è un mondo fatto di lavoro, di sacrifici, di impegno, di soddisfazioni, di preoccupazioni, di euforia, di ambizioni e di sogni. E in questa situazione così critica si apre un altro mondo fatto di angoscia, di spavento, di incertezze. Il lockdown, l’epidemia, le crisi che si susseguono hanno minato le attività dei nostri paesi, delle nostre città. C’è chi ne risente di più, chi di meno. Qualunque esse siano. La paura aveva già limitato e, in altri casi, azzerato le vendite dirette e il contatto tra clienti e commercianti. Con il nuovo DPCM e le ulteriori restrizioni alcune attività sono state costrette a una nuova chiusura, indirizzando così ancora di più gli acquisti verso la grande distribuzione e i grandi colossi del web, la loro politica e l’e-commerce. Effettivamente è comodo, easy, no stress, no costi aggiuntivi, perché acquisti un prodotto con un click e arriva a casa in una manciata di giorni. E poi ci sono le offerte, le incredibili promo e le occasioni da prendere al volo. C’è vasta scelta. C’è la globalizzazione. Ma questo Natale ci chiede di andare oltre i nostri egoismi, le nostre comodità, per sostenere il commercio locale, per sostenere quelle botteghe e tutte quelle attività che hanno sempre illuminato le nostre strade e che danno vita alla nostra terra. Il commercio è l’anima di un paese, perchè dietro ogni porta oggi chiusa, oggi socchiusa si nasconde una fitta rete di persone e di rapporti di reciproca fiducia. Si celano gusti, abitudini, chiacchiere, imperfezioni, non ci sono solo le “cose”, non ci sono solo gli articoli. Un negozio, un ristorante, una bottega, un bar sono tutto ciò e molto altro ancora. Sono il luogo di uno scambio, uno scambio che non è solo economico, ma umano: c’è il saluto, c’è la soddisfazione, c’è il consiglio, c’è la prova e il piacere. Sono un punto d’incontro e non è più esclusivamente marketing, ma diventa una questione di empatia, di solidarietà, di necessità, di umanità. Ci avevate mai pensato? Abbiamo sempre dato tutto per scontato, perché miravamo solo alla convenienza o ci facevamo trascinare dalla routine o dalle mode. E così questo Natale ci chiede di guardarci intorno, di acquistare irpino e di spendere in Irpinia. Ci chiede di riaccendere la speranza in tutti i commercianti e in tutte le attività locali, scegliendoli ancora una volta e sempre. É un Natale che ci chiede una rinnovata fedeltà nei loro confronti, perché sono proprio quelle piccole attività a collaborare sinergicamente con il territorio, dandogli voce e forma. E non possiamo non regalare loro un Natale, che sia davvero animato dalla speranza di una rinascita. Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Elisa Giammarino Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Laura Sangenito, cen... Articolo Successivo FERRARO GROUP L’AZIE...