Di Loredana Zarrella Persone, Territorio Carlo Gesualdo, cultura, eventi, Irpinia, mostre, vocazione territoriale 14 giugno 2017 Il 24 giugno, presso le sale del Castello di Gesualdo, alla presenza del Sottosegretario di Stato ai Beni Culturali Antimo Cesaro, sarà inaugurata la mostra “Carlo Gesualdo. Gli strumenti musicali”, a cura di Luigi Sisto. Si tratta della prima ricostruzione in assoluto degli strumenti musicali appartenuti al principe madrigalista Carlo Gesualdo, nata dalla lettura dei documenti d’archivio relativi ai beni presenti nel Castello di Gesualdo nel 1630. Gli esemplari riprodotti sono dei veri e propri capolavori. Realizzati dai migliori artigiani italiani su progetto scientifico e coordinamento del prof. Sisto, storico degli strumenti musicali, sono il frutto di una lunga e accurata ricerca fondata su fonti musicali, archivistiche, testimonianze organologiche, museali, iconografiche. Gli strumenti saranno esposti nelle sale del Castello di Gesualdo insieme a partiture a stampa e manoscritte del tempo di Gesualdo e alla rara e preziosa edizione in partitura dei libri di madrigali di Carlo Gesualdo, custodita presso la Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli. Prof. Luigi Sisto, come nasce l’idea di questo progetto? L’idea che è alla base di questo progetto nasce dalla lettura dell’inventario dei beni del castello di Gesualdo del 1630, custodito oggi tra le carte dell’Archivio Segreto Vaticano. Un documento redatto in un non facile momento nella devoluzione di questa casata, quando dopo la morte del Principe i beni dei Gesualdo passarono ai Ludovisi per via del matrimonio di Isabella, nipote di Carlo Gesualdo, con Niccolò Ludovisi. Si tratta di un documento che a pieno titolo può essere considerato come uno spaccato della vita di corte a Gesualdo? Difatti. In esso sono elencati oggetti di ogni tipo, stoffe, arredi, i gioielli della principessa d’Este, le armi ed una piccola ma particolarmente significativa collezione di strumenti musicali. Una collezione esigua ma significativa, perché tra gli strumenti appartenuti al Principe ritroviamo alcuni clavicembali, uno cromatico (strumento di grande fascino che ebbe una discreta diffusione nella Napoli di quel tempo e per il quale scrissero compositori come Trabaci e Ascanio Maione), un esemplare di arciliuto, delle chitarre, una tiorba ed un piccolo organo “da tavolo”, utilizzato da Gesualdo per l’accompagnamento dei suoi madrigali. Quali di questi strumenti usava Carlo Gesualdo? Gesualdo li suonava tutti, poliedrico e versatile com’era. Sebbene agli strumenti musicali non abbia dedicato molte composizioni (le uniche certe sono una Canzone francese per il clavicembalo ed una Gagliarda per quattro viole), essi hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua vicenda artistica, ma direi senza esitazione anche biografica. Gli strumenti trovavano impiego nell’accompagnamento delle voci o spesso le sostituivano secondo una prassi ormai consolidata in quell’epoca. E poi alcuni di essi come l’arciliuto nascevano proprio dall’esigenza di accompagnare il canto in un periodo di transizione che segna il progressivo abbandono della polifonia a favore del canto solistico accompagnato. I suoi strumenti sono, dunque, espressione del suo tempo? Inevitabilmente. Alcuni di essi esprimono però anche un legame con il passato come il piccolo organo “da tavolo”, in un certo qual modo somigliante ad un organo portativo, ma evidentemente impiegato nel Consort vocale. Altri invece come l’arciliuto – nato alla corte estense di Alfonso II – guardano a pieno titolo al nuovo secolo, il Seicento. Anche in questo Gesualdo è portatore di nuovi stimoli e protagonista nella diffusione di esemplari che in quel tempo facevano la loro prima comparsa. Sembra che questi esprimano un forte legame con la corte degli Este di Ferrara… Senza alcun dubbio. Il legame con l’ambiente musicale di Ferrara è indiscutibile. Lo esprime al meglio il clavicembalo cromatico, nato dall’incontro che Gesualdo fa con il cembalo enarmonico di Niccolò Vicentino, fattogli conoscere dal Luzzaschi. E poi l’arciliuto, strumento nato presso quella corte su una committenza di Alfonso II, indirizzata al liutaio tedesco Cristofano Eberle per il tramite di uno dei più celebri liutisti del tempo, Alessandro Piccinini. Nell’inventario dei beni del castello di Gesualdo vengono descritte altre tipologie di strumenti musicali? Sì, una tiorba, custodita insieme ad un clavicembalo nella cappella del Castello, ed una chitarra di grandezza ordinaria, descritta senza l’impiego di ulteriori aggettivi. Per questo motivo abbiamo ritenuto di realizzarne due diverse tipologie: una italiana (somigliante ad un liuto) ed una spagnola, riproduzione di uno degli esemplari più rappresentativi del tempo di Gesualdo, la chitarra Magno Longo del Castello Sforzesco di Milano. Non solo preziosi oggetti da esposizione ma veri e propri strumenti musicali, perfettamente funzionanti. E’ questa la vera sfida del museo? Sì, strumenti musicali perfettamente funzionanti. Vere e proprie meraviglie sonore, progettate con l’intento di consegnare al museo del castello di Gesualdo oggetti importanti per pregio dei materiali (madreperla, avorio fossile, legni pregiati) insieme a esemplari dalle significative possibilità performative. Per avere tutto questo abbiamo fatto ricorso al coinvolgimento di alcuni tra i migliori artigiani italiani del settore con i quali abbiamo condiviso ogni momento della progettazione e della costruzione: Augusto Bonza per il clavicembalo, costruttore della scuola di Grant O’Brian, Riccardo Lorenzini, organaro “informato”, protagonista nei restauri di alcuni tra i più importanti organi del Rinascimento italiano e non solo, Antonio Dattis, ebanista puro, già protagonista di sfide importanti nella costruzione di liuti e di chitarre. Non solo ricostruzioni ma anche riproduzioni, quindi. Di riproduzioni uniche. Fatte per la prima volta a distanza di quattro secoli dalla loro prima realizzazione. E’ così per il proto-arciliuto di Cristofano Eberle conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna e per la chitarra Magno Longo delle collezioni del Castello Sforzesco di Milano. Presso queste istituzioni abbiamo rilevato misurazioni, fotografie, sono stati consultati esami scientifici di loro proprietà e commissionati dei nuovi ad enti di ricerca come il CNR. Il progetto ha richiesto il coinvolgimento di altre istituzioni? Principalmente il Kunsthistorisches Museum di Vienna ed il Museo del Castello Sforzesco di Milano che hanno garantito un imprescindibile sostegno scientifico al progetto. Insieme al CNR-IVALSA di Sesto Fiorentino e di San Michele all’Adige, il progetto ha ricevuto il patrocinio scientifico dell’Istituto Italiano per la Storia della Musica di Roma e del Conservatorio di Musica di Napoli. Non sono mancati poi i patrocini istituzionali: primo fra tutti il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, della Regione Campania (che in realtà finanzia l’intero progetto), e del Comune di Milano. Il futuro di questo spazio espositivo nel castello di Gesualdo. Come lo vede? Sarà in grado di competere con le grandi e similari realtà museali italiane? Non credo debba essere questa la sfida. Ma quella di creare un polo museale gesualdiano vivo, e questo progetto può a pieno titolo rappresentarne l’inizio, dove la vicenda esistenziale ed artistica del Principe possa trovare insieme alla sua musica, all’architettura, alle opere d’arte, nuove testimonianze. Credo si tratti di un grande sforzo fatto dal Comune di Gesualdo. Un piccolo comune consapevole dell’importanza del sua Storia, che non ha avuto esitazioni nell’investire in Cultura. Un cultura aperta a tutti, soprattutto alle giovani generazioni, pronte a vivere l’esperienza con la musica di Gesualdo e con i suoi strumenti anche attraverso questa sfida. Luigi Sisto E’ docente di Storia degli strumenti musicali al Conservatorio di musica di San Pietro in Napoli. E’ stato curatore di un gran numero di mostre di strumenti musicali antichi: la Biennale di Ortona, la mostra su Gaspare Traversi alle Gallerie Nazionali di Parma, sulle collezioni museali del San Pietro a Majella (di cui è curatore), su Matthias Alban nel Tirolo, Bellini, Verdi, Paisiello, Jommelli negli anni dei rispettivi anniversari, la consulenza per l’esposizione de La donna con il liuto di Vermeer del Metropolitan Museum esposta al Museo di Capodimonte. Numerose sono le sue pubblicazioni scientifiche nel campo della storia degli strumenti musicali. L’evento 22 giugno Conferenza stampa di presentazione 24 giugno ore 17, inaugurazione della mostra ore 21, concerto inaugurale La prima esecuzione sugli strumenti riprodotti è affidata ad un ensemble di livello internazionale, Vivante, insieme a tre straordinarie interpreti che rievocheranno il Concerto delle Dame di Ferrara. Il programma musicale prevede l’esecuzione di un repertorio quasi del tutto inedito: oltre a brani di Gesualdo saranno eseguite musiche di Kapsberger, Jean de Macque, Mutio Effrem, insieme ad altri autori del tempo di Gesualdo. Vivante e Concerto delle Dame Anne Marie Dragosits, clavicembalista e direzione Daniel Pils, chitarre David Bergmuller, liuti Ulrike Hofbauer, soprano Kristine Janualkse, soprano Florencia Menconi, alto Condividi con: Facebook Google+ Twitter Pinterest Loredana Zarrella Google+ Facebook Twitter linkedin Articolo Precedente Il Museo Irpino del ... Articolo Successivo Maurizio De Giovanni...